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Litfiba live a Roma, il nuovo sogno ribelle

testo: Erika Sambuco – foto: Serena de Angelis
Un paio d’anni fa Piero Pelù e Ghigo Renzulli avevano giurato di essere tornati per durare. Un tour lunghissimo, un live con due inediti e un disco interamente nuovo hanno spezzato via anche gli ultimi dubbi. I Litfiba sono ripartiti puntando sugli elementi che ne delineavano i connotati nei momenti migliori: integrità, istinto e anticonformismo. In una parola, rock. Ieri sera il duo-simbolo del rock italiano è passato da Roma, e la Capitale non si è certo fatta trovare impreparata. Dopo la reunion all’insegna della Grande Nazione Pelù e Renzulli, entrati ormai nel secondo decennio del XXI secolo, si riconfermano uno dei sodalizi più esplosivi di sempre, e se l’album pubblicato a gennaio poteva aver lasciato qualche dubbio, dopo aver assistito alla data romana posso dire che il tour potrà dissipare ogni perplessità. La band che accompagna i Litfiba sul palco è composta da Daniele Bagni (basso e cori), Federico Sagona (tastiere e cori), Pino Fidanza (batteria), Cosimo Zannelli (seconda chitarra e cori). Il Palalottomatica è gremito, ma non al completo: quando le luci si spengono, centinaia di corna rosse che si illuminano ad intermittenza omaggiano Piero Pelù e Ghigo Renzulli, che entrano sorridenti e in apparenza rilassati, pronti a dare al pubblico il loro rock “vecchio” e nuovo.  E’ infatti Squalo ad aprire lo show, con un Pelù più convinto e tonico che mai, supportato, manco a dirlo, dalla chitarra potente e disinvolta di Renzulli e dalla giovane band, a dar vita ad una formazione che ha tutta l’aria di divertisi molto. Pelù corre da una parte all’altra del palco, si esibisce nei suoi “giochi di mano”, dispiega insomma tutto l’armamentario da perfetta “rockstar latina” che lo ha reso un personaggio unico dal 1980 a questa parte.
Sarà una “Fiesta Tosta” all’insegna del rock, fra pura energia e divertimento e frecciate ai potenti di turno (ma anche a quelli passati, stanziati nella vicina Arcore…), com’è nello stile dei Litfiba. Largo spazio hanno i brani dell’ultimo album, alternati comunque ai classici di sempre, capaci più di altri di far saltare all’unisono i migliaia del parterre e di scuotere gli anelli laterali e le tribune. I due avevano avvisato: sarebbe stato il tour più incazzoso, ballabile e persino pogabile di sempre, e devo dire che le attese non sono state tradite, in uno show certo studiato, all’insegna della formula “frase introduttiva-canzone”, che ha lanciato messaggi precisi, da quello contro l’ipocrisia e le ingenti spese militari, all’appello a favore della libertà (ideale incarnato, per il gruppo, nella figura di Lucio Dalla, che è stato omaggiato, teschio argenteo alla mano, con Lulù e Marlene).
Dopo il ricordo del cantautore bolognese, la gloriosa storia dei Litfiba è riemersa con maggior decisione, facendo virare lo show verso il passato. Un minuto di silenzio inoltre per Matteo Armellini, l’operaio morto a seguito del crollo del palco di Reggio Calabria durante l’allestimento del concerto di Laura Pausini, ricordando poi quanto  siano importanti e necessarie le normative della sicurezza sul lavoro. E’ ufficialmente cominciata l’ultima parte dello show, quella “antologica” e celebrativa di Ghigo e Piero, che campeggiano giganteschi e vagamente “diabolici” ai lati del palco sotto forma di scheletri stampati su due enormi tendoni. Più gli si dà, più il pubblico ne vuole: l’ultimo bis è quello in cui si gioca il tutto per tutto, col sentore di essere ormai alla fine di una serata passata forse troppo in fretta e riconfermando quanto si era in realtà capito fin dalle primissime battute della serata: i Litfiba non si discutono. In una recente intervista Pelù dichiara: “Al giorno d’oggi le rockstar si preoccupano di decidere chi sia la più bella del reame, noi vogliamo sottolineare che siamo rocker sul serio” e ancora “Il significato letterale della parola è “roccia”, qualcosa di indistruttibileche non si piega di fronte a nulla. Credo che il rock abbia molto a che vedere con l’istinto, con l’immegiatezza, e poco con il ragionamento. E’ una musica primordiale, un elemento grezzo che a noi piace molto. Per questo l’ultimo disco è un disco rock: molte canzoni sono state scritte di getto, sono venute fuori spontaneamente. Se c’è l’eccessiva elaborazione, l’anima del rock si smarrisce”. La musica non può cambiare il mondo, ma il mondo può cambiare la musica. Un’artista ha il dovere di denunciare quello che vede attraverso la propria arte ed è questo che stanno facendo i Litfiba, specie con il loro ultimo album Grande Nazione. Un live ricco di adrenalina. E’ proprio il caso di dire che l’unione fa la forza ed a cinquant’anni non è mai troppo tardi per ricominciare a sognare…
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