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Il caso della bambina di Rapallo allontanata dalla madre

di Maria Rosaria De Simone
Il 7 gennaio, appena concluse le feste, da un asilo di Rapallo, a seguito una sentenza del Tribunale dei minori, una bambina di appena 4 anni è stata prelevata da un gruppo di poliziotti in borghese, accompagnati dalle assistenti sociali.

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Vittoria Brioschi, la direttrice dell’asilo di Rapallo (© Ansa)

La madre della bambina, una romena di 38 anni, era ignara dell’accaduto, ed ha di sicuro vissuto la vicenda come un sequestro da parte delle autorità competenti. Con tutto il dramma personale che possiamo appena immaginare. La bambina è stata poi portata in una casa famiglia dove soggiornerà temporaneamente. Quantificare il ‘temporaneamente’ ora come ora è complicato. Potrebbe trattarsi  di alcuni mesi, oppure di anni. Dipende da cosa dicono i servizi sociali che si occupano della bambina, dalle relazioni che presenteranno ai giudici competenti.
Il quotidiano genovese Il Secolo XIX ha riportato la sentenza che ha condotto a questa incredibile decisione: “La madre pone grossi limiti alla sua disponibilità lavorativa rimanendo completamente a carico delle associazioni di volontariato territoriali”.
Sembrerebbe infatti che la donna venisse aiutata nel mantenere se stessa e la propria figliola  proprio da quei servizi sociali che hanno dato su di lei un giudizio durissimo, asserendo che la donna ha uno stile di vita precario, instabile, alieno dall’assunzione di fattivi impegni e parassitario rispetto ai sostegni ottenuti.
Semplificando, dunque, la donna non si mostrava grata degli aiuti che le venivano dati e non faceva nulla per uscire dalla sua situazione di indigenza. La madre si difende da queste accuse, che sono la causa dell’allontanamento della bambina, sostenendo che ha sempre lavorato e che non ha mai fatto mancare nulla a sua figlia, provvedendo nel miglior modo possibile.
Da indiscrezioni si è venuto a sapere che la donna lavorerebbe come badante percependo in nero un compenso di circa duecento euro.
Ora questa storia, purtroppo non è unica in italia, ma fotocopia di tante e tante vicende che nascono e vivono all’ombra dell’indifferenza generale e di un mancato interrogativo sul se sia giusto allontanare con tanta facilità, superficialità ed arroganza i bambini da madri o da genitori indigenti, pensando di ben dirimere le questioni.
Anche la vicenda di questa bambina, prelevata di nascosto, mentre era all’asilo, senza alcun rispetto della figura genitoriale, sarebbe passata sotto silenzio, se non fosse stato per le dichiarazioni date all’ANSA dalla direttrice dell’istituto Vittoria Brioschi: “Siamo caduti della nuvole”, ha affermato, presentando la  bambina  come una piccola ‘leader’ della sua classe. “È una bimba socievolissima e ben integrata”, ha aggiunto. I compagni di classe della bambina sentono inoltre  la sua mancanza, proprio perché era una bambina ben integrata. La bambina, inoltre, secondo le sue maestre si presentava a scuola sempre in ordine e era molto affezionata alla madre, che mostrava grande cura nei suoi confronti.
Dunque,  ragionevoli dubbi sulla legittimità o meno, sulla bontà della sentenza esistono e non possono essere lasciati morire nell’inconsapevolezza e nella mancata ricerca della verità.
Sia pur tenendo conto che ogni caso è a sé e che esistono genitori che sarebbe meglio perdere che trovare.
Non sembrerebbe però questo il caso. D’altra parte la sentenza è davvero durissima nei confronti della madre, seguendo quanto relazionato dalle assistenti sociali . La donna romena avrebbe strumentalizzato la bambina per ottenere benefici di vario genere ed una casa comunale. Non avrebbe poi condiviso  “i vari progetti che le sono stati proposti, salvo poi opporsi recisamente quando erano state già trovate e impegnate le risorse”.
Sarebbe interessante verificare a cosa si era opposta la donna, a quali progetti su di lei e la sua bambina. Bisognerebbe avere la possibilità di verificare l’intera vicenda in maniera capillare.
Un ultimo interrogativo purtroppo da lasciare aperto, ma di non minore importanza, è quanto percepirà la casa famiglia per ospitare la bambina. Quanto verrà a costare allo Stato la sua permanenza in quella struttura? Di più o di meno, rispetto a quanto veniva offerto in aiuti e servizi alla madre della bambina?
In ultima analisi i nodi da sciogliere sul caso specifico è sia stato proprio necessario allontanare la bimba dalla madre, dal suo principale punto di riferimento e sicuramente anche da tutto il suo ambiente. Se questo modo di procedere non coltivi in sé una forma di nazismo giuridico, che non rispetta le persone fino in fondo. Se le sentenze che dovrebbero portare ad una risoluzione siano davvero giuste. Se le decisioni dei giudici non debbono essere sottoposte al vaglio di una critica costruttiva. Se dietro a queste tragiche storie  non esista, in fondo, ma neppure tanto in fondo,  un problema legato ad interessi finanziari.
Sono domande che vanno poste, senza timore, in attesa di conoscere se sia possibile tornare indietro su una decisione così grave, per il bene stesso della bambina che dovrebbe essere tutelata al massimo.
 

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