di Annalisa Sofia Parente
Domenica 29 gennaio, ore 13:30 – Sala Baglivi di S.Spirito in Sassia
Basta un nome a spazzare via la verve antica e un po’ romantica di Altaroma.
To Long-Nam, stilista vietnamita che ha partecipato lo scorso anno a ‘Who is on next’, meritando da lì di allargare la sua notorietà nel bacino dell’Altamoda.
La passerella di To Long Nam è inconfutabilmente futuristica e risponde all’esigenza dello stilista di portare in scena la nuova era in cui viviamo, in cui sempre più affidabili tecnologie ci accompagnano nell’iter quotidiano in maniera volutamente imprescindibile. E il giovane vietnamita mostra quest’atteggiameneto filo-tecnologico attraverso la sua collezione fall/winter 2012-2013, che prende il titolo di un thriller poliziesco fantascientifico sulle vicende dell’agente Motoko Kusanagi e della “Sezione 9”, specializzata nella risoluzione di casi e di crimini in relazione all’informatica e alla tecnologia.
Questo universo cui To Long-Tam si è ispirato, è dominato dall’ingegneria robotica e dalle nano macchine e in esso il genere umano sembra essersi dissolto in un digital man.
Come si traduce questa elucubrazione cibernetica nella moda?
To Long-Nam fruisce dei vantaggi delle tecnologie più all’avanguardia per presentare un moderno approccio alla couture tradizionale, attraverso materiali tecnologici, giacche strutturate, cuciture invisibili, pantaloni cropped, e uno stile fortemente metropolitano.
Ha disegnato un guardaroba da donna che si ispira a quello maschile, tuttavia senza rinunciare ad alcuna femminilità di sorta, grazie alla commistione di due indumenti caratterizzanti rispettivamente la moda maschile (la giacca) e femminile (l’abito). Ma anche quando il corpo delle modelle era rivestito da abiti quasi architettonici ma superfemminili, l’occhio non poteva non cadere su quelle mani coperte da grossi guantoni neri da motociclista.
Nessun pugno nell’occhio, solo una grazia implicita, disarmante. Una sensibilità tecnologica, oserei dire, cadendo in un ossimoro che tanto blasfemo non è. Perché, indifferentemente da quanto materiale biologico venga rimpiazzato con sostituti meccanici o elettronici, nell’universo di ‘Ghost in the Shell’ fino a quando un individuo mantiene il suo ghost – ovvero la sua anima -, mantiene la sua umanità ed individualità.
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