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Il terzo pilastro. Il non profit motore del nuovo welfare.

Intervista al Presidente di Fondazione Roma, Prof. Avv.  F.M. Emmanuele Emanuele
Di Stefania Taruffi
In una società che ha sempre più bisogno di assistenza, laddove non arrivano i settori dello Stato e del Privato, subentra il terzo Pilastro. Ce ne parla il Prof. Emmanuele F.M. Emanuele, Presidente di Fondazione Roma, autore del libro: “Il terzo pilastro. Il non profit motore del nuovo welfare”.
Nel suo libro tratta il tema della crisi del ‘welfare state” e attribuisce al non profit, il cosiddetto terzo settore, un ruolo primario nel rinnovamento del welfare. Ce ne parla?
Il mio lavoro vuole essere un contributo sul dibattito, in atto nel nostro paese, sulla riforma dello stato sociale. Da tempo e da più parti, infatti, s’invoca il ridimensionamento dell’attività dello Stato nel campo della previdenza e dell’assistenza. A mio parere la strada  è quella del passaggio da un welfare State a una welfare Community, in cui lo Stato, i privati e gli organismi senza fini di lucro concorrono nell’offerta di servizi ai singoli e alla collettività, in modo da garantire efficienza, elasticità, e una piena libertà di scelta, in una situazione di reale parità di condizioni.
E’ ormai evidente come il nostro fragile sistema di garanzie sociali debba essere aggiornato, alla luce di una delle crisi economiche più gravi della storia recente e dell’evidente e comprovata inadeguatezza degli apparati statali che dovrebbero invece garantire i servizi sociali basilari al cittadino, potenziandoli e finanziandone i comparti più importanti: istruzione (università, scuole), sanità, assistenza alle categorie deboli, ricerca scientifica, biomedica e socio-economica, ospedali, cultura. Comparti vitali per la crescita del territorio e che invece, sono stati sottoposti a continui ‘tagli’ economici da parte di governi e amministrazioni locali che, in alcuni casi, hanno potuto continuare a garantire servizi di alto livello,solo grazie al sostegno economico e professionale di Fondazione Roma.

Prof. Emmanuele F.M. Emanuele

Nel libro ho elaborato, dimostrandone la fondatezza e la fattibilità, la proposta secondo cui il Terzo settore può essere l’elemento nuovo in grado di assicurare uno sbocco positivo al superamento della crisi dello stato sociale. In questa prospettiva, allo Stato non spetterebbe più il ruolo di gestore ed erogatore diretto di beni e servizi, bensì quello di responsabile delle scelte strategiche e programmatiche di fondo, oltre che di controllore del rispetto degli standard qualitativi e dei principi di universalità.  Perché il progetto della welfare community si realizzi, concretamente, occorrono, tuttavia, due condizioni imprescindibili: un contesto giuridico coerente, che valorizzi e rafforzi il principio di sussidiarietà, e uno sforzo concorde e deciso del terzo settore per superare le proprie obiettive criticità, migliorando, ad esempio, la gestione organizzativa interna, la formazione professionale del capitale umano, e tentando di rendersi maggiormente autonomo dai condizionamenti politici e dal finanziamento esterno, così da legittimarsi come una vera e propria infrastruttura civile.
Quale ruolo assume Fondazione Roma in questo contesto?
La Fondazione Roma occupa, insieme agli altri soggetti del terzo settore, che nel mio libro definisco “terzo pilastro” (quel variegato mondo composto di associazioni, fondazioni, ong, cooperative e imprese sociali, organizzazioni di volontariato, costituite anche sotto forma di onlus), gli spazi sempre più ampi non presidiati dal pubblico e dal mercato, grazie ad un patrimonio di esperienze, di competenze e di risorse economiche adeguate, rappresentando un punto di riferimento progettuale e organizzativo per idee e interventi di alta qualità sociale, mirati e concreti, che non trovano accoglienza in altri soggetti economici pubblici o privati. E’ un’istituzione di lunga e solida tradizione, espressione originale dell’autonomia privata e dello spirito d’iniziativa della società civile, il cui ruolo, dopo estenuanti battaglie, è stato finalmente e autorevolmente riconosciuto dalla sentenza n. 300 del 2003 della Corte Costituzionale, che, una volta per tutte, ha stabilito il principio secondo il quale esiste una sfera di attività, di funzioni e d’interessi che non appartiene né allo Stato, né all’ambito del mercato e dell’iniziativa economica, ma che compete al mondo plurale e articolato di una società di mezzo, presidiato da organismi di vario genere che sono stati chiamati “soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali”.
Come nasce Fondazione Roma?
E’ un’istituzione di antichissime origini, da ricondurre alla fondazione del Monte di Pietà di Roma del 1539, e, successivamente, alla creazione della Cassa di Risparmio di Roma del 1836, trasformatasi a seguito della Legge n. 218 del 1990, detta anche Legge Amato, in fondazione di origine bancaria, con il preciso obiettivo di gestire la modernizzazione del sistema creditizio italiano, la Fondazione Roma ha ereditato l’anima filantropica della realtà bancaria, rivolgendola alla realizzazione d’interventi stabili e concreti in risposta alle esigenze della comunità locale.  Per adempiere a questa difficile e ambiziosa missione, essa ha progressivamente e in modo lungimirante dismesso la propria partecipazione nella banca conferitaria, in ossequio allo spirito della Legge Amato, fino a uscire pressoché completamente dall’azionariato della banca, per concentrare risorse, idee ed energie alla solidarietà e all’aiuto ai meno fortunati.
Tenendo fermo quest’obiettivo, da me individuato e perseguito con forte determinazione negli anni, la Fondazione Roma si è avviata a divenire una fondazione di diritto civile, investendo prudentemente il proprio patrimonio di quasi due miliardi di euro in un’attenta ed equilibrata gestione, continuamente monitorata e variata in corrispondenza dei mutamenti del mercato, e impiegando le risorse così generate nel sostegno del territorio di riferimento in settori strategici come la sanità, la ricerca scientifica, l’arte, la cultura, l’istruzione, l’assistenza alle fasce sociali più svantaggiate. Con orgoglio posso dire che l’avanzo di esercizio del 2010 è stato di 103 milioni di euro.
Quali sono state le aree d’intervento e con quali modalità, Fondazione Roma ha contribuito a migliorare il welfare del territorio di riferimento?
Hospice - Roma

Sotto la mia presidenza, ho avviato un preciso percorso di ammodernamento e aggiornamento delle modalità d’intervento, orientando la scelta strategica alla realizzazione d’iniziative strutturali, la maggior parte delle quali a carattere continuativo, per rispondere alle grandi “emergenze” del territorio di riferimento, che comprende la città di Roma e la sua provincia, Latina, Frosinone e le rispettive province.
Abbandonata la modalità dell’“erogazione a pioggia”, la Fondazione Roma ha privilegiato la scelta di un modello di funzionamento operativo, che le ha consentito di sviluppare una capacità progettuale autonoma, realizzando, in ciascuno dei settori d’intervento in cui è attiva, iniziative di grande valore sociale, attraverso il confronto costante, dinamico e costruttivo con le Istituzioni, le associazioni, gli enti pubblici e i soggetti privati, le realtà che operano, sia a livello locale sia nazionale, nel Terzo Settore.
Laddove sul territorio laziale, in particolare, ma ormai in tutto il Centro-Sud rimasto privo di analoghe realtà, si manifesti la necessità di dare risposte quando il pubblico e il privato profit latitano, la Fondazione Roma è in grado di dare il suo contributo, forte della sua tradizione di solidarietà e di concretezza.
 
 

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