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Roberto Vecchioni fa sognare Roma

testo e foto: Serena De Angelis
Nel 2011 vince il Festival di Sanremo con “Chiamami ancora amore”, portandosi a casa anche il premio della critica.  Il professore è così: capace di frequentare i palchi delle canzonette, e allo stesso tempo di scrivere testi per il teatro, di fare, lo sappiamo, il docente di greco e latino.  Con leggerezza ed eleganza il professore può fare tutto.  E ora, per il nostro piacere, torna a calcare i palchi dei teatri italiani, con un tour che porta il nome del suo ultimo lavoro: “I colori del buio”.  Uscito nel novembre del 2011, è un album-antologia, dove Roberto raccoglie molti dei suoi successi e brani a lui cari, arricchendolo con due inediti: l’omonimo “I colori del buio” e “Questo lungo addio”, scritto assieme alla moglie Daria Colombo.
Da Pavia dove è iniziato il tour il 13 Aprile, a Brescia dove si concluderà l’8 giugno, Vecchioni attraversa tutta l’Italia, e ieri sera è arrivato a Roma in un Teatro Sistina sold out.  Sul palco è accompagnato da una band di sei elementi: il primo pezzo in scaletta è la meravigliosa “Sogna ragazzo, sogna”, un brano che ti aspetti verso la fine per quanto è intenso.  Ma, a pensarci bene, i suoi sono tutti brani da fine scaletta, da bis. E infatti il professore ripercorrerà tutti i brani più belli e importanti, non facendo prendere fiato allo spettatore, per ben tre ore di concerto.  Tre ore.  Se penso a quelle band giovani che, appena ottenuto un minimo di successo, dimenticano gli inizi e i loro concerti ai centri sociali e finiscono col fare un concerto di un’ora, quando va bene…
Il professore si concede totalmente alla platea e, come sempre nei suoi spettacoli, c’è anche lo spazio per parlare al suo pubblico, al quale è molto affezionato, che lo ricambia con lunghi applausi.  Parla al suo pubblico, ma parla agli italiani: ce la possiamo fare, questo è il messaggio.  Rialzatevi italiani, la politica può essere bella, dice.  Non c’è cinismo nelle sue parole, come è facile sentire ultimamente da altre autorevoli voci.  Sembra esserci speranza, sembra rivolgersi ancora a quel ragazzo: sogna ragazzo, sogna.
Organizzazione: Ventidieci
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