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Sakineh sempre in pericolo di vita

di Maria Rosaria De Simone

Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana accusata di adulterio e concorso in omicidio nel 2006, è ancora in pericolo di vita. La sua pena alla lapidazione è stata commutata in impiccagione, ma continuano a moltiplicarsi le pressioni internazionali per fermare la mano del boia.

Soprattutto la Francia è in prima linea nel chiedere all’Iran di fermare la condanna, come era già stato concluso in accordi precedenti. Questo quanto dichiarato dal portavoce del Ministro degli Esteri: “Siamo estremamente preoccupati per le notizie circa una prossima impiccagione di Sakineh. Chiediamo alle autorità iraniane di rinunciare a questa esecuzione, rispettando gli impegni internazionali che l’Iran ha sottoscritto”. La donna, che nel  tempo è diventata un simbolo della lotta contro la pena di morte in tutto il mondo, è infatti viva grazie alle richieste di aiuto dei figli che hanno chiesto l’interessamento dell’Occidente. Amnesty International informa che Sakineh si trova ora nel braccio della morte, ma ha già ricevuto 99 frustate come pena per l’adulterio secondo la legge islamica. La Francia, che combatte per i diritti civili assieme ad altre nazioni, tra cui l’Italia, sta cercando di salvare anche Asia Bibi, la donna pakistana, cristiana, condannata per blasfemia, e che si trova oggi in gravi condizione di salute, sia mentali che fisiche.
Anche l’Italia ha preso una chiara posizione tramite Taher Djafarizad, membro dell’ong “Neda Day” e attivista per i diritti civili iraniano, il quale esorta: “Lancio un appello, a nome degli iraniani presenti in Italia, a tutti i sindaci, in particolare a quelli di Roma, Pordenone, Firenze, Padova e a tanti altri che esponendo la gigantografia di Sakineh si sono impegnati nella sua difesa, di non desistere e di intervenire presso le autorità competenti per salvarla“.
Di fronte alle richieste di revisione del processo, che presentava dei buchi di indagine impressionanti, e di fermare la condanna a morte, gli esperti di diritto islamico stanno studiando se sia possibile commutare non la pena di morte, sospesa dopo le proteste della comunità internazionale nel 2010, ma solo le modalità. La donna quindi è destinata a morire, ma non si sa come.
Le autorità iraniane sarebbero intenzionate a verificare solo le modalità della morte. Secondo quanto scrive l’agenzia Isna , l’ayatollah Sadeq Larijani ha ordinato di fermare l’esecuzione solo per dare il tempo agli esperti di trovare un altro tipo di condanna in sostituzione della lapidazione.
Sono chiare al riguardo le parole di Malek Ajdar Sharifi, capo del dipartimento di Giustizia della regione iraniana dell’Azerbaijan orientale, dove la donna è incarcerata : “Non c’è fretta. Stiamo aspettando di vedere se possiamo portare a termine l’esecuzione di una persona condannata alla lapidazione con l’impiccagione o no”. La storia è ancora aperta, ma una soluzione di giustizia sembra molto lontana.

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