Segnala un evento
HomeArteMostre interessanti a Roma

Mostre interessanti a Roma

di Mariano Colla
Nella Roma sonnacchiosa di tardo inverno, vale la pena sottolineare alcune iniziative culturali, appena menzionate dalla stampa, che sono meritevoli di richiamare una certa attenzione da parte di un pubblico talora distratto anche dalle creative alchimie politiche del momento, oltre che dalle infauste restrizioni economiche.
Iniziamo dal Museo di Roma in Trastevere, Piazza S.Egidio 1b, che propone, in contemporanea, tre mostre.
La prima consiste in una rassegna fotografica della città di Roma e si intitola “I volti, le pietre, la città”, di Mario Carbone ed Emilio Gentilini 1952 – 1985, inaugurata il 1 Marzo e con chiusura prevista per il 5 Maggio 2013.
Carbone e Gentilini forniscono una suggestiva antologia popolare della capitale, fissando istantanee che racchiudono, nella suggestione del bianco e nero, forse le ultime immagini di una Roma alle soglie della globalizzazione, laddove erano ancora vivi scampoli di tradizione e di un’umanità semplice e ingenua.
Volti, corpi espressivi sfuggenti o in posa, personaggi comuni, bambini, massaie, venditori ambulanti, lavoratori, preti sono rappresentati nelle testimonianze di una quotidianità urbana e sociale in gran parte svanita. Quasi una trasposizione dai luoghi della Roma sparita, immortalati negli acquerelli di Roesle Franz, ai volti e alle figure di individui anch’essi ormai parte della memoria .
Gentilini ci propone il realismo degli anni 70, concentrandosi sul quartiere di Trastevere.
Insiste su immagini riguardanti il sociale e il religioso, documentando, poi, l’arredo dei balconi, i panni alle finestre, il catino per lavare che poi diventa scaldino ed altri aspetti tipici della tradizione popolare quotidiana di quegli anni.
Il fotografo documenta lo svago e il tempo libero fuori dalle mura domestiche, dove strade e marciapiedi diventano territorio vissuto e partecipato, magari per ballare il saltarello, giocare alla zecchinella o scambiare quattro chiacchiere con il vicino.
L’antico quartiere romano presenta alcuni dei suoi aspetti più autentici che Gentilini riscopre negli incontri in strada, nelle osterie, in esempi di vita vissuta. Matrimoni, processioni, artigiani ormai scomparsi, come arrotini, maniscalchi, serciaroli, rigattieri, ombrellai, il suonatore ambulante di pianola, l’ultima lavandaia, ovvero tradizioni quali la pulitura delle puntarelle sull’uscio di casa, i riti religiosi dedicati a celebrare la festa della Madonna del Carmine, dischiudono atmosfere velate dal segno del tempo, tessere di una comunità ormai avvolta nell’oblio.
In Carbone ritroviamo invece la poetica realistica che documenta luoghi e individui colti con acuta e nitida coerenza con le variazioni insite in una trasformazione che va dal 52 all’85, dove le immagini degli spalatori alle prese con un’abbondante nevicata romana, del vecchio occhialaio con il suo banco di lavoro a piazza Trilussa, della festa de Noantri, della dolce vita in Via Veneto, della benedizione degli animali e delle collettive artistiche in Via Margutta, si fondono con immagini d’arte contemporanea più vicine ai giorni nostri.
La seconda rassegna proposta dal Museo di Roma in Trastevere s’intitola “Empatheia, ritratti dal cinema contemporaneo” e raccoglie le fotografie di Lucia Gardin.
Si tratta di 50 immagini che forniscono ritratti intimistici alle celebrità del cinema, quali attori, registi, scenografi, direttori della fotografia, che si sono svelati davanti all’obbiettivo della celebre fotografa.
Sono immagini che decostruiscono l’idea che si ha della celebrità trasportandola in una dimensione intima e familiare. Come recita la locandina i personaggi ritratti fanno cadere la loro maschera, mostrandosi in tutta la loro umanità.
Suggestivi i primi piani a colori di Polansky, Ridley Scott, Ken Loach, Kim Ki Duk, Zang Yimou, Mickey Rourke, per citare giusto alcune delle celebrità fotografate dalla Gardin.
La mostra chiuderà il 10 Marzo.
La terza mostra riguarda un ‘esposizione di opere di Letterio Scala, dal titolo “Tra pittura e fabbrica dei sogni” (1 Marzo – 5 Maggio 2013).
Recita il depliant della manifestazione: “L’esposizione documenta l’opera di Letterio Scalia (Acireale 1908 – Roma 1996), pittore, illustratore, autore di manifesti cinematografici e Direttore della Scuola Arti Ornamentali del Comune di Roma.
Attraverso lo studio dei materiali documentari conservati nel suo Archivio si è potuto fare luce su un artista versatile, la cui figura appare mo¬derna ed emblematica del periodo chiave tra le due guerre quando, da una parte, l’arte ha un ruolo incisivo nella vita culturale e politica del no¬stro paese e, dall’altra, le espressioni di arte popolare si servono della creatività di molti artisti per stimolare i desideri in una società in via di mutazione e soddisfare le richieste di un’industria cinematografica, ali¬mentata dalle novità d’oltreoceano.
L’attività di illustratore di Lette¬rio Scalia inquadra assai bene il ruolo che i pittori ebbero nell’alimentare quella che Edgar Morin definisce la “fabbrica dei sogni”, ovvero quell’insieme di pratiche di intrattenimento che si sviluppano in seno alla cul¬tura di massa e al sistema dei media che da esso ne deriverà”.
Una menzione a parte, anche se purtroppo si è chiusa il 2 Marzo, merita un’altra mostra, che spiccava per la sua originalità, ovvero “La fattoria degli animali meccanici”, sculture di Patrizia Lottini, presso la sala Santa Rita, nelle vicinanze di Piazza Campitelli. La cito perché immagino sia sfuggita ai più, ed è un peccato che tante interessanti iniziative non catturino l’attenzione, anche a causa di una ridotta esposizione mediatica.
Vecchi attrezzi agricoli, ferri rugginosi, tubi e falcetti dimenticati in cantine, alberi di trasmissione, parti di macchine in disuso diventano oggetti preziosi nelle mani di Patrizia Lottini che li trasforma in animali astratti e fantasiosi radunati in un’insolita fattoria. Materiali reinventati che, incontrandosi e sovrapponendosi come le nuvole, creano nuove forme e figure: un disco della frizione di una vecchia Millecento diventa il guscio di una chiocciola, un forcone arrugginito è la coda di un gallo, tubi spezzati sono le zampe di un ragno.
L’esperienza di vita in una fattoria, la conoscenza degli attrezzi e la dimestichezza anche con gli animali più appartati,unite allo studio delle antiche saghe e leggende locali della Maremma toscana, luogo di origine dell’artista, creano il sottile filo rosso che collega tutto il lavoro.
In una Roma in cui appaiono evidenti i segni della crisi, laddove negozi, teatri, grandi magazzini, cinema, esercizi commerciali, etc. soffrono il diradarsi della clientela, la cultura e l’arte ancora una volta ravvivano lo spaesato cittadino, fornendogli occasioni di svago quanto mai utili per sollecitarlo a riappropriarsi di una dimensione sapienziale ed emotiva, oscurata dalla superficialità che caratterizza i nostri tempi.

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari