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Lo swing dell'Orchestra Operaia chiude il Roma Jazz Festival

di Marina Capasso
Per l’ultimo appuntamento del Roma Jazz Festival, orchestra_operaia-448-1160x771la sala Sinopoli dell’Auditorium si riscalda sulle note dell’Orchestra Operaia, diciassette elementi diretti da Massimo Nunzi, che hanno interpretato in anteprima brani e arrangiamenti mai eseguiti precedentemente in pubblico.
Un viaggio particolare nella musica meno conosciuta, tra swing e jazz, omaggiando grandi nomi come Duke Ellington, Ella Fritzerald, Dizzy Gillespie, Benny Goodman e artisti quasi sconosciuti come Charlie Barnet.
Ad illuminare la serata, inoltre, gli splendidi colori degli abiti dei ballerini, più di cento, tra professionisti e amatoriuntitled di varie scuole romane di Lindy Hop, diretti dal coreografo Vincenzo Fesi, che hanno presentato splendide coreografie dell’epoca, riportandoci così all’atmosfera delle ballroom americane dove si esibivano le grandi orchestre swing.
Un modo per richiamare quel fenomeno sociale e culturale di unione e condivisione che, in un momento di nuova “depressione” come quello attuale, sembra molto sentito e attira ancora numerosi giovani.

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