di Lidia Monda
ANM. Ovvero all’ANM ‘ro ritardo. E’ scritto su centinaia di fermate dell’autobus. Sarà per sfuggire alla bruciante ironia del perenne ritardo o per dare una nuova configurazione al trasporto pubblico napoletano che da novembre dello scorso anno si è avviato un processo di fusione tra le principali aziende di mobilità napoletana, che ha portato alla nascita di una nuova società , una sorta di grande cocktail con una parte di ANM (trasporto pubblico su gomma), una parte di Metronapoli (metropolitane e funicolari), una parte di Napolipark ( parcheggi e sosta) e una spruzzata di limone, agitato non mescolato. E fin qui, tutto bene. Ma ora si pone un problema. Il nome. Come la chiamiamo questa nuova nata? Per risolvere il dilemma il Comune di Napoli ha lanciato un sondaggio on line “scegli il nome della nuova società unica del trasporto pubblico”. Ed ecco che un maldestro senso di democrazia partecipata invita alla compenetrazione nella parte. Sul web è tutto un fiorire di proposte : Miraggio, Ciclobus, Vacappèr (Vado a Piedi), Vac’e press (Vado di fretta) , Sperammchepass (Speriamo che passi). Ma forse il sondaggio è solo marketing, è strategia che induce al coinvolgimento emotivo del cittadino. E io ci casco come la zia zitella innanzi al nido. Per la verità sono una sentimentale, mi piaceva il nome Atan, ma alla napoletana, Atàn, con quella cadenza sbilenca che francesizza Actòn, e sfrancesizza Càvour , e che rivela le origini travagliate e trasversali di tutti noi partenopei. Ora invece il sito del Comune di Napoli ci informa che a seguito del sondaggio dello scorso giugno, sono pervenute moltissime proposte per la neonata società, fino a restringere a una rosa di dieci nomi, con acronimi dotati di maggiore o minore cattiveria. Per esempio c’è STEP , Società Trasporti E Parcheggi, step by step, passo dopo passo, in pratica “fattela a piedi”, o MAN ( Muoversi A Napoli), che di sicuro è sessista e maschilista, ma al televoto vanno in ordine sparso anche sigle da sigarette, come NT ( Napoli Trasporti) e NM (Napoli Mobilità), e poi le due favorite in nomination TINA ( Trasporto Integrato Napoli) e AMO NAPOLI ( Azienda Mobilità Napoli).
Ora, la verità è che resto perplessa non solo dalle proposte del Comune, ma anche dal ballottaggio. Mi chiedo infatti se lì a palazzo abbiano un’idea della immensa capacità creativa, comica e dissacrante dei napoletani. Perché TINA fa rima con tutto lo scibile presente sui muri dei bagni pubblici e l’amore per Napoli è proprio l’ultimo dei sentimenti quando aspetti l’autobus e il tempo assume connotazioni sempre nuove, metafisiche e trascendenti. E allora , per favore, voi a Palazzo, una richiesta. Per favore, quando vi troverete all’anagrafe per dichiarare la neonata, fate in modo di scegliere un nome assolutamente incolore e inodore, uno di quelli che faccia dimenticare questi ultimi anni di corse interrotte per carenza di carburante, e questi ultimi giorni con linee cruciali sospese senza neppure il minimo preavviso, con frustranti attese e conseguenti ricorsi ai taxi. Un nome che non evochi alcuna speranza che possa poi naufragare, né tantomeno che provochi il cittadino napoletano in ardite sperimentazioni linguistiche. Per la verità , anzi, preferirei addirittura non sceglierlo affatto il nome della società, perché poi il rischio è che mi affeziono e se mi lascia a piedi ci resto pure male. Vorrei solo che il trasporto a Napoli non fosse più un’irritazione, uno sfinimento, un argomento di conversazione, vorrei che fosse un presupposto, un sottointeso, uno sfondo silente alle nostre vite.
Vorrei non dover vedere cittadini esasperati che arrivano a presentare un esposto ai Carabinieri, come quello sottoscritto da Lucio Mauro, presidente dell’Associazione Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli, per rivendicare semplicemente il diritto a un trasporto pubblico efficiente.
Vorrei, insomma, non aspirare a trasporti futuribili e scenari europeistici da agenda digitale, per poi restare tempi infiniti ad aspettare un tram che si chiama “desiderio”.
foto: Ansa