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Quando la violenza sulle donne fa bene alla pubblicità

SCANDALOSE FOTO DI MODELLE CHE SI FINGONO VITTIME DI VIOLENZA PER UN  SERVIZIO DI MODA

 
di Maria Rosaria De Simone
In un mondo percorso dal progresso in ogni campo delle conoscenze umane, dalle battaglie civili e dalla ricerca per migliorare la qualità di vita, qualcosa non funziona. La violenza sulle donne ad esempio. Nonostante le tante strategie messe in atto, sono moltissime le donne che quotidianamente vengono vessate dai propri compagni, trattate come carni da macello, sottoposte a violenze di tipo, psicologiche e fisiche. I dati parlano di più di sei milioni di donne nel mondo vittime di violenza.
Eppure, nonostante si cerchino sempre più spazi di denuncia nella società civile, si resta interdetti nel constatare che qualcuno possa utilizzare la violenza sulle donne a scopo pubblicitario.
Una rivista bulgara, Twelve, che si occupa di moda, ha presentato un servizio fotografico a dir poco agghiacciante.
Le pagine della rivista, infatti, hanno presentato abiti di grandi firme e case di abbigliamento, indossati da modelle truccate in maniera da simulare sfregi sul volto, vistosi edemi e ferite. Abiti impeccabili, perfettamente in piega, ma con i segni evidenti della violenza fisica.
La rivista, sconosciuta ai più, per tutto il polverone di polemiche che ha sollevato è riuscita a farsi una pubblicità sfacciata, come aveva previsto. In moltissimi infatti citano il magazine sul web anche se ne criticano il pessimo gusto.
E ci si comincia a domandare se sia lecito offrire questi spettacoli fotografici che vogliono a tutti i costi essere originali ed invece sono un ennesimo insulto alla dignità della donna, mascherando il desiderio di pubblicità dietro ad una falsa immagine di sensibilizzazione sul tema della violenza. Accanto alle immagini la trovata di una frase che vuole apparire eccentrica e nuova: “Vittime della moda”.
Un modo alquanto di pessimo gusto per incrementare le vendite, a cui si è prestato il fotografo Vasil Germanov con i suoi scatti.
A guardar le foto, una modella indossa un abito di Valentino con gioielli di Galdini, altre magliette di H&M e di Capasca, una marca bulgara.
E sul volto i segni di violenze. Quelli che molte donne vivono nel silenzio e nel dolore della quotidianità e che andrebbero combattuti con ogni mezzo, senza essere utilizzat per far notizia.
Le proteste comunque cominciano a giungere da diversi fronti, anche da quello della moda che parla di una forma di perversione che vuole mascherarsi sotto la forma di arte in un mondo in cui ogni messaggio può essere veicolato in tutta libertà e senza freni di alcun tipo.
È inquietante presentare modelle picchiate per finta, che si fingono vittime della moda. È sconvolgente notare come tante persone non si facciano scrupoli a strumentalizzare un problema gravissimo per far parlare di sé.
E l’indignazione va espressa, di fronte a questo tipo di pubblicità  che arte non è e che va denunciata e condannata come portatrice di messaggi ambigui e crudeli.

1 COMMENTO

  1. La violenza usata come Scoop Pubblicitari è ABERRANTE, mi chiedo come sia possibile che le donne, si proprio loro, donne che magari hanno avuto esperienza di maltrattamenti , oggi .si prestino ad un servizio fotografico , solo per danaro.Rimango basita davanti a tanta crudeltà, dove è finita la tanto decantata solidarietà femminile e lotta contro la violenza sulle donne ???
    No’ comment ! il fatto si commenta da sè.

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