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Il gioco della castità

di Marzia Santella
Accade un fenomeno di ribaltamento delle situazioni e delle condizioni sentimental-erotiche in questo ultimo decennio. Negli Stati Uniti già da qualche tempo sono nati movimenti a favore della castità e del rinnovato apprezzamento della verginità. Dopo gli anni settanta spesi, per chi c’era, nell’amore libero, nella condivisione di piaceri e sensazioni contro ogni tabù. Gli anni ottanta con party, droghe, e frenesie, agli anni novanta con l’era del pc che ogni cosa può. Sono cambiate le regole chiunque, nel duemila e più, ha a disposizione qualsiasi immagine erotica e oltre, locali in cui sfogare le proprie fantasie con propri partners o con sconosciuti. Il mondo del porno ha cifre da far rabbrividire i botteghini dei Premi Oscar. Nessuno ne parla però tante, tantissime le persone che apprezzano e contribuiscono al fiorire di questo settore che crea un indotto straordinario tra film, riviste e spettacoli live. Chi osa ha incontri ravvicinati con questo mondo, gli altri nutrono gli occhi e le fantasie.
In questo turbinio in cui si vede tutto e il contrario di tutto, va da sé che la ricerca per qualcosa di nuovo non si esaurisce mai. I romanzi erotici non sono mai abbastanza erotici, manca sempre qualcosa per arrivare a descrizioni che assomigliano ad una lezione di anatomia piuttosto che ad una scena sensuale che possa coinvolgere ed emozionare. Una corsa senza fine, come la ricerca spasmodica di un musicista di estrarre da quelle sette note l’inverosimile tranne  poi  suonare qualcosa che stride senza alcuna armonia. In questo contesto c’è chi ha deciso di frenare. Chi ha pensato che astenersi sia più eccitante dell’atto stesso. Che l’attesa sia quel tocco piccante che mancava. Che desiderare senza ottenere possa alimentare la nostra fantasia, messa in pensione prematuramente dall’uso sconsiderato della tecnologia come surrogato del piacere reale. Eccita di più pensare di toccare l’altra persona o vederla muoversi davanti ad una webcam? Come chi corre in discesa e non sa fermarsi, stiamo confondendo il reale con il non reale? Vorremmo soffermarci ad assaporare l’altro per come è, usando i cinque sensi, condividendo con la pelle, con il gusto, con il tatto  non solo con la vista.
Possiamo pensare che il progresso sia il ritorno al ventesimo secolo? Quando si sapeva godere anche di un bacio arrivato dopo mesi di corteggiamento e di notti insonni? Quando vedere una caviglia, un polpaccio, un accenno di scollatura faceva perdere i sensi? Bramare di essere accarezzate e baciate, e il benchè minimo contatto fisico? Spegnere per qualche ora pc, tablet e quant’altro e cercare di vedere chi c’è oltre lo schermo. Tra tante persone sole davanti al monitor di sicuro, per statistica, almeno una farà al caso nostro. Come un bambino dell’ Aquila che aveva detto, dopo il terremoto, che era più felice vivendo in tenda perchè aveva amici veri  con cui giocare e non una fredda playstation; così noi adulti se rimanessimo un bel po’ senza corrente elettrica potremmo imparare di nuovo a comunicare, a conoscere, a stare insieme e perchè no? a fare l’amore come una volta!
Nel frattempo c’è sempre il tasto ‘Spegni’. Proviamo?

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