Segnala un evento
HomeIn primo pianoLa Befana: ambiguità e maschilismo.

La Befana: ambiguità e maschilismo.

di Annalisa Sofia Parente
Sta arrivando. Pensate a quanto siete stati bravi o cattivi perché Lei non perdona. Elargisce premi di buona condotta in dolciumi, ma non si esime dal punire cuori e palati con carbone nero.
Eh sì, Lei non è infinitamente e incondizionatamente benevola come Babbo Natale. Perché è una strega, perché è una donna. E le donne, si sa, anche quelle più docili, sono umorali e diaboliche quanto basta per incutere il timore di un giudizio e il fascino di un mistero.
La Befana è conosciuta da tutti nell’immaginario collettivo come una vecchina un po’ gobba, dal naso adunco e brufoloso, le mani rachitiche e rugose e pochi denti che, a cavallo di una vecchia scopa, percorre le strade del mondo per svuotare il suo sacco di balocchi e carbone nelle calze di tutti i bambini.

Ma la storia di questo personaggio fiabesco affonda le sue radici in un universo di superstizioni, magie pagane e credenze popolari, quando la vita e le sue fasi erano scandite dalle stagioni di madre terra, quando il 6 gennaio indicava la data in cui il contadino ricominciava con la nuova semina, sperando in un nuovo e fecondo raccolto.
E così, già nella società politeista romana, i nostri antenati, sognavano una Diana, avvenente dea della caccia, che insieme ad altre splendide donne, sorvolava i campi diffondendo fertilità e prosperità alla terra. L’ antenata della nostra odierna Befana era bella, giovane, vigorosa e potente…
Ma donna, bellezza e potere è una triade che spaventa, soprattutto società patriarcali ed ecclesiastiche. Ecco che nel Medioevo, il culto della bella Diana volante dispensatrice di doni viene fagocitato dalla mania della caccia alle streghe e una strega, si sa, non può essere rappresentata splendida d’aspetto, ma solo come una vecchiaccia sporca e logora il cui simulacro veniva bruciato su un rogo come rito propiziatorio.
Fino a quando la dottrina cristiana abbracciò questo rito, raccontando che una vecchia dal cuore duro, dopo essersi rifiutata di aiutare i Re Magi a portare i doni al piccolo Gesù, se ne pentì immediatamente e, dopo aver vagato invano, alla ricerca dei tre magi e del santo bambino, col suo cesto pieno di dolci bussò alle porte di ogni casa, consegnando leccornie ad ogni bambino. Nasce così leggenda della Befana il cui nome deriva, appunto, da declinazioni dialettali della festività cristiana dell’ Epifania.
Eppure, nonostante questa edulcorazione cristiana, la Befana non gode di quell’aspetto gradevole, limpido e serafico che si addice ai ‘buoni’ di ogni artificiosa costruzione fiabesca o moralistica: Lei, povera donna, resta vecchia, curva, sdentata e stracciona, come i personaggi cattivi delle favole. Se tutti vorremmo il paffutello Babbo Natale come nonno dell’umanità, nessun bambino, neanche quello più romantico, desidererebbe invece ritrovarsi una nonna da film horror.
Eppure Lei ogni anno si fa attendere. Magicamente. Perché i personaggi senza ombre, senza sfumature ci hanno tremendamente annoiato. Lei invece è maga buona e strega, tenera e spietata, come tutte le donne del mondo. E, noi, donne del mondo, che il 6 gennaio siamo invase degli sms di auguri del genere maschile, beh, siamo un po’ solidali: basta con letterine e calzettoni di lana appesi al camino… Lasciamole invece calze a rete e botulino… !

1 COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari