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Il Bambino di Vetro, luci e ombre della Sicilia con gli occhi di un bambino

Un film delicato e intimista. Una storia di famiglia del sud, tra famiglia naturale e mafia, non sempre così ben delineate tra loro nei confini. Talvolta una sola difficile realtà con cui confrontarsi e in cui crescere. Liberamente tratto da “Figlio di Vetro” di Giacomo Cacciatore, è un film tutto siciliano, recitato in dialetto. Una famiglia palermitana, in un ambiente palermitano, letti con gli occhi di un piccolo protagonista: un bambino  di dieci anni che presto dovrà diventare consapevole che i criminali non albergano fuori casa. Si innesca così la sua crisi, tra verità e legami. Si tratta dei legami più profondi cioè quelli dell’asse padre figlio. Legami d’acciaio, di onore e di identità. Opera prima del regista Federico Cruciani, che descrive così la sua scelta sul film:
“Ho scelto di mettere al centro del film lo sguardo di un bambino di dieci anni conosciuto casualmente qualche anno fa in un vicolo palermitano. Uno di quei bambini che trattengono ancora l’innocenza della loro età ma che rendono già visibile la precoce maturazione. Per me, una folgorazione. Lo spettatore vedrà con i suoi occhi, e si farà un’idea della realtà che viene rappresentata attraverso i suoi comportamenti e le sue reazioni. Quella che sembra infatti una storia di “famiglie criminali” si scoprirà essere alla fine, con un totale ribaltamento di prospettiva, per il bambino e per chi guarda insieme a lui, una storia di “famiglie naturali”
Gli attori, tutti siciliani, sono capitanati da Paolo Briguglia, già volto noto in Baaria e  I Cento Passi, che qui affianca un esordiente Vincenzo Ragusa (il bambino), insieme a Chiara Muscato, Fabrizio Romano e Claudio Collovà. Un film regionale solo in apparenza, perché la riflessione sconfina oltre il territorio dell’isola e riguarda la famiglia. Ma soprattutto, anche una famiglia criminale è pur sempre, per i suoi componenti, una famiglia naturale. In genere la sola.
La sensazione che Il Bambino di Vetro trasmette è un pirandelliano ribaltamento di prospettive, vissuto dall’interno del piccolo protagonista, anche grazie ai primi piani che il regista sceglie di utilizzare. Quasi a voler stare addosso al bambino per seguirne l’evoluzione dello stato d’animo – e sorprendersi con lui – in una visione da dentro a fuori, che oscura il resto, lasciando i contorni di una Palermo molto buia. Persino la criminalità, ad occhio attento, sfuma e resta di sfondo rispetto alla riflessione “dosata” a grandezza di bambino.
Un film poetico, non solo di mafia, con cui  Federico Cruciani mostra sensibilità, ed offre così a Paolo Briguglia un ruolo nuovo, che lo riporta fuori dai soliti clichè già recitati del bravo ragazzo. Un personaggio apprezzato, infatti, da Briguglia, perché sentito più viscerale e popolare. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2015 nella sezione Young/Adult di Alice nella Città quale unico film italiano in concorso, ed è candidato come Miglior Opera Prima ai Ciak D’Oro 2016.
La realizzazione del film vede il sostegno della Regione Sicilia e la collaborazione di Simonetta Amenta, di Eurofilm, come produttrice esecutiva.
Produzione Revolver Film. Distribuzione Lab 80.
di Daniela Rossi
Il trailer:

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