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'In Colour': un tuffo nell’arte di Erik Jones

di Martina Peloso

La Dorothy Circus Gallery di Roma (Via dei Pettinari, 76) torna a nutrire la nostra fantasia e il desiderio di evasione con la personale di Erik Jones: la mostra è stata inaugurata sabato 25 ottobre e resterà visibile al pubblico fino al primo dicembre 2015.
Erik Jones è un artista statunitense originario di San Petersburg, città della Florida lambita dal mare, dove è nato nel 1982. Considerando l’assolata località dalla quale Jones proviene, non è difficile spiegare la spiccata predilezione dell’artista per i colori vivaci e intensi, che investono i sensi come un’onda d’urto al primo scorgere le sue opere.hdr
Il linguaggio di Jones è al contempo incantevole (cioè in grado di stregarci in un mondo altro) e violento. Queste caratteristiche hanno determinato la fortuna di Jones fin dal suo primo esprimersi come illustratore, al termine degli studi al Ringling College of Art and Design, e lo hanno reso celebre soprattutto a Brooklyn e a New York. Erik Jones ha partecipato a numerose convention di arte e pop-culture e attualmente dipinge soprattutto per le gallerie.
Osservando la rosa di opere che l’artista ha selezionato per la mostra alla Dorothy Circus Gallery, di primo acchito il colore s’esclama con tale intensità da provocare un momentaneo shock. Ritagli geometrici di rosso intenso, blu e tinte fluo compongono un astratto tessuto di colori, una sorta di coperta che fodera porzioni consistenti dei quadri. Questo pesante tessuto in alcuni punti ha però ampi “strappi” strategici, oppure appare “slabbrato” in velature dalle quali si mostrano diafane e misteriose fanciulle, che sono il vero fulcro di ogni opera. Dunque Erik Jones utilizza una sorta di bilinguismo: l’astrattismo parlato con la geometria dei colori vivaci si giustappone alla poetica del pastello propria del ritratto iper-realistico delle eroine mute dei suoi quadri.
Attraverso la cortina di colori, spessa pelle delle opere, si affacciano donne eteree, che sembrano intente a spiarci, dandoci a loro modo la possibilità di origliare nell’intimo della loro svagata sensualità. Le protagoniste delle opere di Erik Jones, adolescenti sacerdotesse della voluttà, tramite uno sguardo intenso e quasi sempre diretto su chi le osserva, allacciano con il pubblico un rapporto di attrazione e voyeurismo reciproci che dice molto più di quel che tace. Quando cominciamo a subire la seduzione di questi ritratti di donna, e quindi ci fissiamo sul loro volto non più respinti dallo schiaffo violento della cornice di colore, avviene la seconda e più profonda lettura del quadro, quella che ci permette di cadervi dentro. Allora accade che, concependo la pallida fanciulla come centro indiscusso, come segreto da cogliere nello scrigno di colori, anche le geometrie disordinate dalle tinte accecanti non sembrano affatto casuali: infatti, a ben guardare, i colori e le forme astratte di ogni quadro possono attribuirsi nella gamma e nella taglia solo alla fanciulla che ne è protagonista. Ciascuna attrice delle opere di Erik Jones possiede quindi un suo esclusivo casco di colori.
hdrLa complessità di queste opere risponde ad una estrema varietà di materiali. Jones stesso ha avuto modo di spiegare il processo di realizzazione dei suoi quadri, proprio in occasione della mostra alla Dorothy Circus Gallery:
Per creare queste opere sono stati utilizzati molti materiali, dagli acquerelli aerografati e gli adesivi in vinile ai ritagli di compensato. Il processo creativo ha solitamente inizio con gli acquerelli, che vengono aerografati sula carta, che a sua volta è montata su un pannello di legno. Gli acquerelli fungono da colori primari di base per la figura, che viene poi resa (solitamente nella sua interezza) utilizzando colori a matita e pastelli a cera idrosolubili. Questi materiali, una volta asciutti, vengono sigillati e poi rilavorati con materiali umidi come gli acrilici e gli olii idrosolubili. Con l’aiuto dello scotch carta, le forme grafiche prendono vita, principalmente tramite l’utilizzo di acrilici e pastelli a cera. […] Le figure sono utilizzate come un punto di riferimento grafico che, durante l’esplorazione delle colorate astrazioni, mantiene l’attenzione dello spettatore su forme riconoscibili.
Le donne delle opere di Jones quindi sono vere e proprie guide nel loro mondo; invitandoci languide, paiono pienamente coscienti di ciò che a suo tempo seppe osservare anche Wassily Kandinsky, cioè che “il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima”.
 

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