Non si parla d’altro da qualche settimana: Gianna Nannini, rockstar dall’aspetto mascolino, icona ribelle, anticonformista e trasgressiva, emblema della libertà sessuale e morale dei nostri tempi, fa parlare di sé per la sua gravidanza a 54 anni suonati. A vederla sembra una ragazzina e se li porta benissimo. Tuttavia la sua scelta ha riproposto un argomento controverso e quanto mai attuale nella società italiana: è giusto fare un figlio dopo i 50 anni? Che di bambini in Italia ce ne sia bisogno lo dicono da anni anche le rilevazioni Istat. Quelle del 2009 si attestano a 1,41 figli per donna. Rispetto al 1995 c’è stato un leggerissimo aumento, ma siamo sempre largamente di sotto la soglia del 2,1, che permette la costanza della popolazione. La società italiana sta invecchiando rapidamente, come si sta spostando in avanti l’età in cui si fanno figli. E’ un problema le cui cause vanno ricercate non solo nelle difficoltà economiche, ma soprattutto nelle scelte di vita. Vince l’individualismo, che sposta in avanti il momento del sacrificio e delle rinunce, ma anche delle gioie. Dopo aver dato del ‘nonno’ a un papà in attesa davanti alla scuola, con una conseguente brutta figura, non mi permetto più di denominare nessuno. Premesso che ognuno ha il diritto di procreare all’età che preferisce, o in cui si creano le condizioni per farlo, sorge il dubbio sul valore, sull’opportunità di quest’atto meraviglioso, oltre la soglia dei 50anni. I bambini sono doni e sono sempre i benvenuti, questo è un punto fermo. La società ne ha bisogno per crescere, perchè i bambini rappresentano il nostro futuro. Tuttavia quelli che nascono da padri o madri di età avanzata, seppur amati, qualche differenza la vivono. Con il passare del tempo si ha meno forza fisica, si diventa meno tolleranti, più ansiosi, più stanchi. I figli risucchiano le nostre energie e ci costringono a vivere in un turbinio continuo, sia emotivo sia fisico, che i genitori/nonni spesso non riescono a sostenere, abituati come sono ai ritmi dettati solo dalle proprie esigenze e abitudini, ormai radicate. Per la par condicio non dovrebbero esserci differenze: perché un uomo come Fini o come Montezemolo possono fare un figlio oltre i 60 anni e una donna no? Certo, se non ci sono problemi o limitazioni fisiche che lo impediscono, anche per una donna è possibile fare un figlio in tarda età. L’orologio biologico delle donne può suonare a qualsiasi ora, ma bisogna fare i conti con il proprio corpo: la fecondità diminuisce con l’età e rimanere incinta quando non si è più tanto giovani, è molto difficile. Rimane la fecondazione artificiale, forzatura necessaria per procreare oltre i 50 anni, salvo le dovute eccezioni. Non si sa bene dunque chi sia il padre della bambina in grembo a Gianna Nannini, resta il dubbio che lei, come molte altre donne, abbia voluto fare tutto da sola. Desiderava tanto un figlio e se l’è procurato. Da qui il delicato dibattito sull’eticità della procreazione oltre i 50 anni, ma anche sulla maternità delle ‘single’ che ricorrono alla fecondazione artificiale pur di avere un figlio. Quello che più spaventa tuttavia è questa corsa ostinata delle donne a voler prolungare la giovinezza, a forzare il corso della natura, ma soprattutto all’esclusione della paternità, intesa come valore, completamento. A volte l’uomo sembra essere ininfluente, relegato al ruolo di generatore di vita. Per fortuna almeno, per fare un figlio, ancora serve il suo seme. Stando alle immagini pubblicate da Oggi (www.oggi.it), che la ritraggono a spasso per Chelsea con un misterioso trentenne (che potrebbe essere suo figlio), resta la speranza che questa bambina sia frutto di un amore, non il capriccio di una diva. Una storia avvolta da misteri, in linea con il personaggio, dove il tempo e l’età sono una variabile ininfluente, le scelte controcorrente, un tocco di originale vanità. ‘Meravigliosa creatura, volerò tra i fulmini…per averti…” cantava Gianna. Lo avrà fatto anche per sua figlia? Dicono si chiamerà Penelope, simbolo per antonomasia, della fedeltà coniugale femminile. Un grande coraggio però, dobbiamo riconoscerglielo.
Foto in licenza CC: Marco Cortesi