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Il ricatto dell'austerità

di Monica Capo
“Le lacrime che dai nostri occhi
Vedrete sgorgare
Non crediatele mai
Segni di disperazione
Promessa sono solamente
Promessa di lotta”
(Alexandros Panagulis, poeta e rivoluzionario greco)
Mentre Atene bruciava, il Parlamento Greco ha approvato le misure di austerità per 3,3 miliardi di euro per ottenere i 130 promessi da Bce, Ue e Fmi ma, è chiaro a tutti, ormai, che questo non risolverà la crisi e, piuttosto  farà sprofondare il paese in una terribile recessione e serve solo a guadagnare tempo.
I greci non tornerebbero mai in uno stato di benessere se il paese rimanesse nell’area euro perché il paese non e’ competitivo e, le misure di aiuto non faranno altro che “congelare la situazione in essere” fin quando non ci si troverà nuovamente sull’orlo del baratro. 
A ben rifletterci, ciò che è accaduto ad Atene, sembra essere la dimostrazione del fatto che la UE  è riuscita a trasformare quello che sarebbe stato un conflitto internazionale in una questione da «ministro degli interni», di «ordine interno», dove a due eserciti, due stati contrapposti, si sostituisce la polizia «interna» contro i cittadini inermi.
In un eccesso di cinismo Merkel e Sarkozy hanno addirittura detto ai Greci: “se volete rimanere nell’euro, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra”. E, infatti, i greci “alla fame”, quest’anno bruceranno il tre per cento del Pil, neanche se dovessero difendersi dai turchi.
Intanto, Moody’s ha tagliato il rating di Italia, Spagna e Portogallo e, mentre c’è ancora qualcuno che continua a credere che i Greci questa fine “un po’ se lo siano meritata”, non ci accorgiamo che, a breve, toccherà a noi: i sicari dell’economia stanno infatti continuando a decidere, senza tanti scrupoli, il nostro destino e quello di altri paesi. Più precisamente adesso fanno rotta verso ovest, in Portogallo. I tecnici della troïka del Fondo monetario internazionale, Commissione europea e Banca centrale europea , saranno, infatti, a Lisbona mercoledì e toccherà ai rappresentanti delle finanze pubbliche lusitane rassicurare le autorità Ue del fatto che verranno adottate le misure richieste, perché, in gioco c’e’ il versamento di aiuti per 14,9 miliardi di euro.
Quanto al declassamento dell’Italia sembra tanto un gioco di sponda con Monti per spingere molto di più sull’articolo 18 e chiedere un altro “pacco” di sacrifici ai lavoratori ed al ceto medio.
La verità è che la crisi viene acuita artificialmente per realizzare l’ambito progetto del liberismo totale, e, in questo senso, la sponda italiana è lo stesso Presidente Napolitano che non perde occasione per sollecitare la rimozione degli ostacoli agli investimenti stranieri, identificati sempre nel tanto dibattuto articolo 18.
A leggere, poi, le dichiarazioni del numero uno del collegio difensivo nel Processo Eternit, la cui sentenza è stata emessa ieri, l’avvocato Astolfo Di Amato,  e cioè che “Se passa il principio che il capo di una multinazionale è responsabile di tutto ciò che accade in tutti gli stabilimenti periferici, allora investire in Italia, da adesso, sarà molto difficile”, potrebbero diventarlo pure le morti sul lavoro.
Ma, del resto, dopo l’applauso di Confindustria, di qualche anno fa, al capo della Thyssen non dovremmo più stupirci di nulla.
In definitiva, la decisione di inondare di nuovo il sistema finanziario di centinaia di miliardi, è l’ennesima scelta disperata delle lobby, ed ha un solo scopo, quello di evitare il pericolo di un collasso del sistema bancario.
Quanto all’Italia, fa parte del gruppo di Paesi Ue che presentano i maggiori squilibri macro-economici come indicato nel primo rapporto sul meccanismo d’allerta messo in piedi da Bruxelles.
Provate a immaginare cosa succederà quando entrerà in vigore il Fiscal Compact cioè il nuovo trattato sottoscritto dagli stati membri alla fine di gennaio,che sancisce norme ferree sulla stabilità di bilancio ed entrerà in vigore a gennaio 2013.

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