Segnala un evento
HomeIn primo pianoPrima la verità, poi il resto

Prima la verità, poi il resto

di Giorgia Petrini

Sorpresa dalla risonanza e dal successo dell’evento di ieri (con circa 2000 persone che hanno riempito il MAXXI sia dentro che fuori), al quale sono intervenuta non troppo consapevole della reale storia e provenienza di Innovazione Solidale che ho potuto approfondire e conoscere di persona solo ieri, provo a completare i temi e gli spunti espressi lì in modo sintetico, accogliendo (con altrettanta sorpresa) molte sollecitazioni ricevute da parte vostra e di alcuni presenti in questo senso proprio tra ieri e oggi.

Ho trovato sicuramente interessante il fatto che, quasi dal nulla, Andrea Mondello sia riuscito a mettere insieme così tante persone attorno a temi assolutamente condivisibili che rappresentano quasi pienamente l’intenzione primaria che una politica nuova, orientata al bene comune e ai valori umani, dovrebbe essere in grado di rappresentare. Ho esordito proprio augurandomi che per il bene di questo Paese si cominci davvero a fare ciò che fino ad oggi si è soltanto predicato, e in molti casi neanche quello. Pur non essendomi potuta trattenere fino alla fine, nell’Italia dei proclami, questa iniziativa, sostenuta da tempo da parecchie parti, mi è sinceramente apparsa come una spinta improvvisa e a sorpresa, veicolata da una inquietudine collettiva di persone realmente “interessate con disinteresse” (?) a mettersi in gioco su beni tanto preziosi come i valori umani.
Giorgia Petrini
Principalmente su questi infatti ha virato larga parte del mio intervento. La prima “bat taglia” da fare nell’Italia di oggi (ma direi di sempre, ovunque) è umanitaria, umana ed etica, una rivoluzione culturale leale e pacifista che torni a valorizzare le regole di base del vi vere civile, della solidarietà, dell’esistenza, della educazione, ecc. nessun partito, organizzazione o movimento saprà fare la differenza e nessun debito pubblico (per fare un esempio) sarà mai in grado di essere sanato fin quando continueranno ad esistere i furti. Per porre rimedio ad un furto non è sufficiente catturare il ladro quando ormai lo ha commesso rincorrendo conseguenze difficili da recuperare, ma prevenire da un lato ciò che lo spinge a diventarlo e dall’altro lato ciò ch e lo induce a continuare ad esserlo; è necessario spiegare ai più giovani che “rubare” non è la regola, che gli interessi personali non pagano mai, che le cose fatte male sono molto più faticose di quelle fatte bene, che la produttività non è un incantesimo ma una aspirazione personale a cercare di fare di noi stessi il meglio di quello che possiamo agendo nei ruoli, nel le competenze e nelle azioni che più ci sentiamo di poter sostenere e valorizzare. Viviamo in un mondo nel quale si ha paura di “non essere abbastanza”; si teme di morire sconosciuti o di non essere ricordati; ci si preoccupa di essere sempre in prima fila, ma non di sapere cosa dire, come dirlo e perché… Il nostro problema di oggi siamo troppo spesso noi stessi e troppo poc o gli altri, il mondo che ci circonda, il bene comune, la solidarietà, la ricerca della verità, la famiglia… Questo Paese è perseguitato da sempre dalla polvere sotto il tappeto, dagli acari che se ne sono nutriti, dal tappeto che con il suo peso ha schiacciato sia l’una che gli altri e dagli uomini che lo hanno calpestato senza mai domandarsi se ogni tanto non fosse il caso di alzarlo, soffiare e prendere con umiltà, responsabilità e coscienza una bella scopa per fare PULIZIA. Ma questa è la vita. L’essere umano è fatto di una storia che si ripete e che è sempre uguale a se stessa, soprattutto perché si ritiene onnipotente e artefice delle proprie strade anche quando le proprie strade, di fronte ad una calamità naturale, aprono voragini incurabili di città fantasma nelle quali la propria onnipotenza diventa la prima menzogna irreparabilmente compromessa dall’umano limite esistenziale della caducità, della precarietà.
Andrea Mondello
Novità, innovazione, giovani, donne, valori, lavoro e solidarietà sono i temi di punta del manifesto di Innovazione Solidale, ma per ovvi motivi di questi tempi sono temi di punta di molti. Tutti condivisibili, tutti equamente distribuiti nel piano strategico di un futuro immediato che grida riscatto dal punto di vista umano e sociale, ma non basta. Il sesso o l’età non sono parametri sufficienti in grado di garantire una accurata selezione della nuova classe dirigente; così come non lo è la pretesa di regalare un ascensore sociale d’obbligo al figlio di un operaio per dimostrare che si può fare. Non è vero. Questo sarebbe donare altre bugie e non sogni o speranze per un futuro diverso possibile solo se coniugato con le …qualità del figlio dell’operaio. Il nuovo è già intorno a noi, ma per essere davvero riconosciuto va approfondito nella storia, nei meriti reali, nella reputazione, nella coscienza collettiva, nella realtà delle cose, nella capacità di rappresentare davvero i valori assoluti dei quali si vuole essere promotori e negli avvenimenti che ne fanno parte. Un buon CV “letto da estranei” non è mai stato e non sarà mai un segno esaustivo di qualità, contenuto e competenza, così come non lo è stato nel più recente passato portare a tutti i costi tante donne in parlamento: l’aspirazione è fare numero in quote rosa o contare effettivi risultati sul campo?… Ovviamente, giunta a questo, la riflessione ha dato il là all’esternazione del mio ormai celebre quanto raro pensar in merito alle donne e al loro importantissimo posto nel mondo, assai diverso da quello che le attuali bandiere populiste dei numeri vorrebbero farci digerire…
Credo che questo sia il tempo di una Italia nuova e, a differenza di due o tre anni fa, credo anche che oggi sia realmente possibile farla, ma a patto che si pretenda di costruire i propri intenti per beni non esclusivi e non propri su manifesti che, come  in questo caso (solo se realmente applicati), invochino verità e valori assoluti. E’ ora di rimettere al centro le persone, la qualità della vita, il bene comune. Lo sciacallaggio prodotto dal capitalismo ha contribuito a rendere chiaro a tutti che anche la globalizzazione (nata per essere una grande opportunità, quale potrebbe essere ancora oggi) ha perso la sua sfida principale sui valori assoluti perché non partiva dalla verità delle cose, da un credo fondante e dalle necessità collettive, bensì dal desiderio di arricchimento e di profitto economico generato dallo sfruttamento, dalla fame altrui e dalla speculazione finanziaria per fini personali/industriali, nel migliore dei casi… Prendersela con il Papa o rifiutare la propria storia senza volerla nemmeno cercare veramente è già, di per sé, una chiara accezione della tanta banalità che governa il mondo di oggi. La crisi mondiale è una banalissima crisi di valori all’interno dei quali l’uomo ha operato con libero arbitrio, usando la leva dell’abuso e del potere, pensando di poter riscrivere le regole a suo uso e consumo, senza rendersi conto che ogni  altro uomo, nello stesso momento e in altre parti del mondo pensava di poter fare la stessa identica cosa. Il principio generatore di questo atteggiamento non è mai stato un bene comune ma un bene proprio. La logica del profitto ne governa ancora i risultati: se io e te non abbiano dei valori assoluti di partenza che ci consentono di rendere superiori ai nostri interessi alcuni concetti fondanti dell’esistenza umana, prima di qualunque nostra volontà soggettiva, non saremo mai in grado di costruire un futuro migliore per TUTTI.Da cristiana cattolica, amante della vita, libera dai credo condizionati e condizionanti, fiduciosa del fatto che un mondo migliore sia possibile, ritengo che la politica sia una vocazione, una missione umanitaria e un cortese e nobile servizio che dovrebbe riguardare degli eletti puri di spirito e realmente disinteressati. Illudersi che un simile ideale possa un giorno divenire il reale altare dal quale poter distillare equità e benessere per tutti sarebbe infantile, mediocre e per ovvi motivi poco condivisibile in un mondo nel quale tutti gli uomini sono dotati sin dalla nascita del peccato originale… di serie. Pensando però di adoperarsi in ogni modo facendo cose che siano di interesse comune e che lascino un segno amorevole e buono nella vita degli altri, credo non si possa prescindere dall’osservazione fattiva del mondo che cambia e non sia affatto “innovativo” cercare di mandarlo ancora una volta dove noi vogliamo. Piuttosto è ormai urgente e necessario, per il bene di tutta l’umanità, accompagnare la Terra nel suo arduo cammino di recupero che farà per noi da baluardo delle nostre migliori intenzioni se sapremo portare i giusti risultati. Per usare una metafora, tutte le foreste in sofferenza e i fiumi asciutti ce ne saranno grati, ma non dimentichiamoci che tuttavia l’amore è una relazione unilaterale e che smettere di fare le cose nella attesa di una gratitudine che sempre alimenti il nostro ego è la prima arma da deporre.  Si chiama libertà, o anche gratuità.

2 COMMENTI

  1. “”cristiana cattolica”, quando viene precisato, è un “credo condizionato e condizionante”; come il papa polacco che segnalò di introdurre nella Costituzione europea (poi non approvata forse anche per questa segnalazione) una condizionante origine cattolica della Europa-

  2. “Condizionato” in quanto scelta di libertà e “condizionante” in quanto presupposto di verità. I termini “cristiano” e “cattolico” non sono sinonimi, ovvero non rappresentano una “precisazione” di se stessi.
    Da sempre la “detenzione del potere” è vissuta come una forma di supremazia sugli altri. Per essere liberi si sceglie di essere poveri e spesso di non appartenere ad “un credo di interesse soggettivo”, ovvero anche di NON detenere alcun potere se a scopo di supremazia o dominazione. Perfino l’uomo ragno diceva che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”: il problema dunque non è averne tanto o poco, ma come lo si impiega, a che pro, per chi, con quale utilità per il bene del prossimo e non per il proprio. Questo è, nel pensiero cristiano e cattolico, uno dei principali fondamenti del più ampio concetto di libertà incondizionata.
    Finché ti serve di essere “qualcuno” o “qualcosa” per dare un senso apparente all’esistenza non sarai mai libero, infatti a scrivere è una sconosciuta.
    Il resto è storia…
    Grazie Ignazio per il tuo commento.

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari