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Maurizio Cattelan, amore per la provocazione a Milano

Di Valentino Salvatore
L’ultima opera di Maurizio Cattelan, una scultura in marmo di Carrara alta 11 metri e dal peso di 6 tonnellate, svetta da ieri in piazza Affari davanti la sede della Borsa di Milano. E ci rimarrà per dieci giorni. Tutto normale, se non si trattasse di una mano monumentale con tutte le dita mozzate tranne il medio, poggiata in verticale sul basamento. Il gesto all’apparenza innocente, si fa quindi provocazione, col dito in questione rivolto però non verso Palazzo Mezzanotte, ma verso la città.
C’è chi ci legge divertito un rimando neanche tanto velato all’attualità, col mondo della borsa che fantozzianamente deride i risparmiatori, in un periodo di grave crisi finanziaria. Altri, nonostante tutto, ne apprezzano la buona fusione architettonica con le costruzioni circostanti e avvicinano l’opera alle statue colossali, come quella dell’imperatore Costantino. Ma Cattelan ha fatto sapere che L.O.V.E., questo il titolo della sua ultima fatica, è piuttosto “un gesto d’amore”.
L’artista con fare bohémien ha snobbato ieri l’evento ufficiale per l’inaugurazione della sua mostra presso Palazzo Reale, l’incontro con gli studenti dell’Accademia di Brera. Lasciando imbarazzati a sbrigarsela con la folla di studenti che assiepava la Sala Napoleonica l’assessore alla Cultura di Milano Massimiliano Finazzer Flory e il curatore della mostra Francesco Bonami. Già l’anno scorso, alla Quadriennale di Roma, Cattelan non si era fatto vivo, mandando al suo posto alla cerimonia per la consegna del premio alla carriera il cantante Elio del gruppo Elio e le Storie Tese.
Per lo svelamento del gigantesco dito, altro evento che apre anche l’esposizione milanese, nemmeno la pioggia fitta ha fermato curiosi, giornalisti e vip. Ed è arrivata la sorpresa. Assieme all’assessore Finazzer Flory e il curatore Bonami, ecco anche Maurizio Cattelan, in un completo nero e sguardo furbetto, a suo agio nonostante il temporale. O forse proprio grazie a questo, con la pioggia che contribuisce a fare da scenografia. Fulmineo, si concede qualche foto con Bonami, l’assessore, pure con Simona Ventura lì presente. Fa qualche dichiarazione. Un accenno ai 300 mila euro spesi per l’installazione, che Cattelan assicura di aver messo di tasca sua, come confermano Bonami e Finazzer Flory.
La volontà di far rimanere l’opera in quella location così particolare, evitando che finisca rinchiusa in qualche museo. “E’ lì che deve rimanere”, dice lui lapidario. Finazzer sembra più guardingo: “Per il momento, aspettiamo di vedere le reazioni dei cittadini e poi decida la Moratti”. Ma Bonami gli dà manforte: “non hanno senso le polemiche provinciali che spesso nel nostro Paese ostacolano l’arte”. “Questo dito medio alzato” continua “mi fa venire in mente la statua provocatoria del Bernini in piazza Navona che si ripara dal crollo della chiesa di Sant’Agnese del rivale Borromini. Anche allora, in età barocca, infuriarono le polemiche, ma la statua è ancora lì”. Cattelan scopre l’ultima opera d’arte e si dilegua a bordo di una Punto bianca.
L’artista ha spesso fatto parlare di sé per opere giudicate offensive e urtanti, come i famigerati fantocci impiccati. Recentemente, proprio la mostra di Palazzo Reale ha suscitato polemiche da parte dell’amministrazione e persino dalla Curia locale. Una installazione che raffigura un cavallo morto, steso sul fianco, con piantato un cartello con la scritta “INRI” non è stata esposta a Milano. L’ha reso noto lo stesso sindaco del capoluogo lombardo, Letizia Moratti, perché questa opera è stata ritenuta inopportuna. Problemi anche con le affissioni dei manifesti che pubblicizzavano la mostra meneghina. L’immagine, che riproduce la scultura di Hitler inginocchiato in preghiera, è stata bloccata dal Comune. L’assessore alla Cultura però si è detto contrario alla censura e ha difeso Cattelan, dichiarando: “L’immagine è stata scelta dall’artista per sintetizzare il senso della mostra: contro le ideologie”. A detta di Finazzer Flory, sembra che gli ambienti della Curia abbiano suggerito di esporre La nona ora (con papa Giovanni Paolo II atterrato da un meteorite) in una sala a parte, senza altre opere intorno che potessero risultare provocatorie e con musica sacra di sottofondo.

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