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Gli incanti sopiti della Via della Seta

 

Particolare della Carta del Paesaggio mongolo, rotolo dipinto a inchiostro e colori su seta, prima metà del XVI sec. Beijing, Collezione privata

di Mariano Colla

 

In una Roma piovosa, serrata da un traffico caotico, gli austeri e monumentali ambienti delle Terme di Diocleziano offrono a qualche sparuto visitatore una pace e un silenzio irreali, come se le antiche mura volessero relegare i frastuoni moderni all’esterno per recuperare, nella penombra degli spazi interni, tempi antichi e atmosfere remote. Atmosfere ideali per accogliere e valorizzare il percorso multimediale realizzato per raccontare l’antica storia della via della seta.

“Oriente: Città Uomini e Dei sulle Vie della Seta” è il nome assegnato alla rassegna che dal 21 ottobre 2011 al 26 Febbraio 2012 mette in mostra alle Terme testimonianze, reperti, documenti, coreografie d’ambiente riconducibili ad un percorso che tante fantasie ed emozioni ha evocato in storici, scrittori, viaggiatori. La mostra fa parte della Biennale Internazionale “Vie della seta”, che presenta a Roma un calendario di 12 mostre e conferenze dedicate alla storia e alla cultura dei paesi asiatici. La Biennale è promossa da Roma Capitale congiuntamente al Ministero degli Esteri e al Ministero dei Beni Culturali (Per informazioni si può visitare il sito: www.viedellaseta.roma.it).

Grazie a una sapiente ed efficace coreografia, un suggestivo gioco di ombre e luci accompagna il visitatore nel percorso espositivo, valorizzando le tappe in cui si articola la mostra e nelle quali, personaggi e luoghi, resi celebri dalla via della seta, vengono evocati attraverso racconti, poesie, fotografie e filmati. Dalla Mongolia alla Cina e poi attraverso l’India, l’Afghanistan, la Persia, la Turchia, la via della seta, in realtà un intreccio di strade e piste, ha rappresentato una via di terra che, solcando aridi deserti e impervie montagne, ha unito popoli e culture diverse.

Per più di XIV secoli carovane di uomini, cavalli e cammelli hanno percorso migliaia di chilometri per consentire interscambi commerciali. Viaggi scanditi da un tempo lento e da ritmi quasi indolenti. Un intreccio di strade e percorsi univa le città principali del continente eurasiatico, secondo trame riconducibile al fitto ordito della seta nata in Cina più di mille anni prima della sua comparsa in Europa.

All’ingresso della mostra una mappa animata proietta sulla parete un tacciato delle singole vie e delle 18 tappe in cui si sviluppa il percorso espositivo. Le immagini dei ruderi dell’antico regno di Palmira richiamano alla memoria suggestioni e scenari legati alla scaltra e potente Zenobia, abile regina nel contrastare il dominio di Roma. Deir Zafaran, Mar Awgen, Mar Gabriel, monasteri della Chiesa siro-orientale appaiono nella loro ruvida armonia, strutture erette a ridosso di inquietanti montagne e aridi deserti, unici luoghi di accoglienza nella lunga marcia di carovane e pellegrini. Sbiaditi filmati d’epoca degli edifici religiosi si sovrappongono alla monodia gregoriana, alle sonorità delle litanie monacali, echi di una religione lontana, di una essenzialità liturgica che si perde nella notte dei tempi.

Il mercato dei suoni di Merv, Samarcanda e Ghazna si mescola con le lente panoramiche della valle dello Swat, con i reperti che raccontano momenti della vita del Buddha e con le testimonianze dell’arte indiana del Gandhara. Brani tratti da racconti di Lord Byron, di Bruce Chatwin e di Ibn Battuta riecheggiano le atmosfere magiche dei mitici luoghi che affiancavano la via della seta, quali Le Torri della Vittoria o il palazzo di Masud III.

Su un piccolo schermo a parete scorre il filmato girato nel 1931 da Otto Torvik e Carl Person, uno dei primi documentari disponibili sulla leggendaria strada. La Cina, immensa e misteriosa, dai grandi deserti alle valli ricche di verde e di fiumi rigogliosi, con le pagode svettanti all’orizzonte, è rappresentata in mostra da suggestivi giochi di ombre proiettate sulle ampie pareti in mattoni delle Terme. Al ritmo di una sincopata musica cinese, scandita da cimbali, arpe e strumenti a percussione, ombre e profili danzanti si muovono con grazia sui muri dell’antica Roma e si alternano a scenari delle città di Kucha, Kurfan, Dunhuang, e Xi’an, importanti luoghi di transito sulla via della seta.

La mostra non poteva concludersi senza un importante riferimento a Marco Polo, forse il primo viaggiatore occidentale che abbia lasciato informazioni importanti su questo magico percorso. E’ infatti esposta la bibbia del viaggiatore veneziano, documento in latino e in versione tascabile in sottilissima pergamena di feti d’agnello, giunta sino a noi dopo lunghe peripezie.

Sfogliandone le pagine, ingrandite su appositi schermi, la fantasia porta lontano, rapisce per alcuni attimi il visitatore per immergerlo nell’antico e suggestivo scenario della via della seta che oggi, per i viaggiatori moderni, scorre rapido e indistinto sotto le ali dei potenti jet.

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