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Intervista a Chiara Colosimo, il consigliere più giovane della Regione Lazio

di Anna Esposito
Chiara Colosimo, ventiquattrenne romana eletta quest’anno nel listino di Renata Polverini, è il consigliere più giovane della Regione Lazio. Eppure la passione politica ne ha distinto l’impegno  fin dalle scuole, il cursus honorum infatti comincia nel 2003, anno in cui riveste il ruolo di rappresentante in Consulta del suo istituto, il Convitto Nazionale di Roma “Vittorio Emanuele II”, poi arriverà in seguito al Congresso di Azioni Giovani Roma del 2008 la dirigenza provinciale e nel 2009 la presidenza regionale  nelle fila della Giovane Italia.
Una donna in politica, per di più giovane e appassionata, che nel tempo libero dagli impegni istituzionali si dedica al pugilato, alla lettura, alla musica e tradisce un’insolita predilezione per il sigaro e per la sua vespa che l’accompagna in giro per Roma, un’immagine che ci riporta inevitabilmente alla memoria le scene morettiane indimenticabili di “Caro diario”, sebbene siano facilmente intuibili le distanze politiche con il regista outsider. Le abbiamo rivolto alcune domande in merito al lavoro da lei finora svolto come consigliere regionale e per capire quale ruolo a suo giudizio riveste oggi la politica tra i giovani.
Nei giorni scorsi lei si è recata in visita con Isabella Rauti (altra consigliere comunale Pdl) presso l’Istituto per Minorenni di Casal del Marmo, che ospita 37 ragazzi e 11 ragazze. Il problema delle carceri sta divenendo un’emergenza difficilmente gestibile che necessita soluzioni forse anche alternative e più umane, specie se i detenuti sono minori. Quali sono state le sue impressioni? Quali iniziative la Regione può intraprendere per supportarne il reinserimento?
La visita di alcuni degli istituti di detenzione della Capitale, come Casal del Marmo e il nuovo complesso di Rebibbia, in cui ho avuto la possibilità di toccare con mano le reali condizioni di vita dei detenuti presenti e di ascoltare le loro esigenze,  non hanno fatto altre che sottolineare e ridare nuova linfa alla mia personale convinzione di dover far il possibile per imprimere una svolta reale sul fronte del reinserimento sociale post detenzione. Ritengo, infatti, che sia divenuto improcrastinabile da parte dello Stato tornare ad adempiere ad uno dei suoi doveri fondamentali: ossia dare una nuova possibilità a chi ha saldato il suo debito con la legge. In questo senso crediamo fortemente che gli enti locali, come la Regione Lazio, possano essere il motore per un cambiamento in tal senso, ambendo ad essere la struttura di raccordo tra istituzioni nazionali e strutture carcerarie, nonché l’intermediario tra detenuti e le cooperative sociali che si occupano di ricollocamento socialie per la risoluzione delle criticità tipiche di questa problematica. Un nuovo corso che gioverebbe sia all’individuo che alle comunità locali di reinserimento, le quali avrebbero nell’ente regionale il riferimento istituzionale per garantire all’ex detenuto di tornare meglio e subito nel tessuto sociale, colmando le lacune dello Stato nel periodo post detenzione. Un impegno che oggi la Regione Lazio intende assumersi in pieno, in collaborazione con le associazioni di settore e le cooperative sociali che quotidianamente affrontano il problema del reinserimento. Un percorso che, fin dai primi giorni dal nostro insediamento e sulla scorta delle buone proposte pervenuteci da associazioni come il Gruppo Idee Rebibbia, abbiamo voluto subito cominciare, lavorando in primis alla stesura di progetti a sostegno della categoria più debole nel mondo carcerario: le madri e i minori indirettamente detenuti».
La sua passione politica inizia nelle scuole; nel 2003 diventa infatti rappresentante in Consulta del suo istituto, il Convitto Nazionale di Roma “Vittorio Emanuele II”. Ed è proprio in consulta che entrerà in contatto con il mondo di Azione Studentesca, se ne appassionerà e l’anno successivo diverrà vice-presidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Roma.
Oggi i giovani sono distanti dalla politica, è uno dei mali della società moderna? Quale dovrebbe essere il ruolo delle Istituzioni?

Oggi i giovani non sono distanti dalla politica, sono distanti da questa politica. Dalla politica che tristemente riempie le pagine dei giornali e che anche a me mille volte mi fa pensare se è giusto sacrificare tutto il proprio tempo per poi sentirsi ladri e disonesti. La risposta che mi do sempre quando lo scoramento dato dall’attualità politica mi prende è una sola, che è stata poi la stessa che mi ha spinto ad iniziare. Faccio politica e vorrei che tanti giovani la facessero, perché è il miglior strumento che ho trovato per provare a realizzare quel sogno un po’ rivoluzionario di cambiare questa Italia. Citando Borsellino potrei dire “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.”

In questi giorni si discute e molte polemiche e scontri hanno suscitato i tagli dei finanziamenti  del governo alle regioni, tagli che comporteranno sacrifici e ridimensionamenti. Che impatto crede che avranno questi tagli nello sviluppo dei progetti a favore della politica giovanile?
Non credo nella politica di categoria, quindi tanto per iniziare bisogna mettere in chiaro cosa si intenda per politica giovanile, perché occuparsi di politica giovanile non vuol dire pensare a come far giocare i ragazzi, ma semplicemente fare una politica tesa a stimolare le nuove generazioni. Una politica quindi a tutto tondo che parte dall’istruzione e lo sport passi per l’ambiente per arrivare alle facilitazioni per mettere su famiglia, comprare una casa e trovare un lavoro.  Detto questo, purtroppo, il  taglio dei finanziamenti del governo alle regioni non è stato un atto di sfiducia nei nostri confronti, ma semplicemente una necessità dettata dalla crisi economica internazionale. La Regione Lazio in queste ore sta discutendo sulla manovra economica di assestamento di bilancio, e lo sta facendo con la responsabilità di chi sa di avere molte voci in rosso, ma sceglie di non penalizzare la crescita dei settori strategici della vita dei singoli cittadini. Spero di poter fare qui dentro una politica ad ampio raggio, che non si occupi perciò solo dei problemi contingenti, ma cerchi e percorra strade virtuose per la mia generazione e per quella che verrà dopo di noi.

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