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15°Biennale di Architettura. Una grande mostra in pillole

La 15° Biennale di Architettura ha aperto le porte al pubblico e nei giorni scorsi ha dato la possibilità alla stampa e agli addetti ai lavori di poter vedere in anteprima tutto ciò che è esposto nelle due prestigiose sedi di Arsenale e Giardini, a Venezia. Italia Magazine era presente alla vernice.
Reporting from the Front” è il titolo di questa edizione che vuole presentare in modo differente e inusuale l’architettura contemporanea, offrendone una visione da un punto di vista inedito. Dunque niente progetti faraonici, ma idee e spunti per soluzioni del quotidiano che mirano al bene pubblico e a diventare strumento della vita sociale e politica.
Raccontare tutto ciò che è presente nell’enorme esposizione è impossibile. Ecco allora in pillole quello che maggiormente rimane nella memoria dopo una giornata di full immersion nel mondo dell’architettura.
In una visione d’assieme ci si accorge che la maggior parte dei progetti sono, anche per i meno esperti, di semplice lettura. Esistono però alcune eccezioni e tra queste il Padiglione Italia che con “Taking Care” ha deciso di rivolgersi ad un pubblico selezionato, quindi di esperti del settore. L’obiettivo è però comprensibile a tutti e, seppur non presentato in modo troppo accattivante, propone una visione dell’architettura a servizio della collettività che dimostra con prove tangibili di potersi prendere cura degli individui e dei luoghi, dei principi e delle risorse. Un baluardo quindi contro la marginalità e l’esclusione perché le periferie dell’abitare possano rivendicare diritti, progresso e opportunità.
Gli effetti speciali però non mancano di certo in questa edizione. Il primo che colpisce anche il visitatore più sprovveduto, quanto a competenze nel settore, non può che essere l’ingresso alle Corderie dell’Arsenale dove dal soffitto scendono un numero incalcolabile, e dire il vero anche inquietante, di montanti d’acciaio. Le pareti invece sono di cartongesso. Alejandro Aravena, curatore di questa Biennale di Architettura, riprende in questo ambiente materiali di riciclo che altro non sono che quelli di scarto della precedente Biennale d’arte. Un making of del processo creativo mette poi in luce cosa c’è dietro alla progettazione di un grande evento come questo.
“La sostenibilità altro non è che l’uso del buonsenso” questo il motto ispiratore dell’opera più coinvolgente. Proseguendo infatti lungo le bellissime Corderie, si viene inevitabilmente catturati dai raggi di luce dello studio Transsolar di Stoccarda con l’opera di Matthias Schüler con Anya Thierfelder. Il progetto, studiato per l’Atelier Jean Nouvel come test per il Louvre Abu Dhabi, è un’opera in cui si persegue l’obiettivo dell’efficienza, incanalando le forze della natura anziché contrastarle. Il progetto, al di là del fine, è sicuramente quello che ha maggiore impatto emotivo sul visitatore. Qui, dove arte e architettura si contaminano, il massimo effetto è ottenuto utilizzando in realtà i mezzi dati dalla natura, in questo caso luce e polvere, creando un’atmosfera davvero suggestiva.
Spostandosi ai Giardini è possibile vedere nel Padiglione Centrale il proseguimento della mostra centrale “Reporting from the Front”, ma è impossibile a questo punto non sentire il richiamo della curiosità e il desiderio di girovagare per i diversi padiglioni nazionali. L’ambiente infatti è già bello di per sé con il succedersi di edifici, uno diverso dall’altro, immersi nel verde. Anche qui, data la vastità dell’esposizione, è inevitabile una selezione dei padiglioni. Tra le cose più interessanti che abbiamo visto c’è quindi il padiglione della Serbia che per il progetto “Heroic: Free Shipping” ha trasformato la stanza in un’enorme pista blu per skater.
Come si posiziona l’architettura nella società contemporanea? Quali possibilità di azione ha? Questo il motore di partenza di questo progetto che presenta una rotta di “navigazione” congiunta quale possibile via d’uscita dall’onnipresente sensazione di costrizione e ansia. Ecco allora la rappresentazione in chiave metaforica della scia di una nave che rappresenta la condizione stessa dell’architetto, sospeso in un istante.Qui il visitatore ha la possibilità di rilassarsi e ricaricare smartphone o altro dispositivo grazie alle numerose prese di corrente pensate appositamente a questo scopo. Peccato che il caldo dei giorni di apertura della biennale non abbiano favorito il relax in un ambiente stimolante quanto però soffocante…
Nell’imponente padiglione della Gran Bretagna il progetto “Home economics”, un titolo scelto per evocare immediatamente il contenuto. Come la scienza della gestione domestica interviene sull’architettura residenziale interpretando i cambiamenti avvenuti nella vita e nelle norme sociali? Ecco allora cinque proposte architettoniche per altrettante unità di tempo: ore, giorni, mesi, anni e decadi. Le abitazioni sono ancora spazi privati? Ci si interroga quindi sul ruolo della casa nella realtà materiale della vita domestica, basandosi sulla quantità di tempo trascorso nell’ambiente abitativo. La vita cambia, così come il design. Divertente l’idea degli enormi palloni trasparenti in cui è possibile infilarsi dentro, anche se in realtà non è molto comprensibile che essi rappresentino il comfort di uno spazio tutto personale e unico per il relax dove connettersi, virtualmente, con gli amici in un’idea più alta di precarietà della mobilità globale.
Questa è solo una parte dei tantissimi progetti presenti nelle due sedi espositive della Biennale di Venezia. In città è inoltre possibile visitare gratuitamente, per tutta la durata della mostra principale, gli altri padiglioni partecipanti oltre ai numerosi eventi collaterali ricchi di interessanti progetti come “Time Space Existence”, esposizione divisa in tre prestigiosi palazzi dove è possibile conoscere il lavoro di architetti di sei continenti con carriere e background culturali differenti, ma tutti con l’obiettivo comune di documentare gli sviluppi dell’architettura, sottolineando i concetti fondamentali di tempo, spazio ed esistenza.
Tanti luoghi e tanti progetti tutti da scoprire, da qui a novembre.
di Caterina Ferruzzi

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