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Se l'apocalisse climatica non regge

Di Francesca Lippi
“Questo libro nasce per complicare un po’ le cose, rendendo un gran servizio a chi desidera informarsi”. Così il metereologo Guido Guidi commenta ‘No slogan: l’eco-ottimismo ai tempi del catastrofismo’ (Sangel Edizioni) presentato dalla giornalista Emanuela Ronzitti presso la Sala delle Colonne a Palazzo Marini a Roma. L’istant book scritto a sei mani dal giornalista Mario Masi, dal micrometereologo e microclimatologo del Istituto di Biometereologia del Cnr Teodoro Georgiadis e dall’agroclimatologo dell’Università di Milano Luigi Mariani, sfata una serie di miti ecologisti ed apocalittici di moda negli ultimi tempi. I tre autori, infatti, non espongono tesi e teorie bensì fatti e numeri che fanno crollare i timori collegati all’Antropological Global Warming (Agw), meglio conosciuto come ‘riscaldamento globale’. L’idea è quella di attribuire il giusto peso a ciò che è noto con certezza, a ciò che è solo supposto ed infine a ciò che dev’essere visto come puro preconcetto, o credenza, in merito ai tanti temi legati al sistema climatico ed alla sua possibile modifica.
“No slogan è un libro fuori dal coro, che cerca di andare oltre la controversia fra i cosiddetti ‘catastrofisti’ e ‘negazionisti’. La discussione sull’ambiente e sul clima ha assunto il vigore di una appassionato confronto tra due diversi sistemi di pensiero”, afferma Mario Masi. “Questa perenne rissa ideologica disturba la comunicazione ambientale, che dovrebbe avere sempre e solo a riferimento il dato scientifico e non essere viziata da pregiudizi ideologici. Lo scopo del libro è quello di fare una corretta comunicazione ambientale, basata su dati oggettivi, che sappia parlare un linguaggio chiaro e fruibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori”.
Fatti e non chiacchiere
“L’idea del libro”, spiega Teodoro Georgiadis, “è  venuta in mente a Mario Masi partendo dalla base di lunghe chiaccherate con me e Mariani durante le quali si discuteva della limitatezza, e spesso dell’infondatezza, di un approccio da attivista politicizzato sui temi dell’ambiente in generale, e su quello ancora piu’ caldo del clima in particolare”. Il ricercatore del Cnr dice che si era evidenziata la necessità di “costruire una chiarezza dei fatti che trascendesse orientamenti politici e differenti visioni del mondo”. E lo stesso slogan ‘no slogan’ (è il caso di dirlo) è la base di partenza di questo tentativo di chiarezza. “Se la comunicazione fosse veramente scientifica” prosegue Georgiadis, “non ci sarebbero slogan catastrofisti o negazionisti”. L’idea è che le polemiche che scaturiscono dalle tematiche ambientali trovano la loro origine in due motivazioni principali: “la prima la voglia o forse necessità di ancorarsi ad una spiegazione scientifica del proprio futuro, ovvero la paura dell’ignoto, l’horror vacui, che in una società edonistica e contraddittoria ancora di più fa sentire la propria presenza”. La seconda motivazione invece è che “le scienze ambientali siano delle soft-science”. Queste sono le meno galileiane e risentono maggiormente del consenso sociale, offrendo il fianco ad interpretazioni dei dati più teleonomiche. “Infatti”, conclude Georgiadis, “spesso molti accettano che un concetto non sia scientificamente provato, per il solo motivo che educa le persone, nonostante una pratica del genere sia rigorosamente vietata dal pensiero scientifico: se una cosa non è giusta vuol dire che è sbagliata, e l’educazione passa solo per la verità”.
Tutto muta
Come rispondono, però, gli studiosi alle denunce di incremento allarmante delle temperatura globali? “Il clima”, insiste Mariani, “è per sua natura mutevole e prove geologiche della sua passata variabilità sono talmente numerose che dovrebbe essere impossibile ignorarle”. I dati in possesso degli addetti ai lavori, infatti, evidenziano come “fasi caldissime e molto siccitose abbiano avuto luogo sul pianeta ben prima che le attività umane avessero un’entità significativa”. Le attuali ondate di caldo che sono state definite in maniera sensazionalistica ‘senza precedenti’ non sarebbero quindi una novità tanto quanto non sarebbe vero che stiamo passando il peggiore dei periodi possibili da un punto di vista ecologico. Mariani ricorda per esempio che, fra il 1718 e il 1719, a Parigi sono morte ben 450mila persone per colpa del caldo eccessivo “durante quella che è stata comunemente ritenuta una piccola era glaciale”. Georgiadis e Mariani spiegano così che l’attuale mortalità osservata in estate nelle nostre città non è tanto effetto del global warming quanto del riscaldamento urbano o urban warming con l’unica differenza che il livello di interesse per quest’ultimo è di gran lunga inferiore rispetto al primo. I due ricercatori affermano così che credere al concetto di ‘sostenibilità’ significa porre l’uomo al centro del sistema naturale come soggetto dotato della “capacità di leggere la realtà per mezzo di strumenti scientifici e di agire a ragion veduta sulla realtà stessa”. L’obiettivo deve essere garantire non solo la sopravvivenza e la vita dignitosa ai propri simili, ma anche il diritto ad una esistenza altrettanto dignitosa degli altri esseri viventi che popolano il pianeta.
L’ecomostro è la CO2?
E per quel che riguarda la tanto temuta CO2 additata come la principale nemica dell’ambiente? “Probabilmente è perché non viene mai detto, ma pochi sanno che i veri composti climalterante del nostro pianeta sono due prodotti del tutto naturali, quali il vapor d’acqua, che rappresenta da solo il 79% e il metano”. Mariani e Georgiadis affermano che a sua volta la CO2 è un elemento naturale fondamentale per il ciclo del carbonio: “senza anidride carbonica infatti la vita non esisterebbe visto che è il frutto dei processi di combustione come la respirazione”.

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