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Per l'ambiente nasce a Firenze un nuovo Istituto dell'Unesco

Di Francesca Lippi
Se ieri il WWF aveva sottolineato come, proprio nell’Anno internazionale della Biodiversità ci fosse la necessità “di una politica che guardi al futuro con coraggio e innovazione mettendo in conto la natura”, chiedendo al Presidente della Camera Gianfranco Fini una legge sulla contabilità ambientale, oggi è l’Unesco ad essere protagonista in tema ambientale.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura si è fatta promotrice oggi a Firenze della nascita di ITKI, l’Istituto internazionale per le tecniche tradizionali di salvaguardia del territorio che si profila come “un vero e proprio braccio operativo dell’Unesco”. L’Organismo delle Nazioni Unite, dicono infatti dall’Onu, “fa il primo passo per la creazione di una Banca della Terra delle Conoscenze, dove verranno catalogate e rese disponibili le circa 700 migliori tecniche tradizionali, volte alla difesa del suolo, alla conservazione dell’acqua, alla lotta agli effetti e alle cause del cambiamento climatico”. L’azione di comunicazione presso governi, pubbliche amministrazioni, aziende e cittadini le diffonderà come pratiche sostenibili ed innovative in agricoltura, architettura e aree urbane, paesaggio e pratiche sociali. Il loro utilizzo permette risparmi economici considerevoli in tutti i settori e in particolare nel emissioni di CO2.
“Per conservare un ambiente adatto alla vita dell’uomo, proteggere i monumenti non basta più”, spiega Pietro Laureano, che ha lavorato come consulente dell’Unesco durante il restauro ambientale delle oasi del Sahara e il recupero dei Sassi di Matera. “Ora si passa alla conservazione e alla valorizzazione delle conoscenze, un patrimonio immateriale e preziosissimo che rappresenta uno degli assett per far partire la terza rivoluzione industriale della green economy, basata su energie alternative, emissioni zero, slow economy e industria creativa”.
L’idea di fondo, spiega Francesco Bandarin vicedirettore generale dell’Unesco, è che “le conoscenze tradizionali e il loro uso innovativo rappresentano la base per una tecnologia sostenibile, indispensabile per l’elaborazione di un nuovo modello di progresso umano”. Queste tecniche sono un giacimento di possibilità che si vanno perdendo. “E’ già successo in Italia negli anni ’50 e sta succedendo adesso in Cina dove ogni anno 10 milioni di abitanti lasciano i villaggi per concentrarsi nelle aree urbane”. La peculiarità delle tecniche tradizionali che sono decine di milioni risiede nella loro corrispondenza alle diversità non solo culturali, ma anche ambientali.
“L’Istituto sarà l’acceleratore di un cambiamento di cui si vedono già i segnali”, dice il sindaco di Bagno a Ripoli Luciano Bartolini. Il Comune di Bagno a Ripoli infatti ospiterà sede del centro, per ora presso l’antico Spedale del Bigallo, e parteciperà attivamente alla sua realizzazione.

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