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Cosimo e Nicole: Riccardo Scamarcio e Nicole da Clara Ponsot celebrano l'Amore

di Roberta Leomporra

foto: Serena De Angelis

Foto: Serena De Angelis

In seguito al cortometraggio “Figlio di penna“, vincitore del Torino Film Festival, il trentaquattrenne regista torinese Francesco Amato presenta al Festival Internazionale del Film di Roma la storia di un amore quasi sfacciatamente anacronistico: “Cosimo e Nicole“.
“Una storia che più che rappresentare una generazione, vorrebbe appartenere ad una generazione, vitale e incosciente, e forse un pò in estinzione, come la giovinezza di Cosimo e Nicole, come la musica rock, i viaggi senza meta, e la capacità di amarsi davvero”.
Una sorta di dichiarazione d’intenti a posteriori quella espressa da Amato che sceglie di assecondare il proprio desiderio di raccontare la generazione cui appartiene attraverso la storia d’amore di due giovani, italiano lui, francese lei, cittadini del mondo insieme.
Del tutto avulsi da ogni forma di razionalità, si immergono totalmente nelle proprie pulsioni amorose costituendo attorno alla propria relazione una sorta di bolla immune dal mondo circostante, persino nel turbolento set del loro primo contatto: gli scontri del G8 di Genova.
Uno spiacevole incidente causa la rottura di questo involucro protettivo costringendo i due a confrontarsi non soltanto con la realtà esteriore, ma anche con scelte che potrebbero incrinare un rapporto fino a quel momento quasi fiabesco.
Foto: Mario Masi

A prestare il volto a Cosimo, Riccardo Scamarcio, vero mattatore della conferenza stampa odierna, affiancato nel ruolo di Nicole da Clara Ponsot “perchè sapevo di poter ottenere da loro l’intensità fisica ed emotiva (le due facce della stessa medaglia) che serviva ai personaggi”, afferma Francesco Amato raccontando come quello con i due attori protagonisti sia progressivamente evoluto in un rapporto di collaborazione alla quotidiana riscrittura della scenografia, il cui mutamento era diventato direttamente proporzionale alla immedesimazione dei due protagonisti con i ruoli assegnati loro: “la sceneggiatura è diventata presto una traccia, mai tradita nel suo senso profondo, ma quotidianamente riaggiornata attraverso il filtro degli attori, sempre più specchio dei loro personaggi”.
La volontà del regista di portare sullo schermo la storia di un legame profondo al punto da sfiorare l’incoscienza, attraverso la quale esemplificare la propria generazione, si scontra con una società, quella contemporanea, in cui un sentimenteo così pulito pare quasi non poter convivere con il pessimismo ed il costante senso di frustrazione che attanagliano l’individuo.
Il risultato è la narrazione di un legame puro, autentico, che si oppone al cinismo dell’era moderna, pur mantenendosi attuale.
 
 

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