Segnala un evento
HomeCultura&SpettacoloIntrappolati nella rete. Quando i genitori ci mettono la faccia (del figlio)

Intrappolati nella rete. Quando i genitori ci mettono la faccia (del figlio)

di Antonietta Molvetti
La polizia di Hagen, cittadina tedesca nei pressi di Düsseldorf, qualche giorno fa, dalla propria pagina Facebook rivolge un appello ai genitori del seguente tenore: – “Ascoltateci, prima di pubblicare le foto dei vostri bambini. Spesso vengono pubblicate senza alcuna attenzione alle Impostazione per la privacy. Queste immagini a lungo andare potrebbero diventare imbarazzanti per i vostri bambini. Potrebbero essere soggetti a bullismo. O peggio: i pedofili sono inclini a fare uso di tali foto. Anche i bambini hanno una vita privata. Perché Internet non ‘dimentica’ nulla”.
Il problema della sovraesposizione dei figli minori sui social esiste. Scagli la prima pietra chi non è caduto in tentazione almeno una volta. Chi non ha immortalato i “momenti migliori” del proprio bimbo condividendoli, poi, sul social. Il fenomeno, riconducibile ad un innocente orgoglio genitoriale, quando non ha tristi epiloghi, si può classificare tra i peccati veniali. Se proprio non si può dominare la propria pulsione alla “condivisione”, si può almeno selezionare un pubblico ristretto di persone fidate -come suggerisce la polizia tedesca- con una semplice spunta alla privacy.

ph by Storyofthislife.com

Che pensare, invece, di quei genitori che, puntando su “una carriera da blogger”, coinvolgono i figli nel proprio progetto ?
Chiaro che in questo caso il discorso cambia, si sposta da un semplice gesto impulsivo a una azione dalle sfumature decisamente più scure. Sono già molte, in America, le famiglie– ma i numeri sono in costante crescita anche nel nostro paese- che si propongono nelle vetrina del web, “postando” la propria vita in una timeline costantemente aggiornata. Spesso cambia lo strumento utilizzato per la narrazione, ma non la sostanza e il fine. Che sia un video-blog o photo-blog, la posta in gioco rimane sempre la conquista della popolarità, con i conseguenti rientri economici delle pubblicità.
Ellie è una delle tante bambine che, naturalmente a propria insaputa, spopolano in rete grazie alla intraprendenza di mamma e papà. Nella pagina “Story of this Life.com”, da cui è stata generata anche quella altrettanto popolare su FB, Thad Anderson e sua moglie Esther, vera ideatrice del blog, collezionano filmati e foto della “piccola peste”, che sembra siano molto graditi al pubblico. Un progetto cominciato, per la verità, in gravidanza, quando i due “non ancora” genitori scelsero di condividere la loro esperienza in rete. Prevedibile che l’attenzione, poi, sarebbe stata catalizzata dalla neonata, oggi vera e propria star del blog.
Nonostante Ellie sia deliziosa e i filmati delle sue avventure godibilissimi, sempre ironici e leggeri, i dubbi sull’opportunità di un’operazione del genere restano.
Il monito della polizia tedesca si ripropone, soprattutto riguardo alla tutela della riservatezza. La celebrità della piccola probabilmente tiene a bada i pedofili. Restano invece tutte le perplessità sulla privacy violata di Ellie.
E’ giusto utilizzare la propria prole per inseguire il successo mediatico? Si può spettacolarizzare la crescita di un figlio, sia pure nel proposito di farne un’opera d’arte? Ogni vita è già di per sé un’opera d’arte, che la luce dei riflettori può talvolta irreparabilmente danneggiare.
Cosa accadrà il giorno in cui Ellie, come Truman, comprenderà la propria condizione?12179201_10206753176420950_588639170_n
E io chi sono?
– Tu sei la star.
– Non c’era niente di vero?
– Tu eri vera: per questo era così bello guardarti.
Ci consolerebbe a quel punto solo una sua ribelle uscita di scena, ancora una volta, alla maniera di Truman:” Buongiorno! E casomai non vi rivedessi… buon pomeriggio, buonasera e buonanotte”.
 

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari