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Artemide di Efeso

di Monica Casalini
Inizio questa serie di articoli parlando dell’Artemide di Efeso per due motivi ben precisi: l’antichità della figura di Artemide e il forte connubio in tarda età tra lei e lo status di Madre oltre natura.
La figura di Artemide quale Potnia risale ben prima del 5000 a.C., ma è nell’età del Bronzo che acquista uno dei tanti nomi: Atimito, e le pochissime fonti giunte sino a noi parlano di una divinità, regina delle Amazzoni, libera e selvaggia, lontana da qualsiasi legame con gli uomini e padrona delle foreste.
All’epoca, il suo essere “madre” era legato al concetto di “madre di donne” ovvero una femmina che insegna la vita e le arti ad altre femmine. Un concetto ben lontano da quello di “mamma”.
Ma vediamo l’iconografia e cosa mostra/nasconde.
L’addomesticazione del culti femminili da parte del patriarcato ha avuto comunque la meglio, come ben sappiamo, tuttavia alcuni elementi giungono intatti fino in tarda età.
L’Artemide di Efeso ne è l’esempio più lampante.
Innanzi tutto è una dea Nera, la cui pelle scura rimanda al lato oscuro della femminilità e alle divinità nere tipiche delle religioni indoeuropee. Oggi lo si ritrova tra le Madonne nere del sud Italia.
I tanti seni sono invece la manifesta abbondanza che la Dea dona ai suoi fedeli. Il carattere più evidente di fertilità e di vita sta ad indicare che la “nera” è anche “bianca” ovvero si ripresentano le antiche caratteristiche delle dee come Inanna, che dispensavano vita e morte in egual misura.
In testa ha una corona, il che sta a significare il suo status di Regina del mondo. Ma non solo… la corona a forma di torre è tipica delle divinità tutelari della città (in questo caso si tratta di Efeso).
Le braccia protese in avanti sono nell’atto epifanico di accogliere la divinità: un aspetto tipico di Artemide che è anche colei che accompagna il feto all’ingresso dell’utero materno e lo accoglie sotto le sembianze di Ilizia, la dea epifanica.
Tutto il vestito è decorato con leoni, grifoni, api e creature fantastiche, il che ci riporta ai leoni di Cybele (altra divinità nera di cui Artemide è diretta erede) e a tutte le creature tipiche delle Dee Madri che l’anno preceduta.
E’ chiaramente un capolavoro dell’arte ellenica, ma anche del sincretismo di secoli di devozione, mescolato ai tanti influssi delle varie popolazioni che l’anno amata.

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