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Vacanza permanente su Marte


Prendereste un "volo" di sola andata per Marte?
Prendereste un "volo" di sola andata per Marte?

Di Francesca Lippi

Una misteriosa navicella precipita sulla Terra ai giorni nostri: è un vecchissimo velivolo dell’Unione Sovietica, pilotato da un ragazzino che parla unicamente russo e che è ammalato di leucemia. E’ mai possibile che all’epoca l’Urss abbia mandato astronauti su Marte e che il giovane aviatore spaziale sia nato proprio sul pianeta rosso? Questo è l’interrogativo che rimane sospeso alla fine del primo episodio di “Pioneer One”, la webserie di Josh Bernhard e Bracey Smith, realizzata attraverso donazioni degli utenti. Fantascienza dunque. E se un giorno diventasse una realtà non troppo lontana?
Terra-Marte, solo andata
To Boldly Go: A One-Way Human Mission to Mars” è il titolo di un articolo pubblicato sul “Journal of Cosmology” nel quale Dirk Schulze-Makuch -professore associato presso l’Università di Washington- e Paul Davies -fisico e cosmologo dell’Arizona State University- sostengono la necessità di una missione umana ed unidirezionale su Marte.  Anche se per ora è poco probabile per via degli elevati costi sia politici che finanziari, teoricamente una missione di “sola andata” potrebbe far risparmiare qualche soldo. I due studiosi spiegano infatti che parte del costo servirebbe per garantire il ritorno “in sicurezza” del personale, mentre una one-way mission potrebbe garantire spese ridotte nonché “il primo passo per stabilire una presenza umana permanente sul pianeta”.
Come Douglas Quaid
A detta dei due autori, all’interno del nostro sistema solare, Marte è il pianeta più simile alla Terra dopo Venere: anche se  non ha uno scudo di ozono né una schermatura a livello di magnetosfera che riparino dai raggi ultravioletti, il pianeta più narrato dalla fantascienza presenta comunque una moderata gravità, una atmosfera, acqua, anidride carbonica ed alcuni minerali. In più, con la tecnologia attuale dei razzi chimici, sarebbero necessari ‘solo’ 6 mesi per raggiungere il suolo marziano dal momento del lancio. “Prevediamo che l’esplorazione di Marte potrebbe cominciare e proseguire per un lungo periodo, sulla base di viaggi solo in uscita”, dice  Schulze-Makuch. “Inizialmente si potrebbero inviare quattro astronauti, due per ciascuno dei due veicoli spaziali, ognuno con un lander (una navicella spaziale che discende e sosta sulla superficie di qualsiasi corpo celeste, ndr) e rifornimenti sufficienti, per poi costruire un unico avamposto sul pianeta”.  Per questo si dovrebbe selezionare un sito idoneo per la colonia, preferenzialmente associato a  qualche  tipo di rifugio naturale e con vicino risorse come l’acqua, i sali minerali e le sostanze nutritive. Marte infatti “è ricco di grandi grotte laviche naturali e alcune di esse sono situate ad una quota bassa in prossimità dell’oceano settentrionale, il che significa che potrebbero presentare depositi di ghiaccio per le esigenze di acqua ed ossigeno”.
L’idea ricorda molto il Marte nel 2084 raccontato in “Atto di forza”, solo che –a quanto pare- un minimo di atmosfera è presente. “Sarebbe una situazione simile a quella che hanno vissuto i primi coloni del continente nordamericano”, spiega Davies. “Gli esploratori come Cristoforo Colombo, Frobisher, Scott e Amundsen, non intrapresero i loro viaggi con l’intenzione di rimanere poi nel luogo di destinazione. Tuttavia, sono andati incontro ad enormi rischi personali per esplorare nuovi territori, con la consapevolezza dell’elevato rischio di morire durante il tentativo”.  Gli autori propongono così un progetto secondo cui gli astronauti -dopo un primo periodo durante il quale vengono riforniti periodicamente dalla Terra per i generi di prima necessità- dovrebbero diventare abili a raccogliere ed utilizzare le risorse disponibili sul pianeta fino al raggiungimento dell’autosufficienza dell’avamposto, che alla fine dovrebbe diventare un hub per il successivo programma di colonizzazione.
Non solo neo-colonialismo
Chi pensa che i due autori vogliano solo andare a parare nell’invasione di un altro pianeta, è in errore. Davies e Schulze-Makuch dicono che una colonia su Marte, oltre a rappresentare una “scialuppa di salvataggio” in caso di “mega-catastrofe” sulla Terra, potrebbe anche essere una piattaforma per le ricerche scientifiche.  Gli astrobiologi affermano infatti che Marte ospita (o ha ospitato) vita microbica: questa teoricamente potrebbe essere una ottima opportunità  per studiare una forma di vita aliena. Non solo. “Marte nasconde una grande quantità di dati geologici ed astronomici, ma l’accesso da terra usando sonde robotiche è quasi impossibile: una presenza umana permanente potrebbe aprire la strada alla planetologia comparata ad un livello inimmaginabile. Una base su Marte poi offrirebbe un trampolino di lancio per l’esplorazione umana e robotica del sistema solare esterno e la fascia degli asteroidi”. Senza contare le importanti implicazioni politiche e sociali benefiche per la Terra in quanto: “il fatto di stabilire una presenza umana permanente su un altro pianeta che sia multiculturale e multinazionale rappresenterebbe un tema unificante forte ed esaltante per tutta l’umanità”.

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