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Cancun: raggiunto accordo globale sul clima

Di Marco Milano

Alle prime luci dell’alba di oggi, sì è conclusa la sedicesima Conferenza Mondiale sul clima a Cancun, in Messico. L’evento si chiude con l’adozione di decisioni che tengono conto dei precedenti progressi realizzati finora dai negoziati e pongono le basi per il futuro regime internazionale sul clima. La prospettiva più vicina riguarda la Conferenza delle Parti di Durban, in Sudafrica, prevista per il prossimo anno. Dopo i primi giorni, in cui si è misurato un certo pessimismo  – ne è esempio la decisione del Presidente del Brasile, Lula, di non partecipare al meeting – i 194 rappresentati dei paesi partecipanti lanciano segnali per obiettivi concreti.
E’ stata innanzitutto ribadita l’urgenza di dar vita ad un proseguo del protocollo di Kyoto, anche dopo la sua scadenza naturale fissata per il 2012. Riconosciuta e confermata, inoltre, la necessità di ridurre le emissioni in una forbice compresa tra il 25 e il 40%, entro il 2020, con l’ammissione che si tratta di una procedura iniziale, da accompagnare alla limitazione dell’aumento di temperatura a 2°C. La strategia proposta risulterà concretizzabile grazie ad un sistema di norme utile a monitorare il processo di riduzione delle emissione e i finanziamenti relativi necessari. Questo sarà possibile grazie ad una istituita commissione, sebbene rimangono irrisolti gli eventuali problemi legati e perdite e vulnerabilità finanziaria di carattere internazionale. E’ anche vero, tuttavia, che i governi hanno istituito un fondo verde globale, lasciando spazi aperti per la creazione di fonti di finanziamento innovative.
Nella Cancun Act, così come ribattezzato l’accordo da media,  è previsto anche il finanziamento di 30 miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo nel periodo 2010-2013. L’Italia contribuisce con 410 milioni. Non mancano insoddisfazioni, per provvedimenti specifici come quelli inerenti la deforestazione. Secondo MariaGrazia Midulla, responsabile clima del WWF Italia “La decisione riguardante le emissioni derivanti dalla deforestazione (REDD+) non ha incluso tutto ciò che avremmo desiderato, ma garantisce una solida base per far avanzare un processo REDD credibile e per creare un’agenda per il lavoro futuro.” Rimangono, inoltre, sospese delle questioni di natura prettamente politica. “Permangono difficoltà gravi con i paesi contrari e cioè Giappone e Russia, che ora saranno esposti a pressioni crescenti perché si uniscano alla comunità globale nel rinnovo del Protocollo di Kyoto” – come sottolinea la stessa Midulla nella dichiarazione rilasciata oggi.
Nel bilancio complessivo, i progressi sono innegabili. In qualche modo, è stata fatta ripartire la macchina dei negoziati che si era inceppata a Copenaghen. L’impresa non era certo facile, considerando che lo scenario di Cancun prevedeva la presenza di paesi riluttanti a rispettare la scadenza del protocollo di Kyoto del 2010 –  Cina e Stati Uniti e, contemporaneamente, di Stati direttamente minacciati dal cambiamento climatico, come le piccole isole o l’Africa a rischio desertificazione. Un risultato, questo, garantito anche da iniziative di apertura, come ad esempio nei confronti degli obblighi emissivi volontari per i paesi del BASIC (Brasile, Sudafrica, India, Cina). Secondo il capo negoziatore cinese Xie Zhenhua, si è disponibili ad un taglio volontario delle emissioni, se fatto in ambito della Convenzione sul clima e sotto la forma di uno strumento giuridicamente vincolante.
L’abile regia messicana è riuscita, insomma, a garantire il vero successo del meeting: recuperare un impegno condiviso per la salvaguardia degli ecosistemi. Importante, a tal proposito, l’accettazione da parte della Cina dei criteri di trasparenza nei controlli sulle emissioni serra, o la posizione di paesi solitamente più radicali, ammorbiditi sulla disponibilità a favorire tecnologie pulite. E, per quanto riguarda gli Stati Uniti, a Cancun è stata conquistata la fiducia, dopo aver concodato un sistema di rendiconto delle loro iniziative. Si attende la prova decisiva del meeting di Durban. Manca appena un anno.

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