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Cristina Comencini dice 'basta' alla violenza di genere

di Maria Rosaria De Simone
Cristina Comencini, regista, sceneggiatrice e scrittrice italiana di successo, fortemente impegnata nella lotta contro la violenza di genere, stamane, ha rilasciato un’intervista alla giornalista Anna Bandettini di ‘La Repubblica’. Le sue parole sono di amarezza, per il fatto che sembra che più si parli della violenza contro le donne, per contrastarla, e più aumentino i delitti efferati.
‘Dall’inizio dell’anno in Italia – afferma la scrittrice – da nord a sud, ogni due giorni una donna è stata uccisa, e l’assassino nel 99 per cento dei casi è l’ex marito o l’ex compagno. Nel 2011 sono state 128 le donne uccise da un uomo. I casi di stalking non si contano nemmeno più, e lo stalking, la persecuzione dell’uomo sulla donna, è solo l’inizio dell’assassinio, l’antefatto della morte. È una mattanza, un’emergenza nazionale’. 
Parole condite da amarezza e rabbia, soprattutto alimentate da quello che è accaduto nei giorni scorsi a Roma. Una donna infatti, in ospedale per le botte e le violente percosse causate dall’ex compagno, un romano di 26 anni, aveva affidato il suo figlioletto a sua madre e a sua sorella. Il padre del bimbo, all’alba, si è recato all’abitazione della nonna materna del bambino e lo ha prelevato con la forza. Poco dopo, di fronte allo sguardo esterrefatto e scioccato di una guardia, ha gettato il figlioletto da un ponte, nelle acque gelide del Tevere. Il corpo della piccola vita non è ancora stato ritrovato.
E alcune testate giornalistiche, invece di condannare senza se e senza ma, hanno cercato una giustificazione plausibile al folle gesto, affermando che tutto questo deriva dai forti conflitti di coppia. Tali dichiarazioni aggiungono sdegno allo sdegno per un tale delitto. Invece di considerare il fatto che l’uomo non poteva avvicinare il figlioletto, perché considerato pericoloso dalla ex compagna, cosa che poi si è rivelata tale, si cerca di addossare la colpa del delitto al fatto che al pover’uomo non era permesso di fare il padre.
Basta’, dice Cristina Comencini e informa che sta preparando campagna contro la violenza con “Se non ora quando” (Snoq), la rete nazionale di associazioni di donne, che il 13 febbraio 2011 riuscì a radunare un milione di persone nelle piazze e che, poco tempo fa, ha indetto una fiaccolata per ricordare Stefania Noce, la ragazza siciliana uccisa dal fidanzato che non voleva più vedere.
Ma, soprattutto, Cristina Comencini vuole che questa campagna di sensibilizzazione sia a largo raggio, coinvolgendo soprattutto le masse di giovani, perché crescano rinnegando la violenza e denunciandola apertamente. La scrittrice è fortemente consapevole che le nuove generazioni  vadano educate alla bellezza del reciproco rispetto e che, se  non si sanano certe situazioni sul nascere, nel cuore dei ragazzi, non è possibile cambiare la mentalità e costruire un mondo diverso.
A tal riguardo dice: ‘Stiamo avviando una campagna di conoscenza contro la violenza e chiediamo ai ministeri dell’Istruzione, delle Pari Opportunità e degli Interni di essere con noi; una campagna sui giovani e soprattutto sugli uomini, perché la violenza li chiama in causa direttamente’.
La Comencini, e con lei tantissime persone in prima linea per combattere questo fenomeno di imbarbarimento della società, è convinta che se non si ferisce al cuore quel tipo di cultura che relega la donna in uno stato di subalternità e che la punisce se lei vuole affrancarsi, continueremo sempre a osservare impotenti la violenza di genere che dilaga e distrugge senza pietà.
C’ è bisogno quindi di una campagna di conoscenza, seria, informata, dettagliata e capillare. Anche partendo dai termini, come ad esempio quello di ‘delitto passionale’, che vanno cambiati. Questo modo di dire, che è anche giuridico ed utilizzato spessissimo  nei tribunali, che impera negli articoli di giornale, va assolutamente abbandonato perché è un ossimoro che ferisce la sensibilità delle donne.
La passione, infatti, deve essere recepita nella sua accezione positiva e non può quindi mai essere portata a giustificazione di un omicidio. L’amore non ha nulla a che fare con la mano di un assassino.
La Comencini, quindi, informa quanto desidera intraprendere: ‘Innanzitutto informare in modo corretto le forze dell’ordine che spesso sottovalutano la violenza nelle famiglie, la richiesta di aiuto delle donne. Noi chiediamo, poi, alle Pari Opportunità di sostenere i centri antiviolenza cui sono stati tolti i fondi da anni. E soprattutto chiediamo alla Pubblica Istruzione che cominci a lavorare con i movimenti delle donne nelle scuole e nelle università per aprire discussioni. Noi come Snoq giovedì saremo in un istituto di Centocelle, a Roma, con lo spettacolo “Libere”, che affronta temi come l’immagine della donna nella società, la rappresentanza, temi non scissi da quello della violenza. E poi la due giorni a Bologna, l’11 e 12, per far sì che l’anniversario del 13 febbraio non sia la celebrazione di un successo ma una spinta per guardare avanti’.
Iniziative che sarebbe doveroso appoggiare da parte di tutti, per insegnare ai nostri figli a rinnegare ogni forma di violenza e a dare il giusto valore alle parole amore, rispetto, reciprocità.

1 COMMENTO

  1. Nel maggio dello scorso anno, ho organizzato 9 incontri in 4 gg , con scolaresche, univesità, associazioni femminili, enti locali, nelle province di Taranto e Lecce accompagnando Veronica De Laurentiis e prendendo spunto dai suoi due libri, per parlare di violenza sulle donne, bullsmo scolastico, di indifferenza, di velinismo e di cultura femminile. Ad ogni inconro ho chiamato testimonianze dirette e indirette. Ho fatto leggere letere toccanti e proiettato video anche creati d studenti di un liceo. Sensibilizzare, PARLARNE sono l’arma efficace perchè il problema non è solo di chi viene violentata, ma di tutti ! Sono pronto a collaborare con chiunque voglia ripetere l’esperimento o solo parlarne !

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