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…Italia risponde

di Roberta Leomporra
…..con una partecipazione intensissima, proporzionale alle numerose attestazioni di sostegno pervenute agli organizzatori nei giorni precedenti il 20 Novembre.
Nonostante l’inizio dell’evento fosse fissato alle ore 14.00, il flebile sole del Mezzogiorno saluta l’arrivo di pullmann ed autovetture provenienti dalle più diverse città, entro i confini nazionali…e non.
In moltissimi hanno colto questa occasione per confermare solidarietà ad una città che, a 19 mesi dal sisma, si trova nuovamente costretta ad ospitare tra le proprie strade una comunità delusa, la cui rappresentanza è variegata, sfilano e sfidano una pioggia inclemente giovani e bambini, anziani che a quei percorsi legano amari flash-back.
Ensemble delle disparate iniziative concepite dai cittadini in seguito al 6 aprile: carriole di rose…bianche e rosse, musicisti che danno vita a melodie improvvisate e subito raccolte da studenti che vi formulano versi.
Anche in questa circostanza, l’onorevole Antonio Di Pietro è presente, così come Marco Pannella che non disdegna ironici sketch con giovani che lo riconoscono.
Un approssimativo resoconto finale, discordante con stime iniziali che prevedevano una partecipazione piuttosto contenuta, parla di 13.000 persone, la volontà delle quali sembra però comunque passibile di indifferenza ad alcuni quotidiani (ad eccezione de “Il Manifesto” e “Liberazione“) che non titolano con riferimenti di alcuna sorta all’evento.
Con lo slogan “Italia s’è desta con L’Aquila in testa” e, volendo citarne uno  in vernacolo locale “Le case so vote, non so come na ote” ( Le case sono vuote, non sono come una volta) i presenti affollano gli stand allestiti da volontari per la raccolta di firme a sostegno di una legge ad iniziativa popolare che disciplini adeguatamente la ricostruzione.
Viene infranto il roboante silenzio che da oltre un anno sembra incombere su di una città che, però, i suoi abitanti non consegnano a questa vuota eco.
Il cuore pulsante della città è rappresentato da persone comuni, non imprenditori immorali dei quali sarebbe interessante incontrare gli sguardi mentre, ammesso ne abbiano la decenza, guarderanno avvicendarsi immagini che riportano volti attoniti e muti davanti la casa dello studente, ad esempio, sulla tragica sorte delle cui vittime non hanno avuto alcuna remore a speculare.
Se è certo che L’Aquila sia stata il punto di arrivo di una ingente mole di risorse elargite dall’intero Stato, verrebbe da chiedersi come queste siano state gestite.
E’ questo il lecito interrogativo che rimbalza tra tutti coloro che comprendono quanto L’Aquila sia, inserita in un più ampio spettro, un esempio di gestione post-emergenziale, e quanto la sua vicenda possa essere collegata a quella di Terzigno, i cui abitanti non hanno esitato a raggiungere il capoluogo abruzzese per ribadire una comune prerogativa.
Mi sovviene d’un tratto la didascalia di un film muto “Il giovane Korner assiste alla sfilata di questi individui sfortunati…
Ed energico è l’augurio che ciò non debba più ripetersi, che nonostante l’ingente disagio che sono costretti ad affrontare quotidianamente, i cittadini aquilani non debbano rivendicare un diritto che, dunque, in quanto tale, dovrebbe esser loro non concesso ma riconosciuto.

foto: Francesco Di Bucchianico

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