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The Next Day: il grande ritorno di David Bowie

di Emmanuele Gattuso
Il 2013 si sta rivelando proprio come un anno di rinascita per i grandi nomi della musica internazionale, Nick Cave, Atoms for Peace ed ora David Bowie che ha mantenuto la promessa di ritorno fatta a gennaio.
È tornato con un album che di fatto toglierà un bel po’ di spazio a chi avrà la sfortuna di pubblicare il proprio lavoro a marzo 2013.
Non c’è un solo pezzo di quest’album nel quale non mi ritufferei appena finito ed è proprio il caso di dire che un ritorno come questo merita di essere ascoltato almeno una volta da chiunque si dichiari un amante della buona musica.
Il duca bianco ha sfornato un album esplosivo e lo si intende dalle prime note che ha intenzione di cambiare le carte in tavola, si rimane subito (piacevolmente) spiazzati dal delay slapback sulla voce leggermente fuoritempo ed è proprio la prima parte del disco che presenta il lato più sperimentale, con scelte di produzione inconsuete, arrangiamenti ed atmosfere eteree ed impalpabili, riff granitici, voci sussurate e poi urlate, un saliscendi di emozioni e generi musicali che col procedere dell’ascolto tendono ad assestarsi fino a formare una perfetta miscela che culmina in quella che potrebbe essere (a grandi linee) descritta come una ballata  “You feel so lonely you could die”.
Il pezzo di chiusura invece cambia drasticamente registro e l’album è nuovamente in tinte scure con “Heat”, pezzo nel quale Bowie sembra voler rinchiudere il suo lato più intimo prima di lasciarci con la voglia di ripremere play.
Credo che nessuno si aspettasse un album così variopinto dopo tutti questi anni di assenza, invece l’eccentrica rockstar è tutt’altro che pigra artisticamente parlando e si concede, sì, un po’ di sperimentazione, ma rimanendo ben ancorato coi piedi alla struttura della canzone pop (specifichiamo, nel senso lato del termine).
Abbandonate quasi del tutto le sperimentazioni industrial degli anni 90, l’artista preferisce sviscerare le proprie capacità compositive nel rock, nella new wave e in quelle sfumature da lui valorizzate negli anni e che hanno fatto da base al sound molte band.
Là dove “Reality”, l’ultimo lavoro che risale a dieci anni fa, riprendeva in mano il rock inglese classico con una forte velatura brit e dark, “The Next Day” è meno introspettivo e suona più fresco ed energico seppur usando il suo predecessore come punto di partenza e continuando quindi il filo della carriera di Bowie.
Si aggiunge a questo perfetto equilibrio di ottima musica, (ben suonata e prodotta) ed originalità l’emozione per la riscoperta di un’artista da così tanto tempo lontano dai riflettori  che ha voluto fare una sorpresa dopo l’altra al suo pubblico, prima con la notizia del nuovo album e l’uscita del primo singolo “Where are we now?” proprio nel giorno del suo sessantaseiesimo compleanno, poi con lo streaming gratuito dell’album per intero su iTunes qualche giorno prima della release ufficiale.
Inutile dire che l’album ha suscitato clamore ed interesse in tutto il mondo, accaparrandosi recensioni a cinque stelle ovunque, Bowie purtroppo rimane fermo sulla posizione del non fare un tour promozionale, ma Tony Visconti, il produttore e braccio destro di Bowie per quest’album, non ha escluso del tutto la possibilità di un paio di show.
Dopo il video di “Where are we now?” ecco quello del secondo singolo dell’album, “The stars are out tonight” diretto nientemeno che dall’artista visionaria Floria Sigismondi, e interpretato da Bowie e Tilda Swinton.

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