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Mangiare è un rito, saper mangiare è un'arte

di Marzia Santella
Stavo considerando che, con l’arrivo della primavera, sentendo sulla pelle il tepore del sole dopo tanto freddo, il primo pensiero che mi sale alla mente è andare al mare e mangiare fuori. Mi rendo conto che qualcuno può preferire la montagna: stagione perfetta per sciare e per mangiare succulenti stuzzichini montanari. Chi preferisce i colli, chi gli agriturismo, chi i centri benessere con menu disintossicanti. Il punto è che il cibo è al centro dei nostri pensieri. Più che una mera necessità, un vero piacere. E’ meraviglioso condividerlo come pure assaporarlo in solitudine: come se il gusto aquisisse una sua estasiante dimensione, godendoselo in silenzio come un noto personaggio di Camilleri.
La primavera è un momento fantastico per gustare i tesori che il nostro territorio italiano ci offre. Ogni angolo, ogni piccola località ha le sue specialità eno-gastronomiche. Ogni piccola località offre prodotti con peculiarità straordinarie date dal terreno, dal clima, dall’aria che le circonda mai riproducibili uguali altrove. Tutto questo Patrimonio però non può essere in mano solo a trattorie e ristoranti. Quello che si sta perdendo è la passione per la cucina, per cuocere le antiche ricette. Ancora qualcuno di noi può godere dei pasticci, e leccornie di genitori, suocere o amici volenterosi. Ma dubito che questo succederà. Mi sono chiesta se i figli dei quarantenni a scendere fino al futuro prossimo, avranno questa possibilità. Se avranno ricordo del piatto speciale di casa, dei pranzetti in cui si gustano i menù della nostra tradizione popolare. Purtroppo ne dubito molto. Vedendo, nei nostri supermercati, sempre più donne e uomini alle prese con le etichette dei sughi pronti e delle buste surgelate solo da riscaldare. Brodo in bric e torte da forno già confezionati. La tristezza mi pervade allora. Per fare il brodo basta l’acqua, la carne cipolla, carota e sedano… non mi sembra uno sforzo insopportabile.
Non ci credo che non c’è tempo per cucinare qualcosa di buono se non per noi almeno per i nostri figli. Quando cresceranno non avranno profumi che rimanderanno al calore di casa, quegli odori delle cose buone. Quelli che noi dai trent’anni in su conosciamo benissimo. Non c’è ristorante rinomato che tenga, che possa sostituire quello che stiamo per perdere. Allora approfittiamo di questo momento in cui si deve fare economia su tutto: facciamoci insegnare le ricette di casa. Usiamo i prodotti della nostra terra, e di stagione, mettiamoli in pentola con piccoli consigli avrete belle soprese. Sappiate che mangiare ciò che si è cucinato da molta più soddisfazione: in termini di gusto e, spesso, sono pietanze molto più dietetiche e sane dei prodotti pronti. Il tempo di preparazione, di solito poi è uguale a quello consigliato sulle confezioni e, comunque, si risparmia sul tempo che si trascorreva nel supermercato in trance davanti agli scaffali o ai banchi frigo. Avremmo allora molteplici risultati: la preservazione della nostra ricchezza gastronomica, l’aver mangiato più sano, avremmo visto l’espressione felice dei nostri partenrs, amici e figli. L’ aver creato, e non è poco, una memoria dell’olfatto e del gusto per le prossime generazioni. Ripensate per un attimo all’ultima volta che vi è successo di sentire il profumo di un piatto tipico di casa vostra, ecco ora pensate cosa sarebbe non averlo mai provato. Io credo che sia un vero sacrilegio. E più facile di quanto pensiate, almeno provateci.

4 COMMENTI

  1. Gentilissimo Leoluca Criscione,
    grazie per il commento, io sono ottimista di natura: mi piace pensare che mangiare sano ma con moderazione ci salverà!
    Utopia.
    Cari Saluti dal Veneto. Marzia Santella.

  2. Gent.ma Marzia
    il titolo dell’articolo è il nostro motto aziendale da sempre (http://www.sottoliin.it).
    Condivido in pieno quanto detto, anche perchè si rischia di perdere veramente il gusto dei cibi fatti in casa per cosa poi (qualche finto minuto in più per dedicarsi ad altro)?
    Un caro saluto
    Turiddu Malandrino
    Tirrenia sottoli in…

    • Mi fa piacere che condivida. Bisogna cercare di coinvolgere i più giovani sopratutto, perdere un patrimonio eno- gastronomico come il nostro sarebbe una vera catastrofe. Le auguro buon lavoro allora e buon proseguimento nel comune intento di promuovere l’eccellente cucina italiana.
      Un caro saluto.
      Marzia Santella

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