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Giappone, parlamentare beve acqua decontaminata di Fukushima

di Valentino Salvatore


Il disastro di Fukushima ha messo a dura prova il consenso dei giapponesi per il nucleare. Proprio nel paese che del nucleare aveva fatto uno dei suoi punti di forza per la ricostruzione, dopo il trauma della seconda guerra mondiale. Ma dopo lo tsunami del marzo scorso e il danneggiamento della centrale di Fukushima Daiichi, anche il governo è stato subissato di critiche per la gestione del caso. Anche le conferenze stampa sono diventate delle arene dove i compiti funzionari giapponesi devono convincere l’opinione pubblica che i danni sono riparabili e che la decontaminazione funziona. E così Yasuhiro Sonoda, parlamentare nonché segretario nel governo, ha compiuto un gesto che i più potrebbero interpretare come suicida. O far pensare allo stereotipo del samurai o del kamikaze. Il deputato è stato incalzato dai giornalisti, che durante una conferenza stampa gli hanno chiesto di dimostrare che l’area della centrale di Fukushima è ormai al sicuro. Così, davanti a loro e alle telecamere dell’emittente NHK – le cui immagini sono presto rimbalzate in tutto il mondo e rilanciate dalla BBC – ha bevuto acqua decontaminata. Proveniente proprio da una vasca all’interno del reattore di Fukushima, quest’acqua viene decontaminata e usata per il raffreddamento: quindi non sarebbe comunque potabile. Mentre sorseggiava il bicchiere, il rappresentante governativo è apparso prevedibilmente nervoso. “Bere semplicemente l’acqua decontaminata non significa che la sicurezza sia confermata”, ha comunque precisato dopo aver bevuto l’acqua, “il modo migliore è fornire dati al pubblico”.

E’ stato annunciato inoltre anche che la zona off limits del reattore sarà riaperta ai giornalisti, che potranno visitare l’impianto il 12 novembre. Così l’opinione pubblica potrà essere informata sullo stato dei lavori per la messa in sicurezza, sebbene ci vorranno ancora mesi prima di completarli. Per spegnere del tutto il reattore saranno necessari secondo diversi esperti ben trent’anni. Chissà quanti ce ne vorranno per tornare alla normalità, dopo il disastro.



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