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L'altro Bukowski raccontato da Jacopo Ratini

di Marina Capasso
Salotto Bukowski è un’occasione particolare per entrare nel mondo di un autore che in tanti conoscono, un autore dalla vita e dalle opere provocatorie e discutibili. IMG_4521smallMa il modo in cui questo sfaccettato mondo viene presentato da Jacopo Ratini è semplice e al contempo alternativo e suggestivo. Bukowski non è “solo alcool, puttane e ippodromi” ed è questo che emerge durante lo spettacolo. Vengono fuori, infatti, alcuni dei suoi versi meno conosciuti e che lo allontanano dalla rigida figura con la quale si tende ad identificarlo e ci accompagnano verso una riflessione a trecentosessanta gradi sulla vita e sulle sue immense sfumature. Poesie, pensieri e parole, dalle più crude a quelle più ricercate, vengono lette e recitate, accompagnate dalla musica del talentuoso Gianmarco Dottori alla chitarra e da Luca Bellanova al pianoforte. La scelta dei brani, quasi tutti ripresi dal repertorio dei più egregi cantautori italiani, è in perfetta sintonia con l’emozione che si crea sul palco. Jacopo, seppur cimentandosi in un compito estremamente arduo, non poteva omaggiare meglio uno dei suoi autori preferiti.
Nella tua carriera hai avuto svariate esperienze in ambiti affini, ma diversi. Chi è Jacopo Ratini? Prova a dare una definizione di te stesso.
«Jacopo Ratini è… (che bello parlare in terza persona come gli schizofrenici)… un Cantautore con il “brutto” vizio di avere sempre mille idee e progetti che esulano dal mero ruolo di “Autore di Canzoni”. Un melting pot di idee, pensieri e sfumature…».
IMG_6759small Il primo pensiero che ti fa sorridere al mattino?
«Dipende da che messaggio trovo quando accendo il cellulare, apro facebook o leggo la mail…».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? E quali quelli passati che cancelleresti?
«Progetti futuri: vincere il Festival di Sanremo, fare un’altra ventina di dischi, diventare Assessore alla Cultura di Roma e comprarmi quattro palazzine nel centro storico della capitale. Del passato non ho grandi rimpianti: rifarei quasi tutto… Ho detto quasi, non tutto… :)».
Come hai partorito l’idea del Salotto Bukowski?
«Charles Bukowski è uno dei miei scrittori e poeti preferiti e il Salotto Bukowski vuole essere un mio personale omaggio a lui. Una celebrazione del suo lato meno commerciale: le poesie e gli scritti più introspettivi, malinconici, crudi, pungenti e sagaci. Per capirci meglio… il Bukowski non solo alcool, puttane e ippodromi».
Il “Club dei NarrAutori” è un momento dedicato ai giovani talenti. Tu che rapporto hai con il talento?
«Ho un rapporto un po’ all’antica con il talento: appartengo alla vecchia scuola. Penso che i talenti vadano scovati, ascoltati, indirizzati, fatti crescere e valorizzati. Chi manda un talento in esilio uccide una parte fisiologica della sua anima: il senso di appartenenza, il territorio su cui seminare, maturare e investire i propri anni… il proprio futuro».IMG_4431small
Chi sarà Jacopo in futuro?
«Un artista ed un essere umano con una forma, una strada e un’identità sempre più chiara e definita».
 
Foto di Matteo Nardone
 
 
 
 

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