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Gus Van Sant/Icons, la mostra dell'eclettico regista in arrivo a Torino

L’immaginario cinematografico anticonformista, postmoderno ed eclettico di Gus Van Sant viene passato al setaccio con una mostra organizzata dalla Cinémathèque Française a Parigi fino al 31 luglio. All’esposizione, dal titolo Gus Van Sant/Icons, collabora il Museo Nazionale del Cinema di Torino, il Musèe de l’Elysèe parigino e la Cinémathèque Suisse di Losanna. Proprio dal 6 ottobre al 9 gennaio l’esposizione sarà anche a Torino, al Museo Nazionale del Cinema presso la Mole Antonelliana, dove in concomitanza sarà proiettata una rassegna personale dedicata. La mostra raccoglie foto, dipinti, sculture, contributi musicali, opere d’arte con cui lo stesso Van Sant ha impreziosito i suoi film. Senza dimenticare le collaborazioni con personalità come David Bowie, William Burroughs, William Eggleston, Bruce Weber. Per esplorare il mondo interiore del cineasta e osservare in maniera inedita e da più angolazioni la sua produzione cinematografica, confezionata con cura maniacale per i dettagli.
Van Sant oltre che regista è infatti scrittore, fotografo e musicista, un mostro sacro del cinema di avanguardia, che ha contribuito a traghettare, senza snaturarla, una produzione indipendente verso il pubblico di massa. La sua filmografia alterna sguardi lucidi sull’America più torbida o inedita (come Cowgirl – Il nuovo sesso, Da morire, Drugstore Cowboy, Elephant, Gerry, Last Days, Paranoid Park) a pellicole più hollywodiane ma sempre con taglio radicale (come Milk, Promised Land, il remake di Pyscho del suo ispiratore Alfred Hitchcock, Will Hunting – Genio ribelle).
Non manca nel suo cinema un colto legame con la sensibilità europea, che non a caso lo premierà con la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 2003 per Elephant, straniante e (dis)umana storia ispirata al massacro della scuola Columbine in Colorado, e con il Premio del sessantesimo anniversario dello stesso festival nel 2007 con Paranoid Park, toccante addio alla giovinezza perduta consacrato dai critici della prestigiosa rivista Cahiers du Cinéma come film dell’anno. Van Sant ottiene anche riconoscimenti agli Oscar: non si concretizzeranno le nomination come miglior regista, ma due film saranno premiati. Prima, nel 1998, Will Hunting – Genio ribelle che lancerà Matt Damon regala l’Oscar come attore non protagonista a Robin Williams e la statuetta per la migliore sceneggiatura allo stesso Damon e a Ben Affleck. Poi, nel 2009, l’impegnato Milk – sentito omaggio da un regista omosessuale ad Harvey Milk, uno dei primi politici dichiaratamente gay, ucciso nel 1978 – regala l’Oscar per l’attore protagonista a Sean Penn e per la sceneggiatura a Dustin Lance Black.
La mostra a Parigi, che sbarcherà anche a Torino, diventa una imperdibile occasione per scoprire questo regista che ha tracciato un solco nel linguaggio cinematografico contemporaneo, avvicinando Usa ed Europa, oltre che l’indie a Hollywood.
di Valentino Salvatore

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