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Emergenza in Emilia? Chiuso per ferie

di Marzia Santella
Un silenzio irreale ha avvolto le sorti dei terremotati dell’Emilia, Lombardia e Veneto. Un silenzio sulle sorti delle persone coinvolte, delle zone distrutte. Il venti maggio sembra lontano anni luce, lo stato d’impotenza che si è impossessato di noi è quasi tangibile. Da sempre c’è stato detto che la Pianura Padana non era soggetta a eventi sismici, ogni scossa avvertita, protetti da questa certezza. Ora quello scudo non esiste più,  siamo ancora più vulnerabili. L’Emilia soprattutto ha patito gli effetti peggiori. Nella provincia di Modena ad agosto ancora 4500 persone distribuite principalmente nelle tendopoli e nelle altre strutture messe a disposizione come abitazioni sfitte, alberghi e hotel. Tante le persone che non hanno voluto lasciare le loro case vivendo in sistemazioni di fortuna nel cortile o nelle immediate vicinanze. Le forze dell’ordine presenti, 1160 gli uomini  per aiutare le popolazioni, fare i sopralluoghi per la messa in sicurezza degli edifici e per  evitare il fenomeno dello sciacallaggio. Fondamentali i Vigili del Fuoco, i volontari della Protezione Civile e delle altre associazioni presenti sul territorio e quelle che si sono prodigate dai primi  tragici momenti. Tra queste Manitese Onlus di Finale Emilia che si è occupata di accogliere i giovani dai bimbi in su creando una struttura dove poter continuare le attività didattiche, dove i giovani maturandi hanno potuto proseguire nello studio con una relativa serenità. Elena Iannone, referente della onlus ha parlato del progetto di un Centro Aggregativo per Minori Post Terremoto che si sta costruendo in paese  caratterizzato da più sedi per l’erogazione di servizi ai minori vittime del terremoto. Raccolti già 70,000 euro per contribuire visitate il sito: Manitese.it. Ciò che balza agli occhi è che siamo un popolo generoso. Da ogni parte d’Italia sono arrivati beni portati spesso di persona dai volontari che li hanno raccolti, bonifici di cene di solidarietà, condizionatori, tende, cibo e vestiti. Le condizioni di vita sono difficili in una zona in cui si sono raggiunti i trentotto gradi in quest’estate rovente. Persone che si devono adattare a convivere con estranei, persone che hanno dovuto lasciare la propria casa in piena notte e non c’è più e non vi hanno potuto fare ritorno come è successo al consigliere comunale Elisa Spaggiari, responsabile della Protezione Civile del suo comune: San Posidonio (Mo). Il suo computer è rimasto nella sua casa dichiarata non agibile. 350 le persone che vivono in tenda, altrettante 350 quelle che vivono sotto casa all’aperto. Tutte le aziende della zona hanno avuto danni ingenti, alcune sono crollate come quella in cui lei stessa lavorava. L’attività è ripresa a metà giugno a quasi cento chilometri di distanza. La preoccupazione nella zona per l’arrivo ineluttabile dell’inverno in queste condizioni è fortissima, la sensazione di essere stati abbandonati altrettanto forte. E’ vero che si tratta di zone colpite fatte di persone che sanno rimboccarsi le maniche e riprendere in silenzio come è capitato anche in Friuli  nel ’76.  A maggior ragione ci si sente trascurati e dimenticati, mi dicono in tanti interpellati sull’argomento. Interessati più ai beni culturali che alle vittime, interessati più alle altre notizie che a sostenere psicologicamente e finanziariamente  queste persone. C’è chi come il professor Enzo  Boschi ordinario di sismologia all’Università di Bologna aveva dichiarato che l’ Emilia Romagna fosse zona sismica ma l’obbligo per le costruzioni antisismiche risale a solo al 2009. Perché in questo Paese si preferisce sempre aspettare l’evento catastrofico invece di preoccuparsi della prevenzione molto più costosa in termini di vittime e di ristrutturazioni? Più faglie si muovono sotto i nostri piedi e si ripetono di continuo, seppure di minore intensità, le scosse. Certo c’è la possibilità di iniziare i lavori di ripristino di cui viene rimborsato dallo stato l’importo all’80%  aprendo un conto corrente e presentando le fatture. Un senso di amarezza profonda però rimane. Lo stato d’animo delle vittime del sisma è un misto di rassegnazione misto alla voglia di ritornare il più presto possibile alla vita di sempre: come testimoniano le vittime della seconda forte scossa. Per rispetto a quelle persone che non ci sono più, per rispetto a coloro che devono fronteggiare questa precarietà tutti i giorni. Fa male questo atteggiamento del Governo italiano, fanno male le raccolte di fondi di cui non si conoscono le destinazioni, eventi all’insegna della solidarietà che sanno di pubblicità occulta. Jovanotti si interrogava sulla fine dei fondi del concerto per l’Abruzzo ad esempio.Senza parlare degli SMS SOLIDALI. La trasparenza non esiste, nessuno è responsabile, però si susseguono le sciaguere ma chi tira le fila di questi meccanismi rimane sempre ignoto. Fa male sentire di persone che scampati al dramma vogliono approfittare dei fondi denunciando crepe agli immobili evidentemente antecedenti. Tante persone generose si sono spese per aiutare, alcuni, senza scrupoli, hanno tentato di abusare perché le occasioni vanno prese al volo: C’è la crisi! Il Governo chiude per ferie un mese intero, ma pronti a rientrare per le emergenze. Notizia: L’emergenza c’è già!
foto: Corriere.it

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