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L'ultimo rigore di Faruk. Una storia di calcio e di guerra raccontata da Gigi Riva

La Jugoslavia di Tito è morta in un monumento a Mussolini. Accadde a Firenze, molti anni dopo la fine della guerra mondiale che aveva generato lo Stato balcanico, nello stadio di Campo di Marte costruito a forma di D, D come Duce. Era il 30 giugno 1990: mentre sulla riva orientale dell’Adriatico da Lubiana a Zagabria, da Sarajevo a Belgrado si coglievano i primi scricchiolii secessionisti, nella città dei Medici e di Machiavelli la squadra di Ivica “Orso” Osim, forse la più forte formazione jugoslava di sempre, affrontava nei quarti di finale del Mondiale di calcio l’Argentina campione in carica.
Menomati dall’espulsione affrettata di Sabanadzovic, il mediano incaricato di marcare Maradona, i “Plavi” resistettero sul pari fino allo scadere delle due ore di gioco: ai rigori, decisivo fu l’errore del capitano, il bosniaco di Sarajevo Faruk Hadzibegic. Leggenda vuole che un successo in Italia, il primo e l’ultimo della squadra svanita due anni dopo con lo Stato che rappresentava, avrebbe impresso uno slancio nazionalistico tale da impedire la secessione delle repubbliche. Vujadin Boskov, tecnico della Sampdoria dello scudetto 1991, amava dire: «La guerra è la prosecuzione del calcio con altri mezzi». Di certo accadde nei Balcani, dove la scintilla del conflitto interetnico fu una partita fra Dinamo Zagabria e Stella Rossa Belgrado, con quest’ultima squadra che aveva il suo capo ultrà nella “Tigre” Arkan, poi distintosi per le lugubri imprese paramilitari.
E’ una storia che Gigi Riva, omonimo del fuoriclasse del Cagliari e caporedattore dell’“Espresso”, racconta ne L’ultimo rigore di Faruk, un suggestivo e ammaliante reportage romanzato che vede lo Stato leader della comunità non allineata andare in pezzi insieme con il sogno mondiale della sua Nazionale di calcio, attraverso la vicenda del giocatore chiamato dal destino a replicare in modo involontario il ruolo di Gavrilo Princip agli albori del secolo. Nel libro c’è molto calcio ma non si parla di calcio, perché – come dice Mourinho – chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio. E nemmeno del resto. Un libro che avvince ed emoziona, come quel film di Kusturica che così comincia: “C’era una volta la Jugoslavia”.
di Elena Orsini
Gigi Riva, L’ultimo rigore di Faruk, Sellerio, p. 192, euro 15

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