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Progetto 'Cosmic', un pò di Calabria e Sardegna su Marte

di Lorenzo Tagliaferri

Il progetto italiano COSMIC (Combustion Synthesis Under Microgravity Conditions), attivo dal Dicembre 2009 e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana con la cifra di 500.000 euro è stato attivato per permettere lo studio e lo sviluppo di nuovi processi per l’esplorazione umana e robotica nello spazio. Un progetto che nasce grazie alla coordinazione del professore Giacomo Cao, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali dell’Università di Cagliari e che coinvolge, oltre all’ateneo, il CRS4 (Centro di ricerca del parco tecnologico della Sardegna presso la sede di Pula), il Dipartimento Energia e Trasporti del CNR, la società COREM srl, Esplora srl, Spaland srl e l’Istituto Tecnico Industriale Statale I.T.I.S. Fermi di Fusaldo di Cosenza. Il progetto, secondo l’ASI, si inserisce in un quadro più ampio di quelle che saranno le scelte strategiche future che l’umanità dovrà compiere per il reperimento di nuovi spazi fuori dalla terra e per la ricerca di punti di appoggio in grado di favorire la colonizzazione di questi spazi. In quest’ottica si colloca in maniera decisiva il ruolo dell’Istituto Tecnico Industriale Fermi di Fusaldo della provincia di Cosenza. Nel mese di Settembre del 2012 alcuni studenti dell’istituto tecnico, accompagnati dal professore e ingegnere, Carmelo Mandarino, dal professore e ingegnere Alfonso Caglianone, dal professore e ingegnere Gianfranco Panza, dall’ingegnere dell’Agenzia Spaziale Italiana Giuseppe Codisposti e dal dirigente scolastico Giorgio Clarizio, sono giunti nei laboratori della NASA di Houston in Texas per sviluppare la parte del progetto che riguarda la microfusione del processo di sintetizzazione delle polveri in condizioni di microgravità o di gravità ridotta. Obiettivo di questo esperimento è quello di permettere di ottenere una serie di nuovi materiali sintetizzati in stato di gravità ridotta e con determinate caratteristiche. Quello della sintetizzazione è un processo che risulterà vitale per lo sviluppo di future colonie su altri pianeti; questo processo consentirà, infatti, di arrivare a sintetizzare e produrre ossigeno e azoto, indispensabili alla sopravvivenza degli esseri umani in ambienti extraterrestri eliminando definitivamente il problema del trasporto e dello stoccaggio delle materie prime. I due aspetti più interessanti del progetto sono quelli che la NASA ha ribattezzato ISFR (In Situ Fabrication and Repair) e ISRU (In Situ Resource Utilisation), in pratica il processo di estrazione del materiale e di produzione fine all’utilizzo che non riguarderà solo la produzione di ossigeno ed azoto ma anche la produzione di materiale utile al processo di costruzione di strutture abitative che saranno utilizzate nell’insediamento delle colonie. Il progetto risulta essere fondamentale per il futuro delle missioni spaziali, in quanto permetterà alle stesse di godere di una maggiore autonomia e di poter quindi usufruire di tempi di sviluppo più dilatati senza doversi attenere a rigorose tabelle di marcia che rappresentano un limite per la sperimentazione. La scienza dell’esplorazione dello spazio, grazie a progetti come questo, potrà tirare più di qualche sospiro di sollievo.
Per saperne di più: http://www.asi.it/it/agenzia
 
 

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