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È giusto parlare di omicidio stradale? Risponde l'avvocato Domenico Musicco

di Maria Rosaria De Simone
Omicidio stradale. Se ne parla da anni, ma ancora, nonostante sembrano esserci tutte le premesse, il blocco culturale è forte e i disegni di legge al riguardo si arenano tutti. Eppure ogni giorno i pirati della strada mietono vittime.
Gli ultimi dati parlano di cifre drammatiche: ogni anno circa cinque mila persone perdono la vita sulle strade. Almeno 300 mila i feriti, oltre 200 mila i disabili gravi.
Fautore dell’introduzione del reato di omicidio stradale è l’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali e sul lavoro, che da molto tempo, ormai, si batte per questa causa accanto ai parenti delle vittime. DOMENICO MUSICCO
Lo incontro a Roma, durante uno dei suoi viaggi di lavoro, per un’intervista.
Avvocato, proprio di questi giorni è la tragica notizia della morte di quattro ragazzini al bar a causa di un pirata al volante, uno che aveva già avuto problemi per la sua passione per le corse folli in macchina. Che dire?
Che in italia manca una politica di prevenzione seria sul territorio per quanto riguarda l’incidentalità stradale.
Problema non solo di oggi ma che deriva da decenni di sottovalutazione del fenomeno. Ora però bisogna intervenire. Siamo ancora fermi a circa 1 milione di controlli l’anno sul tasso alcolemico a fronte dei 10 milioni in Inghilterra Germania Francia. Poi la giustizia: revoca patenti e pene certe.
Esiste una seria mancanza di presidi sul territorio come forma di prevenzione e di controllo. Che pensa al riguardo?
È vero. Pochi sono i controlli sulla velocità nelle strade urbane e sul rispetto delle strisce pedonali. Insomma c’è molto da fare.
Perché la legge attuale non funziona? È troppo permissiva, poco punitiva, o che altro?
La legge attuale non funziona. Per i casi più gravi serve introdurre al più presto il reato di “omicidio stradale” con pene che,come da mia proposta come Presidente dell’Avisl, saranno da 6 a 16 anni per chi uccide sotto l’effetto di alcol e droghe o superando di più del doppio il limite di velocità o si da alla fuga dopo l’incidente e, in questi casi prevedendo la revoca a tempo indeterminato della patente.
Quando invece si può ancora  parlare di omicidio colposo?
Quando l’incidente è dovuto a una disattenzione o al mancato rispetto delle regole del codice della strada, ma senza che si configurino le quattro ipotesi proprie dell’omicidio stradale.
Il Partito Democratico del Senato ha presentato poco tempo fa il disegno di legge “Norme in materia di omicidio e lesioni personali stradali”. Si chiede l’introduzione dell’omicidio stradale, appunto. Quali inoltre sono le novità più importanti?
Il disegno di legge Moscardelli che ha recepito la proposta di legge dell’Avisl è stato un passo importante per l’introduzione del nuovo reato ma si potrebbe configurare l’introduzione di aggravanti che portino allo stesso risultato e così vincere le resistenze politiche e di parte della magistratura verso l’introduzione del reato autonomo.
Per quale motivo c’è tanta avversione da parte di buona parte del mondo politico nei confronti dell’introduzione dell’omicidio stradale?
L’avversione è dovuta a non conoscenza del problema nella realtà dei fatti. L’obiezione che viene fatta da alcuni esponenti politiche è che le leggi già ci sono. Ma la realtà dei processi è un’altra: tra sconti di pena,patteggiamenti, rito abbreviato, attenuanti la pena finale anche per i casi più gravi è quasi sempre una pena “sulla carta” e non una pena effettiva.
Con il nuovo reato o con l’aggravante ciò non potrebbe più avvenire con pene previste che sono nel minimo 3 volte superiori alle attuali: da 2 a 7 anni e comunque 2 volte superiori all’attuale aggravante di omicidio colposo commesso da persona drogata o ubriaca (oggi da 3 a 10 anni).
Quale potrebbe essere una forma di prevenzione da poter attuare? E con quali agenzie educative?
Molti più controlli e polizia locale e stradale sul territorio. Più mezzi e uomini nei punti sensibili e di notte, soprattutto fuori dalle discoteche per effettuare controlli su guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di droghe. Serve una presa di coscienza del Governo sul tema della prevenzione.
Secondo lei i parenti delle vittime stanno ricevendo attenzione dalle Istituzioni? Stanno ricevendo giustizia, come dovrebbe essere in ogni paese civile che si rispetti?
I parenti delle vittime non hanno ottenuto ad oggi giustizia e ora vogliono una risposta forte dalle istituzioni. Per questo come Presidente dell’ Avisl ho chiesto di anticipare l’incontro con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e con il Viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini.

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