La rubrica analizza personaggi, fatti di cronaca e temi di attualità sotto il profilo tarologico cercando di cogliere, attraverso la stesa dei Tarocchi, le potenzialità, le tendenze e gli esiti futuri.
di Elisabetta Rossi
Nel film “Ricomincio da capo” il protagonista è un condannato a rivivere sempre la stessa giornata e così succede agli italiani. Sempre gli stessi nomi, le stesse “emergenze nazionali”, gli stessi problemi irrisolti da vent’anni.
Viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le ‟passioni tristi”: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una minaccia, alla quale bisogna rispondere ‟armandoci”. Il riferimento filosofico non è al dolore o al pianto, ma all’impotenza, alla disgregazione e alla mancanza di senso, che fanno della crisi attuale qualcosa di diverso dalle altre a cui l’Occidente ha saputo adattarsi, perché si tratta di una crisi dei fondamenti stessi della nostra civiltà (Galimberti, 2008).
I Tarocchi vedono carte di cambiamento che può nascere dalla società civile: ma quale società civile?
Oggi, quello che ci colpisce a prima vista sono le forme di individualismo: smarrito anche il più semplice buon senso, se si pensa che 5 milioni di cause civili pendenti innanzi agli organi della giustizia ordinaria riguardano le liti tra condomini. Il semplice vicino di casa è un nemico e le parti condominiali un terreno di battaglia e non un bene comune. Se poi continuiamo la declinazione di tutto quello che è un patrimonio comune ma che maltrattiamo perché non è “mio” ma “nostro”, arriviamo alla sporcizia delle strade, che è prima di tutto un effetto dell’ignoranza e della noncuranza dei cittadini e in seconda battuta un problema di organizzazione della nettezza urbana; alla maleducazione di gran parte dei dipendenti pubblici, che, stravaccati sulla poltrona del posto fisso, non si curano della qualità dei servizi che devono garantire ai cittadini e per i quali sono pagati; alla irresponsabilità di chi dovrebbe controllare a tutti i livelli e se ne lava le mani perché, nel caso migliore, “tanto chi me lo fa fare…”.
E in questi casi il male vince sempre sul bene e fa notizia mentre ci sorprendiamo per i casi di buona condotta.
Logiche individualistiche, famiglie in crisi, scuola declassata, luoghi di lavoro allo sbando, ci rendono passivi e in molti casi indifferenti alle strategie perverse della politica italiana che, in decenni di mancato rinnovamento della sua classe dirigenziale, ha prima partorito e poi tenuto in vita un sistema-mostro che ammazza di tasse, violenta l’ambiente e trasforma il futuro da promessa a minaccia.
Una crisi della società e della cultura che ingloba al suo interno le crisi personali e familiari.
Nel romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa il principe di Salina trae dalla Storia (l’Unità d’Italia e i nuovi padroni piemontesi) una morale acida e amara: «Perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Almeno nell’apparenza, arte camaleontica nella quale i nostri governanti sono campioni logori.
Di tutto questo è complice anche il giornalismo che ha abdicato alla sua funzione di “cane da guardia” per trasformarsi in “cane da riporto”.
Ma se la speranza è l’ultima dea è bene continuare a onorarla ogni giorno e in ogni singola buona pratica per contribuire a svegliarsi un mattino, non troppo lontano, e leggere tra i titoli dei giornali: L’Italia s’è desta!