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Ecologia del vivere: neve a Roma. Dobbiamo imparare ad essere più operativi

A Roma c’è emergenza neve. Che il Burano (vento delle steppe siberiane) stesse per entrare in Europa, e anche in Italia, si sapeva da più di una settimana.  Era dal 1956 che questo non accadeva, ma tutti i meteorologi l’avevano previsto. Così come era noto che avrebbe nevicato anche a Roma, con gravissimi disagi. Ne era perfettamente consapevole anche il Sindaco Alemanno. E’ tuttavia impensabile che una città come Roma sia attrezzata come Stoccolma o, senza andare lontano, Milano, dove gli inverni sono costantemente innevati.

Roma- S. Pietro

Da queste parti scende una spolverata di neve ogni due anni ed è destinata a sciogliersi in poche ore. Roma Capitale non ha mezzi spargisale o spalaneve in abbondanza, tuttavia sarebbe una follia investire denaro pubblico in molte attrezzature costose e ingombranti, che negli inverni più miti, arrugginirebbero nei depositi. La Capitale ha il numero necessario di mezzi per far fronte a una temporanea emergenza di piccola entità. Polizia municipale, Esercito e Protezione civile da due giorni cercano di far fronte alle emergenze più gravi, liberare le vie consolari, salvare le persone intrappolate, spargere sale e spalare neve sulle vie principali, liberare ingressi e strade dai rami caduti sotto il peso della neve. Roma ne è cosparsa ovunque. Abbiamo pini a ombrello che male si adattano alla neve. La Protezione Civile non è la Salvezza nazionale, spesso neanche i suoi uomini con i mezzi adeguati, sono in grado di raggiungere alcune località o abitazioni, né sono tenuti a ripulire ogni singolo viottolo di raccordo tra un edificio e l’altro.
Il Sindaco Alemanno discute con Gabrielli della Protezione Civile e si rinfacciano responsabilità e inadeguatezze. La questione, come sempre, sta diventando politica. Io trovo sia questa la vera inefficienza, quella della politicizzazione di ogni accaduto. Quando il problema vero risiede nella semplice necessità di rendere meno burocratiche le comunicazioni e le azioni d’emergenza: meno protocolli e linguaggi formali che creano confusione. Più coordinamento diretto, senza passaggi della palla chiamata ‘responsabilità’.
Comunque sia andata la macchina dell’emergenza è partita e le situazioni critiche sono state affrontate. Erano un’eccezione, straordinarie, ci possono stare in una calamità naturale che non accadeva da 56 anni. Anche le Ferrovie in tilt dovranno pensare a un coordinamento delle emergenze di questo tipo, anche se molta gente non ha dormito nei treni come si racconta, ma è stata ospitata negli alberghi prossimi allo stop forzato. Anche in questi casi occorre ingegnarsi e trovare soluzioni da soli. C’è bisogno solo di buon senso, spirito d’adattamento e una buona dose di pazienza. Non è uno tsunami!
Non bisogna pertanto escludere anche una certa responsabilità dei cittadini, poco avvezzi a sopportare disagi, all’operatività, a rimboccarsi le maniche o contribuire con delle soluzioni concrete ed efficaci, quanto piuttosto molto solerti a criticare o aspettare gli aiuti da ‘altri’. La neve non si sta sciogliendo, le scuole restano chiuse, ancora non si può circolare senza catene a bordo o pneumatici termici. Così è facile! L’ordinanza doveva prevedere una certa discrezionalità per zona, non tutte sono paralizzate. Nella maggior parte delle vie si circola, mentre in altre c’è ancora ancora tanta neve, che diverrà presto ghiaccio viste le temperature, sulle macchine, nelle stradine, tra le autovetture parcheggiate. Che cosa facciamo se nevica ancora, ci fermiamo per un mese? Appena fuori Roma la situazione è ancora peggiore. I cittadini sono indignati e protestano, anziché seguire il suggerimento sensato del Sindaco di procurarsi una pala e spalare per conto proprio la neve, per liberare il proprio orticello.
Non possiamo lamentarci sul trasporto urbano: laddove le strade erano agibili, gli autobus circolavano fin dalle prime ore di sabato 5 febbraio, anche dopo la nevicata ininterrotta della notte, muniti di gomme termiche. Il passato a volte, insegna qualcosa anche alle amministrazioni locali più reticenti. Insomma non è stato facile, ma i romani l’hanno presa con la solita filosofia godereccia: hanno riscoperto che è bello passeggiare. Si sono riversati per le strade con i dopo sci e finalmente hanno percorso chilometri a piedi guardando con nuovi occhi le meraviglie della città, stretti nella morsa di un clima nordico, ma allegri e felici come non li vedevo da qualche tempo. La fortuna ci ha aiutato facendo nevicare nel fine settimana. Alla fine saranno saltati molti impegni ma poco importa. Li rimanderemo. Teniamo duro, spaliamo, andiamocene a lavorare con il bus o a piedi. Fissiamo dentro di noi le emozioni che questa nevicata ci ha donato perché passerà presto anche questo momento, verrà la primavera e ci ricorderemo la bufera siberiana a Roma per  il resto della nostra vita magari, senza mai più poterla rivedere, perché se e quando accadrà nuovamente, potremmo non esserci più.

1 COMMENTO

  1. Si, sono d’accordo, bisognerebbe rimboccarsi le maniche quando c’è un’emergenza e non sarebbe male farlo anche in altri momenti: un po di sana attività sociale, per aiutare, per prevenire. Di gelate memorabili, oltre a quella del 1956 c’è ne fu anche una nel 1985. Quasi una regola che si ripete ogni 25-30 anni, per ora. Ma se è vero che il clima sta cambiando dandoci estati più calde ed inverni più freddi ed una generale instabilità forse faremo a tempo a vederne altre di gelate. Credo che bisognerà imparare a gestire meglio le emergenze perché, anche se non si verificano tutti i giorni, stanno diventando frequenti. Siccità, alluvioni, frane ed ora anche gelate.
    Un saluto e mi raccomando, copritevi!

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