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Intercambio, registi italiani di successo a Madrid

Di Marco Milano
Un giovane regista italiano riscuote successo a livello internazionale con “Intercambio”, un cortometraggio ispirato a una realtà storica.
“..Una storia di sopravvivenza accaduta realmente e che, probabilmente, succederà ancora..”
Lo spettatore del cortometraggio Intercambio è messo in guardia fin dai primi fotogrammi con questa premessa, che introduce una storia  – ispirata a fatti reali dell’Europa dell’ Est degli anni ’30 – capace di risvegliare sentimenti di inquietudine, paura e indignazione come succede per gli istinti nascosti che muovono i protagonisti.
Diretto a quattro mani da Antonello Novellino e Antonio Quintalinna, Intercambio è il racconto di quanto succede in un villaggio rurale della Spagna sotto il giogo della dittatura che continua ad affamare la popolazione di contadini, sequestrando loro il grano e il bestiame per sostenere l’esercito in guerra. Le continue razzie trasformano il villaggio in un ‘fortino’ isolato, mentre cresce la fame e la disperazione degli abitanti ridotti in condizioni disumane. Questa situazione di alienazione e privazione  della propria dignità, costringerà i contadini a compiere azioni drastiche e drammatiche per sopravvivere, fino ad una sconcertante soluzione finale per arrivare in forza al prossimo raccolto di grano.
L’istinto di sopravvivenza – il vero protagonista del corto – scavalca i limiti della morale, risvegliando un lato nascosto della natura umana, l’ atto del cannibalismo,  guidato dalla forza di una rassegnazione consapevole.
E’ un racconto che riporta in vita ancestrali tradizioni, quello di Intercambio, indietro fino ad epoche oscure, che, anche se non vissute, sono in qualche modo impresse in un certo immaginario collettivo.
Nei suoi 15 minuti di lunghezza, diversi sono i momenti emblematici e si toccano più volte emozioni forti, a partire dalle scene iniziali in cui si palesa, attraverso una trasmissione radio, la voce e l’identità di un nemico visibile solo con la presenza prepotente dei soldati, la dittatura.
Dettagliate ricostruzioni di ambienti, costumi, oggetti d’epoca, il ritratto inquietante della natura arida e traditrice offrono allo spettatore uno scenario credibile – con forza inusuale per un cortometraggio . La componente umana della storia si  manifesta in sguardi cupi e impauriti, in dialoghi divisi tra parole di speranza e pensieri di rassegnazione. La fame guida ogni gesto e debolezza dei contadini, facendo ‘arrancare’ le loro mani nella terra e spingendoli a nutrirsi di qualsiasi cosa possibile – fosse anche il cuoio di una cintura o della rilegatura di un libro.
Girato tra Segovia e Madrid, il corto ha dei tratti di fotografia e regia di alto profilo, supportati da attori di calibro come Victor Clavijo e Juancarlos Vellido ed è stato accolto con favore dalla critica, aggiudicandosi ben 29 premi nell’ambito di diversi festival, tra cui  la 12^ Semana del Cortometraje de la Comunidad de Madrid e, in ambito italiano, l’ultima  edizione del festival Il giardino dei corti di Avellino, il Napoli Film  Fest e il Lucania Film Festival.
I successi spagnoli non sono certo casuali, dal momento che la storia di questo corto è il frutto del percorso del giovane regista italiano – Antonello Novellino – che ha trovato in Spagna la possibilità di produrre in maniera indipendente i suoi lavori, a fronte di una situazione italiana sempre più complessa per gli autori emergenti. La sua permanenza in Spagna gli consentirà di produrre altre idee, tra cui un documentario sulla avvincente storia degli scacchisti  Ruy Lopez e ‘Puttino’, e i tornei a loro dedicati.
I risultati raccolti da Intercambio potranno forse essere un ulteriore trampolino di lancio per un regista che ha dimostrato di saper girare e raccontare con uno stile profondo e misurato. Sebbene infatti nella letteratura e nel cinema ci siano già racconti analoghi – come ad esempio “The Road” tratto dall’omonimo romanzo di McCarty –  l’elemento del cannibalismo,  presente nel corto, viene affrontato in modo non sensazionalistico o ad effetto, ma è rappresentato come elemento del passato che si ritrova nella mitologia di tutte le culture.
A ricordarci di cosa può essere capace la natura umana.

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