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Io sto con Erri De Luca e la sua parola contraria

di Lidia Monda

Erri De Luca e l'opera Azione-Reazione di Antonio Carotenuto ph by A. Carotenuto
Erri De Luca e l’opera Azione-Reazione di Antonio Carotenuto ph by A. Carotenuto

Pacato, diafano, riservatissimo. Erri De Luca ha la calma inarrestabile del mare e la potenza silente della montagna, sintesi perfetta di origine napoletana e passione alpinistica. I suoi occhi quiescenti, quasi incolori mentre stringe mani e firma libri, s’infiammano invece di bagliori d’azzurro mentre esprime la sua “Parola Contraria”. Siamo nel Tribunale di Torre Annunziata, nell’aula intitolata a Giancarlo Siani, dove De Luca è ospite insieme al sostituto procuratore di Napoli Henry John Woodcock, e al Procuratore Generale Alessandro Pennasilico, per l’incontro organizzato dall’associazione In-Oltre e curato delle avvocate Anna Brancaccio e Maria Stanziano, dal titolo evocativo “Azione-Reazione”.
L’occasione è la presentazione del libro, edito da Feltrinelli, “La parola contraria” appunto, che lui definisce “un opuscolo a uso esterno”, fatto per esser letto e discusso fuori dalle aule del tribunale, impedendo perciò ai suoi avvocati di farne uso nel corso del giudizio.
io sto con erriLa parola contraria, ci dice, è dunque una parola “contropelo”, metro di misura della libertà d’espressione che, seppur garantita dalla nostra Costituzione all’art. 21, viene compressa quando è controcorrente, laddove quella oleosa e compiacente non subisce mai lo stesso effetto.
Erri De Luca ama la montagna ed è egli stesso picco altissimo di spessore e dialettica.
Prima di cominciare il dibattito non resistiamo a chiedergli una parola su Napoli, se gli manca, se ci pensa. Ci risponde che Napoli non può mancargli, semplicemente perché è parte di lui, è la sua ‘Voce di dentro’. Napoli è il suo linguaggio interiore, a se stesso parla in napoletano, si arrabbia in napoletano, è la memoria arcaica del suo DNA.
Le sue parole sono cariche di significato,  e anche quando inizia a  parlare in aula ogni suo pensiero evoca immagini nitide che portano senza sforzo a riflessioni dal generale al particolare, e regalano un momento corale di grande intimità alla platea, accomunata da un idem sentire che si dilata anche fuori dall’aula.
Lo scrittore parla del processo che lo vede imputato per istigazione al sabotaggio, in favore della protesta No Tav in Val di Susa. Un primo ringraziamento al P.G. Pennasilico, la cui presenza egli interpreta come atto di dissenso rispetto alla posizione dei colleghi del nord e De Luca ci inizia a raccontare di sé, inchiodandoci letteralmente alla sedia. Da Lampedusa alla Val di Susa, c’è una rima geografica che accompagna le sue battaglie. L’incriminazione che sta subendo, spiega, non potrà mai avere un effetto repressivo. Arriverà forse a reprimere il suo spazio abitativo, ma mai potrà reprimere il suo vocabolario, che viene considerato come infetto, malato, laddove malato è invece il medico incaricato di curarlo.
Anna Brancaccio, Erri De Luca, il P.G. Pennasilico, e H.J. Woodcock ph by A. Carotenuto
Anna Brancaccio, Erri De Luca, il P.G. Pennasilico, e H.J. Woodcock ph by A. Carotenuto

“La Tav va sabotata”. Dal giorno dell’incriminazione De Luca ripete queste parole come una preghiera laica, fino a stremarlo, il verbo sabotare, con la promessa di ‘lasciarlo stare’ solo quando tutto sarà finito.  Lo scrittore chiarisce le motivazioni della sua protesta: egli è a favore dell’alta velocità, come quella adottata ad esempio in Giappone, che però nulla ha in comune con il progetto Tav. A fronte della devastazione di un intero territorio , la costruzione di questa nuova tratta Torino – Lione, non sostituirà bensì affiancherà quella già esistente, che al momento viaggia vuota per il costante calo di trasporto su ferro, e che porterà l’esiguo risparmio di una sola ora di viaggio. “Le parole sono importanti –aggiunge scherzando- più che alta velocità sarebbe meglio chiamarla modesta accelerazione !”.
Ma l’Italia è un paese derogato, o meglio ‘drogato di deroghe’, come afferma lo stesso scrittore, e in questo panorama la piccola comunità dei valsusini si è solidificata in un muro impenetrabile a difesa dei suoi diritti, così come De Luca rivendica graniticamente il diritto alla libertà di esprimere il suo dissenso. “ La libertà è una fisarmonica che si apre o restringe a seconda dei momenti storici. Ora siamo in una fase di restringimento, anche se ci sono forze dinamiche che spingono in direzione opposta. Il mio caso è un esempio tra volontà di compressione e necessità di espressione’’.
ph by Francesco Paolo Oreste
ph by Francesco Paolo Oreste

Ed è per questo che la forza delle sue parole è dirompente. De Luca rivendica la sua indipendenza culturale  fino al punto di rifiutare in sede giudiziaria le attenuanti generiche, giacché non vuole che esse vengano considerate ‘attenuate’, significherebbe sminuirne la portata, piuttosto vorrebbe fossero considerate aggravate, gravate cioè di maggior peso, per la sempre maggior convinzione con cui vengono pronunciate.
Questo partigiano fuori dal tempo vibra note profondissime, regalandoci una lezione di coerenza e fedeltà ai propri ideali, che richiama a battaglie d’altre epoche e altri valori.
Si sta scomodi, per la verità, sulla sedia, pungolati dalle parole di De Luca, si sta scomodi in un’aula di tribunale in cui giustizia e legge coincidono in astratto ma non sempre in concreto, si sta scomodi pensando a quest’aula, intitolata a Giancarlo Siani, evocato dallo stesso De Luca che da sempre lo definisce cronista scalzo, assimilandolo ai medici di campagna che nella Cina di Mao avevano il ruolo pioneristico di svolgere la loro professione, nonostante gli scarsissimi mezzi.
Le avvocate Anna Brancaccio e Maria Stanziano ph by A. Carotenuto
Le avvocate Anna Brancaccio e Maria Stanziano ph by A. Carotenuto

“Il senso di giustizia, ci spiega Erri De Luca, è un sentimento definitivo. Ha poco a che fare con la legge e molto con l’uguaglianza”. E nelle sue parole c’è sempre qualcosa che disorienta, che costringe all’attenzione, all’esame critico, all’approfondimento prima di tutto con se stessi. È uno di quelli che costringe a pensare sull’abbrivio di sentimenti così netti ma anche così inattesi e mai scontati, che il tempo che lui occupa diventa densissimo e le parole che gli si affiancano appaiano rarefatte e inconsistenti. Così, per illustrarci meglio il suo pensiero, ci racconta la storia di una poetessa africana, che invece di addentare il suo muffin, decide di dividerlo con altre tre persone che le si avvicinano. Alle loro perplessità sul fatto che non ce ne sarebbe stato abbastanza per tutti, lei risponde “è strana la vostra preoccupazione, per me abbastanza non dipende dalla quantità: è quello che c’è, diviso in parti uguali”.
Sicché facciamo nostre le belle parole di Anna Brancaccio con una serie di ‘se’.
Se nasce una frattura tra il senso di giustizia intimamente avvertito e la legge imposta dallo Stato che non sempre è specchio di quel sentire (si veda ad esempio le leggi razziali); se all’azione impositiva dello Stato corrisponde la reazione di una minoranza che teme per il bene primario della sua salute; se è vero che la ‘parola contraria’ di Erri De Luca non può essere arginata in un’aula di tribunale e dilaga nel pensiero e nella condivisione di molti, allora è necessario “credere vivamente che la pacifica manifestazione del pensiero debba essere pietra angolare della democrazia, per poter affermare a testa alta ‘io sto con la libertà del pensiero, io sto con la democrazia, io sto con la giustizia”.
In platea si alza un grido “IO STO CON ERRI !”.
E che strano, gli occhi di Erri De Luca mi sembrano tutt’a un tratto incredibilmente più lucidi.
ph by iostoconerri.net
ph by iostoconerri.net

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