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Una domenica bestiale

di Marzia Santella
Italia, un paese in cui si importa oltre il 70% dell’energia elettrica, dove ci si lamenta del livello culturale, della scarsa conoscenza del patrimonio artistico. Paese in cui   in cui la famiglia è inserita nella costituzione: “ La Repubblica  riconosce i diritti della famiglia.” Non vedete il nesso? Mi spiego subito: Il decreto “Salva Italia” di qualche mese fa ha liberalizzato l’apertura festiva dei negozi. Per cui i commercianti definiti da sempre: criminali, eterni evasori, truffatori patentati che vendono oggetti, abbigliamento e quant’altro guadagnando cifre astronomiche, diventano d’incanto la risorsa per salvare l’Italia. Centri commerciali aperti senza alcun limite di orario, personale pagato come orario feriale:” se non ti va bene ne trovo altri al posto tuo” sono un’illusione collettiva di benessere e di economia attiva. A fronte di incassi a favore di bar e supermercati e a scapito degli altri tutto si risolve in passeggiate nei corridoi: “Le Vasche” per cui al massimo ci si beve un caffè e si mettono anche i figli esausti nei carrelli non distinguendoli nemmeno dalla lampada comprata in offerta. Una scelta dissennata che vuole distrarre la massa dai reali problemi. Una scelta che va a scapito del valore della famiglia perché un esercito di persone che lavorano la domenica non possono godersi la loro. Risultato la disgregazione dei nuclei ed il boom di separazioni. Persone stressate che dovendo sottostare ad un ritmo senza tregua, indiscutibilmente, diventano insofferenti al semplice saluto. Per lo spasso di Monti e Governo liberi la domenica di fare shopping  si sta inaridendo irrimediabilmente la società italiana che preferisce pascolare nei negozi piuttosto che vivere attivamente le proprie relazioni, creando eventi della propria esistenza da ricordare, creando una modalità per i più piccoli per i quali un hamburger entusiasma più di un Palio in un centro storico, un giro sulla giostrina non si può scambiare per una visita ad una mostra o alla fiera dei libri. Uno sciopero indetto tramite facebook dalle commesse per  riavere le proprie vite, godersi partners e figli e questo nostro meraviglioso Paese che ci invidiano ovunque. Una società perché si definisca tale deve avere dei valori, sostanza e coerenza. Questo non c’è al momento. Quello che so è che quando i negozi sono chiusi la domenica  ci si è sempre organizzati per gli acquisti negli altri giorni. Spesso chi approfitta delle aperture domenicali sono le persone che non lavorano, persone che trovano un momento di evasione dalle mura domestiche nei negozi: fenomeno assolutamente triste. Il decreto salva Italia dovrebbe salvare il portafoglio evitando dispendi esasperati  di energia elettrica ed umana. L’energia va investita nel dare stimoli ed entusiasmo ai cittadini e gli strumenti per godere di ciò che abbiamo in termini umani e di patrimonio. E’ ora di rivedere questa follia e definire regole per tutti e non per regioni, Il commercio è un motore portentoso. Ma vanno salvaguardati i diritti di tutti grandi magazzini e piccoli esercenti tesoro dei centri storici che non possono, stante il numero esiguo di personale, spendere la propria esistenza 24 ore su 24 nell’attività. Il lavoro serve per vivere ma non si può vivere si solo lavoro. Si sa che le rivoluzioni hanno sempre una scintilla che le innesca. Lo sfruttamento intensivo della popolazione a favore di pochi è un motivo classico. La liberalizzazione selvaggia non è la risposta ma un’agevolazione, neanche mascherata, alle grosse società che gestiscono i negozi nei megastore uguali ovunque. E’ palese che la decisione deve venire dall’alto i consumatori accecati non diserterebbero mai volontariamente queste realtà. Ripeto allora il principio della Costituzione italiana: “La Repubblica italiana riconosce  i diritti della famiglia”. Non è mai troppo tardi per rispettare se stessi.

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