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Dietro 'La Maschera' un successo napoletano. Al Lanificio il nuovo singolo Te vengo a cercà

Sabato scorso, 30 Aprile, il Lanificio 25, in zona Porta Capuana a Napoli, ha ospitato il concerto de “La Maschera”, gruppo tra i più accreditati della musica indie partenopea.   Grazie a una rara congiuntura favorevole, fuori ai cancelli, mentre ne aspettavo l’apertura, ho incrociato Roberto Colella, cantante e portavoce della band. Non mi sono lasciata sfuggire l’opportunità di strappargli una seppur breve intervista.
Del quintetto, composto da  Vincenzo Capasso (trombettista)  Eliano Del Peschio (bassista) Marco Salvatore (Batteria)  Alessandro Morlando (Chitarra Elettrica),   Roberto Colella è,  oltre che cantante, chitarrista e tastierista, anche  autore dei testi e –come detto- portavoce. Venticinque anni, maturità scientifica, ex studente universitario, con il fare schietto e simpatico di chi ha avuto da madre natura il dono della comunicazione,  racconta  dell’incontro del tutto  fortuito con  gli altri componenti della band che ha portato, nel giugno del 2013,  a  “Pullecenella” il primo singolo de “La Maschera”. A proposito del progetto musicale, racchiuso nei nove brani dell’album di esordio “‘O vicolo ‘e l’allerìa”( etichetta Full Heads) Colella sottolinea l’intento di tenere l’obiettivo puntato su Napoli, sull’insieme di anime che la città contiene, sulle sue radici culturali e sulle contaminazioni a cui costantemente si apre. Pensa in particolare al recente viaggio in Senegal e alla collaborazione con l’arista africano Laye Ba, con il cui video-messaggio più tardi si aprirà il concerto, ospitato nel nuovo brano “te vengo a cercà”.
Quando gli chiedo cosa vorranno fare da grandi, perché pare che  stiano crescendo a colpo d’occhio  anche  in termini di popolarità,  si limita a sorridere e a dire che vogliono solo continuare a suonare.
La conversazione si sposta allora su  musica e testi. In quanto alla prima, nessun dubbio: siamo difronte a world music, che punta sulla contaminazione etnica. Per i testi concordiamo sul fatto che storytelling sia la parola chiave. Narrare il reale in tutte le sfumature, sociali o intimiste che siano, questa l’aspirazione de “La Maschera”. Il Lanificio all’ora prevista per l’inizio del concerto è pieno. Sul palco, accanto ai cinque componenti della formazione, ospite d’eccezione il percussionista Michele Maione.  Quando la band attacca con il primo pezzo, il pubblico risponde alla chiamata, accompagnando a gran voce il leader. Di fronte a tanta partecipazione e a un tale genuino entusiasmo, in un clima di festa tra amici, si fa palese che i ragazzi siano qui per la musica, sicuramente travolgente, ma soprattutto per godersi le parole dei testi.
Tirata via “La Maschera” Pirandelliana o meglio ancora Eduardiana dietro la quale si nascondono da sempre vecchi vizi e difetti costituzionali dei partenopei, Roberto Colella e i suoi sodali si fanno interpreti della voglia di rinascita dei giovani napoletani, che passa anche attraverso il recupero del dialetto-lingua in cui sono scritte la gran parte delle canzoni.
Dopo un’ora e mezza piena , in cui  la band non ha mancato di  omaggiare la canzone classica  proponendo “ Voce ‘e notte” e “Serenata ‘e mezzanotte”, nonché  James Senese di Napoli Centrale con  “Campagna”,   arriva il congedo sulle note della bissata “ Pullecenella”.  Un arrivederci che teniamo come promessa che sapranno portarci ancora  con il loro entusiasmo e il talento dentro “O’ Vicolo ‘e l’Alleria”.
di Antonietta Molvetti

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