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Modigliani, la collezione Netter arriva a Roma

di Cinzia Colella 
 
Montparnasse, il quartiere parigino che ha accolto i fermenti artistici dell’inizio del ‘900, rivive nelle tele della collezione Netter. In mostra fino al 6 aprile nei rinnovati spazi espositivi di Palazzo Cipolla, “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti” testimonia lo spirito di un’epoca inquieta, espressiva, piena.

Amedeo Modigliani 1917 circa © Diritti Riservati
Amedeo Modigliani
1917 circa
© Diritti Riservati

Modigliani arriva a Parigi nel 1906 sentendo che quello era il posto dove avrebbe potuto “salvare il suo sogno”. Va a vivere a Montparnasse che, in quegli anni, diventa il quartiere degli artisti; non solo pittori, ma anche scrittori, come Hemingway e Miller, intellettuali come Jarry e Cocteau, rifugiati politici come Lenin e Trockij. Sono tutti lì e i luoghi di incontro sono le trattorie a buon mercato e le bettole-cantine in cui si resta fino tardi parlando di arte e politica e non di rado le discussioni terminano in risse. Le condizioni di vita sono per tutti assai misere, ma è il fuoco sacro dellʼarte, la consapevolezza che le loro opere stanno cambiando per sempre i canoni estetici, a dare la forza a Modigliani e compagni di andare avanti.
Se lʼImpressionismo, pur avendo apportato una rivoluzione nel modo di dipingere, non usciva in fondo dai canoni del naturalismo, con i lavori di Modigliani, di Soutine, di Utrillo, lʼarte diventa autonoma dal soggetto ritratto e dalle tradizioni culturali e artistiche dei paesi di provenienza dei singoli artisti, generando la prima vera rivoluzione nel mondo dellʼarte e il ribaltamento dei canoni sino ad allora conosciuti.
“Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione – spiega Marc Rastellini, curatore della mostra, tra i più importanti studiosi di Modigliani e direttore della Pinacothèque de Paris -. In definitiva, la loro arte non è polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, è a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualità e i sogni propri a ciascuno di loro (…). Quegli anni corrispondono a un periodo dʼemancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellʼarte. Ovunque in Europa era in corso una rivoluzione estetica, preludio a unʼevoluzione dei costumi; ed è a Parigi, ʻlʼunico luogo al mondo in cui la rivolta ha il diritto di cittadinanza’”.
In questo contesto approda anche il collezionista Jonas Netter, una figura importantissima per gli artisti in mostra, senza il quale molti tra loro non avrebbero avuto di che vivere e sostentarsi. Il percorso espositivo delle oltre 100 opere, mette a confronto i capolavori acquistati nellʼarco della sua vita e, affascinato dallʼarte e dalla pittura, diventa un amateur illuminato e un acuto riconoscitore di talenti. Netter conosce Modigliani, Soutine, Utrillo ed entra in contatto con Valadon, Kisling, Krémègne, Kikoïne, Hayden, Ébiche, Antcher e Fournier. La loro produzione lo affascina e lo spinge a sostenerli generosamente e a comprare dal mercante i loro lavori: egli diventa quasi un “mecenate”, ispirato e geniale insieme tanto che, quando Modigliani è costretto a trasferirsi in Costa Azzurra a causa di problemi di salute, compra dal giovane italiano abbastanza tele da permettergli di affrontare il viaggio, durante il quale poi lʼartista lavorerà intensamente.
Amedeo Modigliani Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino) 1917 o 1918 Olio su tela Firmato in alto a destra, cm 92 x 65 © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset
Amedeo Modigliani
Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino)
1917 o 1918
Olio su tela
Firmato in alto a destra, cm 92 x 65
© Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset

Di Modigliani Netter ammira lʼoriginalità del genio creativo, ama profondamente i suoi volti femminili stilizzati su lunghi colli affusolati, come “Elvire au col blanc” (“Elvire à la collerette”) del 1917-18 e “Fillette en robe jaune” (“Portrait de jeune femme à la collerette”) del 1917, entrambi esposti insieme a “Portrait de Zborowski” del 1916 e “Portrait de Soutine”, anchʼesso realizzato nel 1916 dopo lʼincontro tra i due artisti che stringono una solida amicizia, al punto che è proprio Modigliani a presentare a Netter Soutine. Di Chaim Soutine sono esposti in mostra oltre venti olii – una vera e propria mostra dentro la mostra – tra cui “LʼHomme au chapeau”, “LʼEscalier rouge à Cagnes e La Folle”.
Allo stesso modo Netter scopre i quadri del cosiddetto periodo bianco di Utrillo, soprattutto vedute, tra le quali in mostra “Place de l’église à Montmagny”, “Église de banlieu” e “Rue Muller” à Montmartre. Netter decide di proteggere questo eterno fanciullo disincantato, preda sin dallʼadolescenza dei fumi dellʼalcool, innamorato della madre, Suzanne Valadon, valente e originale pittrice, anche lei presente con le sue opere in mostra, come “Ketty nue s’étirant” o “Église de Neyron”.
La mostra – che segue un percorso molto più leggibile rispetto a quello creato a Milano, a Palazzo Reale, dove è stata fino all’8 settembre scorso – riporta lo spettatore in una Parigi viva e dinamica in cui si sentono nettamente i rumori di una città che sta allevando le avanguardie.

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