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Un flash -pappa col pomodoro- mob per Rita Pavone

di Lidia Monda

Tutti pazzi per Rita, Ed. Rizzoli
Tutti pazzi per Rita, Ed. Rizzoli

La curiosità era tanta.
Faccio parte di una generazione che non ha visto Carosello e nemmeno Gian Burrasca, sicché volevo capire la ragione per cui i sessantenni italiani si aprono in un sorriso nostalgico se pronunci il nome di Rita Pavone, e iniziano a canticchiare in automatico una delle sue innumerevoli canzoni.
La sala di Feltrinelli, a Chiaia, nel salotto buono di Napoli, è gremita. Assiepati fin sulle scale, ci sono gruppi che provengono persino da Roma, ognuno con in mano il libro “Tutti pazzi per Rita”, la biografia edita dalla Rizzoli, in cui si raccontano le tante vite di questo autentico mito italiano.
Piccola, così piccola che dimostrava ben di meno dei suoi diciassette anni, ‘piatta’ in un’epoca di supermaggiorate, e proveniente da una famiglia non agiata, Rita Pavone ruppe tutte le convenzioni imperanti a quel tempo, imponendosi con la sua vitalità e la sua voglia di cantare. E fin qui è storia. Oggi in questa sala strapiena mi accorgo che la sua energia è rimasta intatta e che Rita Pavone, tra un ricordo e l’altro, appena può canta, intonando una melodia, un motivetto, un attacco delle sue canzoni.
Rita Pavone ed Emilio Targia
Rita Pavone ed Emilio Targia

Emilio Targia, che ce la presenta e che ha collaborato alla stesura del libro, ci conduce per mano nell’atmosfera d’una Italia ruggente e struggente, raccolta intorno al televisore come in una “messa laica”, dove una giovanissima Rita Pavone inizia la sua carriera con i soldi messi da parte per l’acquisto del frigorifero, e che prosegue collezionando viaggi e incontri con i grandi del passato. Lunga la lista. Totò, che snocciolava una battuta dopo l’altra, Ed Sullivan, celebre conduttore americano che la volle in ben cinque puntate, Nino Rota,  compositore di colonne sonore indimenticabili, dal Padrino al Gattopardo, che compose per Gian Burrasca ben trentacinque canzoni destinate a restare nella storia: La partita di pallone, Come te non c’è nessuno e Viva la pappa col pomodoro. Rita ci racconta della semplicità che sempre accompagna i grandi, laddove, come diceva la mamma “sono le mezze calzette quelle che puzzano”. Il maestro Rota, ad esempio, nonostante la sua indiscussa fama, era sempre pronto ad accettare suggerimenti, e fu così che Viva la pappa col pomodoro, partita per essere semplicemente un minuetto, venne adattata alle esigenze di una Rita poco più che ventenne, scoppiettante e ritmata.
Il Cor A Cor durante l'esibizione a sorpresa
Il Cor A Cor durante l’esibizione a sorpresa

Ma proprio mentre noi tutti siamo immersi nell’atmosfera del 1965, entrano a sorpresa nove ragazzi con un cuore di paillette appuntato sulla camicia bianca. Il pianoforte a coda messo al lato della sala acquista improvvisamente senso, così come si materializzano dal nulla una violinista e altri due musicisti. Si intona proprio Viva la pappa col pomodoro e la platea risponde al volo, per quell’istinto musicale e quella presenza di spirito che ai napoletani non si nega mai (guarda il video https://www.youtube.com/watch?v=B-Umz5CPndQ).
Un flash mob di tutto rispetto. Anzi di più, un flash-pappa-col-pomodoro-mob. Siamo tutti emozionati, il Cor A Cor è un rainbow choir, un ‘coro gay’ dirà poi uno di loro, presentandosi alla Pavone. “Siete innanzitutto persone, belle persone” risponde Rita, dimostrando ancora una volta che la musica resta indifferente e insofferente innanzi a qualsiasi classificazione, e che ogni etichetta è una gabbia troppo piccola per la semplice definizione di un individuo. Lo sa bene lei, che si è imposta facendo una gavetta durissima tra scarafaggi nei locali umidi e difficoltà economiche, rompendo gli schemi del conformismo imperante negli anni ’60.
Alla Feltrinelli di Napoli la presentazione del libro Tutti pazzi per Rita
Alla Feltrinelli di Napoli la presentazione del libro Tutti pazzi per Rita

Ma aveva una tale forza di carattere da portare gli altri a guardarla come lei stessa si vedeva, ed è quello che accade anche oggi, con questa cantante ragazzina, della quale l’età è davvero l’ultima cosa di cui ci si accorge, e che ancora ti avvolge con una voce calda che non vorresti finisse mai.
E non è il ricordo del tempo che fu. Noi quarantenni quel tempo non l’abbiamo vissuto, nemmeno eravamo nati, le nostre rievocazioni sono altrove.
È invece l’energia di oggi che ci pervade, e la modernità che, incredibilmente, viene dal passato.  C’è da chiedersi infatti chissà cosa avrebbero detto i detrattori del gender, innanzi a una giovane donna vestita da ragazzino. Tranquilli. Trascorsi cinquant’anni possiamo affermare con assoluta certezza che Gian Burrasca non ha indotto alcuna confusione, né nel pubblico né nella stessa Rita Pavone, poi felicemente sposa e madre di due figli.
Abbiamo allora ancora molto da imparare da una donna che mai si è fatta incastrare dall’anagrafica, e che resta comunque fuori schema per ciò che è e per ciò che pensa.
Alla nostra domanda su come giudichi la nuova ondata di conformismo che solleva polemiche sul gender e sui matrimoni gay, Rita Pavone ci risponde con disarmante semplicità che se Papa Francesco ha detto “ chi sono io per giudicare?” , a maggior ragione lei non potrebbe mai, perché, sostiene, “ognuno deve avere il diritto di essere felice”.
Lezione di modernità da un’icona senza tempo.
 

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