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La Linea Gialla: per non dimenticare del 2 agosto 1980

di Caterina Ferruzzi
Sarà perché il 2 agosto 1980 sono venuta alla luce, sarà perché fatti terribili come la strage di Bologna mi hanno sempre colpita nel profondo, sta di fatto che non ho potuto fare a meno di vedere “La Linea Gialla”, piccolo film ma prezioso, realizzato in poco tempo, ma con uno straordinario risultato.LA-LINEA-GIALLA-VALENTINA-LODOVINI-2015
Protagonista della pellicola, nata da un’idea di Aldo Balzanelli è la brava Valentina Lodovini, la regia è affidata invece a Francesco Conversano e Nene Grignaffini, fondatori della casa di produzione Movie Movie che ha realizzato questo lavoro.
“La Linea Gialla”, non è un documentario, ma non lo definirei nemmeno del tutto con il termine fiction, perché questo film sta proprio su un’immaginaria linea di confine, proprio come quella gialla al binario del treno (da cui il titolo dell’opera) che ci viene caldeggiato di non oltrepassare in prossimità dell’arrivo del convoglio, ma che l’istinto ci provocherebbe per valicarla.
Non è dunque una ricostruzione storica quello a cui mira questa pellicola, che verrà proiettata a Bologna nel giorno dell’anniversario della strage. “La Linea gialla” mostra il volto umano e sensibile della vicenda a distanza di 35 anni, tanti ma nello stesso tempo mai trascorsi del tutto. Una parte del cuore di Bologna è rimasta infatti congelata alle 10.25 del 2 agosto 1980 e le sue schegge sono ancora lì, conficcate alla Stazione Centrale.
Io ero nata da nemmeno due ore quando 85 persone con la valigie cariche di voglia di vacanza sono morte, in modo assurdo e disumano, in un sabato d’estate. Pareva un giorno come un altro, pareva…
Come più volte si ribadisce nel film la verità non è ancora nota, neppure dopo gli arresti e le condanne. Qualcosa sfugge e probabilmente sfuggirà ancora a lungo. Nel film non c’è polemica, ma nemmeno rassegnazione. Si può invece capire come l’attenzione per questo orribile fatto non sia diminuita nel tempo e che la sete di verità e giustizia per questa strage sia entrata a far parte, con il tempo, addirittura nel DNA dei bolognesi, bisognosi di dare prima o poi delle risposte all’accaduto.
La storia di “La Linea Gialla” ha un punto di svolta che non posso raccontare per non rovinare la “scoperta” di questo film, ma che dimostra, se non lo si è capito fino a quel punto, la delicatezza con la quale è stato affrontato questo argomento.
Il film è dedicato ad Angela Fresu, la più piccola vittima della Strage di Bologna. Avrebbe compiuto tre anni il mese successivo. Simbolicamente presente nel film, la piccola Angela diventa emblema e testimone di quella violenza senza scrupoli che non guarda in faccia niente e nessuno. Una bomba esplode nell’affollata sala di aspetto di una stazione e in un momento interrompe vite straordinariamente normali. Quelli che sono morti non sono eroi di guerra o personaggi che troviamo oggi nei libri di scuola. Coloro che sono morti il 2 agosto 1980 erano uomini, donne e bambini senza meriti particolari forse, ma sicuramente senza colpe. Erano persone che “semplicemente” volevano vivere e avevano il diritto di farlo. Le loro vite si sono spezzate, ma le loro storie no. Sono ancora presenti e lo saranno per sempre, a testimonianza degli orribili anni di terrore che hanno caratterizzato il nostro Paese.
Un film per riflettere, ma soprattutto per non dimenticare quel giorno.

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