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Il realismo americano di Edward Hopper in mostra al Palazzo Fava di Bologna

Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere. Edward Hopper

Musei nella Città, il museo diffuso creato a Bologna per raccontare la propria storia, attraverso i palazzi, le chiese, i portici, apre le porte all’America. Palazzo Fava ospita, dal 25 marzo fino al 24 luglio, la mostra: Edward Hopper. Si potranno ammirare oltre 60 opere che rappresentano l’intero arco temporale della produzione di Hopper: dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci dell’America degli anni ’50 e ’60 tra cui i celebri capolavori: New York Interior (1921), South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960).
La mostra è organizzata da Fondazione Carisbo, Genus Bononiae. Musei della Città e Arthemisia Group in collaborazione con il Comunedi Bologna ed il Whitney Museum of American Art di New York. L’esposizione è curata da Barbara Haskell, curatrice del Withney Museum, in collaborazione con Luca Beatrice.
Edward Hopper, 1882-1967, è noto come il più importante pittore realista americano del ventesimo secolo. Nato e cresciuto negli Stati Uniti, dopo la Scuola d’Arte frequentata  New York, trascorse lunghi periodi nella Parigi dei primi anni del ‘900, centro artistico dell’arte moderna che influenzò, in modo importante, il suo stile. L’artista americano, rientrato in America, sembra guardare con nuova attenzione l’architettura del suo Paese. Lo stile coloniale, l’edilizia industriale e urbana. Sarà forse il confronto stridulo tra lo stile europeo e quello americano che lo porterà a scegliere l’architettura come tema privilegiato in cui inserisce, talvolta, la figura umana. Dipinge silenti scene quotidiane, spaccati urbani e paesaggi naturali, descrive atmosfere psicologiche.
Le sue opere, oltre ad esprimere la sua meticolosa attenzione per i dettagli, non vogliono ritrarre l’oggettività, bensì sembrano indagare un livello più profondo, quasi metafisico, della realtà. Hopper inserisce spesso riferimenti al teatro o al cinema, maestro nella rappresentazione della solitudine metropolitana che trasforma, anche luoghi della collettività, in ambienti alienanti in cui si celebra l’estraneità e lo smarrimento. La produzione dell’artista ritrae e documenta la scena ed i riti della società americana  anche quando le correnti artistiche puntano verso l’astrattismo. Il suo realismo ritorna al successo negli ’60 con l’affermazione dell’Iperrealismo e della Pop Art. Hopper, descritto come un uomo silenzioso e schivo, ha saputo raccontare, in un’immagine senza tempo, ciò che lo circondava, egli stesso ebbe a dire: “La grande Arte è l’espressione esteriore di una vita interiore dell’artista e questa vita interna apparirà nella sua personale visione del mondo”.
 
di Marzia Santella
 

Genus Bononiae ospita la mostra di Edward Hopper

Da venerdì 25 marzo 2016 a Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni di Bologna

Via Manzoni, 2

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica: 10.00 – 20.00

La mostra propone anche interessanti laboratori per le scuole, le famiglie e gli adulti. Appuntamenti fissi di visite guidate alla mostra tutti i fine settimana: tutti i sabato e domenica alle ore 16 con possibilità di prenotazione allo 051/19936329.

Biglietti: Intero 13,00

Ridotto 11,00
Per informazioni:
www.genusbononiae.it
www.mostrahopper.it

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