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Dieci anni senza Alberto Sordi

di Caterina Ferruzzi
Era la fine di febbraio del 2003 quando uno dei più grandi attori italiani di sempre se ne andava.
Alberto Sordi non c’è più da dieci anni, ma la sua eredità come artista e uomo non si è certo esaurita.
E non è solo per via del decennale che oggi Sordi viene ricordato. Egli è diventato patrimonio di tutti noi italiani, e continua ad essere amato nonostante lo scorrere del tempo e delle generazioni.
Ha rappresentato in epoche differenti tipologie di italiani molto verosimili, seppure a volte sottoforma di caricatura, centrando sempre il bersaglio. Ci ha fatto ridere in pellicole come ”Un Americano a Roma“, o “Il medico della mutua” così come commuovere in uno dei più grandi capolavori del nostro cinema, “La Grande Guerra”, diretto da un’altra pietra miliare del cinema italiano, Mario Monicelli.
Alberto Sordi ha lavorato con così tanti registi ed attori che se dovessimo elencarli tutti finiremo per scrivere una lista di proporzioni davvero gigantesche.  Vogliamo perciò qui ripercorrere alcuni momenti della sua lunga e meravigliosa carriera.
Alberto Sordì esordì nel 1937 sul grande schermo, come comparsa, nel film “Scipione l’Africano” e successivamente vinse il concorso indetto dalla Metro Goldwyn Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy. Come doppiatore però Sordi non si limitò a questo e la sua voce è riconoscibile in diversi film come “Ladri di Biciclette” di Vittorio De Sica. Fu la voce italiana di Anthony Quinn e doppiò pure un giovane Marcello Mastroianni in “Domenica d’Agosto” di Luciano Emmer.
Negli stessi anni però Sordi si dedica anche al teatro di rivista e negli anni ’40 approda in radio, dove viene lanciato da Corrado con il programma “Rosso e Nero”.
Ma è a partire dal 1952 che la popolarità di Alberto Sordì esplode, grazie ad alcuni lavori cinematografici entrati nella storia. Nel suo interpretare l’italiano medio è diventato il simbolo della commedia all’italiana, quella che fortemente si contrapponeva al periodo neorealistico non solo per i contenuti, ma anche per lo spirito. Se il neorealismo voleva testimoniare un momento storico attraverso la veridicità, la commedia all’italiana si propone lo stesso fine, ma con una maggiore leggerezza, un pizzico di autoironia e con il forte desiderio di guardare con il sorriso al futuro.
Alberto Sordi lavorò con Federico Fellini nel 1952 con “Lo Sceicco Bianco e nel 1953 ne “I Vitelloni” (chi non ricorda la leggendaria scena “Lavoratori!” seguito da gestaccio e sberleffo?). Nel 1954 è la volta di “Un Americano a Roma” di Steno, poi nel 1957 di “Il Conte Max” , diretto da Giorgio Bianchi,  dove lavora assieme a Vittorio De Sica, nel 1958 recita in “Venezia, la Luna e Tu” di Dino Risi nel ruolo di un gondoliere piacione.
Gli anni ’60 vedono Sordi recitare in molte pellicole: “Tutti a Casa” (1960), “Una Vita Difficile” (1961), “Fumo di Londra” (1966), “Un Italiano in America” (1967), “Il Prof, Guido Tersilli, Primario della Clinica Villa Celeste Convezionata dalla Mutua” (1969). La carriera prosegue negli anni ’70: “Bello, onesto Emigrato Australia,sposerebbe Compaesana Illibata” (1971), “Polvere di Stelle” (1973) inisieme alla bravissima Monica Vitti, “Un borghese Piccolo Piccolo” (1977).
Negli anni ’80 gli impegni cinematografici di Alberto Sordi diminuiscono notevolemente non senza però regalare ancora  film memorabili come “Io e Caterina” (1980), “In Viaggio con Papà” (1982) con un giovane Carlo Verdone, considerato dallo stesso Sordi  suo erede cinematografico. Nello stesso anno esce anche “Il Tassinaro” al quale segue nel 1987 “Un Tassinaro a New York”.
L’ultimo decennio di attività di Alberto Sordi è segnato da “L’Avaro” (1991) e termina con “Incontri Proibiti”(1998) di cui cura anche la regia (cosa che fece già in passato per altre 17 pellicole, tra cui ricordiamo “Dove vai in Vacanza?”).
Quelli citati sono solo alcuni dei film di Alberto Sordi, difficile anche dover scegliere quali citare e quali no. Per una lista completa dei film e una descrizione più dettagliata della biografia e della lunga carriera di questo mito vi rimando a Wikipedia.

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